Il 20 gennaio del 1920 vedeva la luce uno dei più immaginifici e poetici artisti del cinema mondiale, Federico Fellini, ed è davvero un peccato che il centenario della sua nascita abbia coinciso con l’annus horribilis del Coronavirus e che molte delle celebrazioni previste durante i 12 mesi siano state annullate, mutilate o, nel migliore dei casi, siano passate abbastanza sottotono. Con un anno di ritardo – fortunatamente, ci sentiamo di dire – nonostante l’inserimento nel cartellone della Festa del Cinema di Roma 2020 arriva però nelle sale italiane Fellinopolis, straordinario documentario che ci offre una nuova opportunità per riflettere sulla grandezza del cineasta riminese ed esplora il tessuto onirico della sua arte.
FELLINOPOLIS: OFFICINE UBU PORTA IN SALA IL MERAVIGLIOSO DOCUMENTARIO DI SILVIA GIULIETTI
Con Fellinopolis, distribuito da Officine Ubu a partire dal 10 giugno, la regista e sceneggiatrice Silvia Giulietti riesce in un mirabolante esercizio di ribaltamento dello spazio e del tempo, portando lo spettatore direttamente nel cuore della macchina felliniana e mostrando frammenti di vita e di creatività nel più potente dei modi: trascinandoci con immersiva naturalezza sui set di alcuni importanti film del Maestro. E questo viaggio sui set di Fellini, tra quei volti eccentrici e quello splendido caos, è anche un’inestimabile testimonianza di un momento preciso nell’industria dei sogni italiana, con un valore storico che trascende la figura stessa di Fellini.
IN FELLINOPOLIS UN PUNTO D’OSSERVAZIONE PRIVILEGIATO SU FEDERICO FELLINI
Cuore pulsante del brillante lavoro di ricerca e compilazione della Giulietti sono i nastri di Ferruccio Castronuovo, autorizzato eccezionalmente a riprendere quel che accadeva nel dietro le quinte di opere come La Città delle Donne (1980), E La Nave Va (1983) e Ginger e Fred (1986). Non le più universalmente conosciute del regista di La Strada (1954), La Dolce Vita (1960), 8½ (1963), Giulietta degli Spiriti (1965) e Amarcord (1973), ma sicuramente uno spaccato estremamente significativo per il momento che testimonia. Il Fellini che troviamo è infatti ormai un cineasta celebrato in tutto il mondo, eppure è anche un fanciullo decisamente cresciuto che attinge con maggiore consapevolezza (ma con qualche geniale azzardo in meno) alla sua tavolozza; un Fellini che ormai somiglia definitivamente a se stesso e si addentra nel suo ultimo decennio di attività.
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WERTMÜLLER, FERRETTI E PIOVANI RICORDANO FEDERICO FELLINI
Per ritmare e integrare questi gioielli assoluti di ordinaria straordinarietà testimoniati da Castronuovo, Silvia Giulietti interpunge Fellinopolis delle testimonianze di chi Fellini l’ha conosciuto bene, ma anche di chi all’arte del Maestro ha contribuito in modo decisivo. A rendere ancor più vibrante la pellicola troviamo così le considerazioni e i ricordi portati in vita dalle parole dei Premi Oscar Lina Wertmüller, Nicola Piovani e Dante Ferretti. I volti di giganti della Settima Arte confluiscono quindi insieme a quelli di collaboratori, tecnici, manovalanze e di tanti indispensabili ‘signor nessuno’ in un flusso mesmerico; in una sarabanda circense.
FELLINOPOLIS CI DÀ LA CITTADINANZA NELLA MENTE DI UN MAESTRO DEL CINEMA MONDIALE
Pur arrivando a stretto giro da numerosi altri bei documentari su Fellini – negli ultimi anni, tra gli altri, ricordiamo La Verità su La Dolce Vita e Federico Fellini (Fine Mai) – Fellinopolis gode di una freschezza adamantina, e con la sua confezione appassionante e ben congegnata rappresenta tanto un pozzo dei ricordi per gli amanti del visionario cinema di Federico Fellini quanto una meravigliosa opportunità per le nuove generazioni di capire nel giusto contesto uno dei nomi più importanti della cultura italiana del ‘900 – e non solo.
immagine di copertina @ iframe – Fellinopolis