I Nostri Fantasmi, presentato al Festival di Venezia 2021 nella rassegna Notti Veneziane della sezione parallela e competitiva delle Giornate degli Autori, segna il ritorno alla direzione di lungometraggio per Alessandro Capitani, a tre anni dal precedente In Viaggio Con Adele, che fu presentato alla Festa del Cinema di Roma e a sei anni da quel Bellissima che gli era valso il David per il miglior corto.
I NOSTRI FANTASMI, ALESSANDRO CAPITANI E UNA STORIA CHE PARLA DEGLI INVISIBILI
Ne I Nostri Fantasmi Capitani – come suggerisce il titolo – gioca a carte scoperte con venature paranormali; esercizio raro per il cinema nostrano, ma depotenziato da un trailer che già rivela ogni minimo sviluppo di trama. Si sa, le ghost story rappresentano un filone incredibilmente fruttuoso della settima arte, prevalentemente legato ai codici dell’horror e più raramente a quello della commedia. Capitani invece sceglie una strada diversa e, sfruttando una lettura allegorica, fa delle presenze oltremondane un mero pretesto di partenza, restando con i piedi ben piantati a terra e confezionando un melodramma non sui morti ma sugli ultimi, gli invisibili.
LA TRAMA DE I NOSTRI FANTASMI
Il giovane vedovo disoccupato Valerio (Michele Riondino) ha scelto un espediente decisamente inusuale per affrontare l’estrema indigenza e il rischio che, con essa, i servizi sociali gli portino vita l’amato figlio Carlo (Orlando Forte). Occupato abusivamente il sottotetto di un’abitazione, trucca se stesso e il figlio da spettri e, approfittando della superstizione, terrorizza gli inquilini che vi si succedono, tenendoli lontani.
Quando le sue vittime designate diventano Myriam (la brava Hadas Yaron) e la piccola Emma, però, il trucco fortunatamente non funziona. Ipoudente e con la preoccupazione ben più concreta di un ex compagno violento (il sempre ottimo Paolo Pierobon), la donna finisce per avere una reazione inattesa quando smaschera Valerio. Mentre le loro rispettive fragilità li avvicineranno, i fantasmi del passato torneranno a proiettare le proprie ombre lunghe.
UN’ALLEGORIA POTENTE PER UN MELÒ TROPPO CARICO
Se è vero che I Nostri Fantasmi utilizza il pretesto del fantasma – qui in chiave meccanicista – per parlare di tutt’altro, non aspettatevi nulla di minimamente paragonabile alla grazia con cui David Lowery parlava del tempo in A Ghost Story o con cui Olivier Assayas parlava della tecnologia in Personal Shopper. Qui siamo più vicini a una sensibilità televisiva nazionalpopolare e lo script firmato da Capitani insieme alle autrici esordienti Francescoa Scialanca e Giuditta Avossa, pur partendo da un soggetto con delle potenzialità, è costantemente frenato da dialoghi tagliati con l’accetta e dalla ricerca del facile effetto emotivo.
Sorvolando su alcune performance non sempre brillanti, il primo problema de I Nostri Fantasmi è che, nel suo meritevole tentativo di evolversi da horror a commedia a dramma a romance, fallisce nel trovare una coesione d’insieme e non riesce mai a stabilire un tono. I jumpscare sono tempo perso perché già da prima della visione sappiamo chi sono in realtà quei fantasmi, i timidi accenni di commedia sono spenti sul nascere dall’aria severa del protagonista, la componente drammatica non può essere presa sul serio per il goffo tentativo di intenerire costantemente con mezzucci da spot di bassa lega, e l’elemento sentimentale – pur narrato per sottrazione – riesce a risultare tanto forzato quanto melenso.
I NOSTRI FANTASMI E L’IMPORTANZA (IGNORATA) DI DIALOGHI BEN SCRITTI
E poi ci sono i dialoghi, vero tallone d’Achille del copione. Non solo ogni concetto è ripetuto e sottolineato ben oltre il necessario con spiegoni che scaturiscono da scambi totalmente innaturali tra padre e figlio, ma il suddetto dozzinale tentativo di ficcare un imbuto a forza nella bocca dello spettatore e spingervi chili di zucchero amaro finisce, senza sorpresa, per risultare stucchevole. Esemplare è la scelta di ritrarre un bambino in età scolare che non solo non capisce che la madre sia morta, ma che credendola una viaggiatrice dello spazio ogni sera la cerca al telescopio mentre le parla a un microfono (ennesimo trucchetto di serie Z per rintuzzare sul dramma, esplicitare la storia a spettatori non proprio sveglissimi e intenerire qualche casalinga di Voghera). A peggiorare il tutto un piccolo interprete che probabilmente non verrà ricordato come uno dei più talentuosi della sua generazione – passateci l’eufemismo.
In conclusione I Nostri Fantasmi parte da spunti interessanti, sicuramente riuscirà a instaurare un legame emotivo con un certo pubblico e in generale, con la sua chiave di lettura vagamente surreale, ha il merito di cercare una via originale nella narrazione dell’indigenza e della violenza domestica. Ciononostate pare un lavoro poco elegante e addirittura frutto di una certa sciatteria, quasi che fosse Capitani stesso il primo a non crederci davvero. Anche prescindendo dalla pagina scritta, l’inquadratura che chiude il film (esemplare dell’insieme) è, per composizione, scelta delle lenti, scenografia, costumi e illuminazione, un piccolo concentrato di un pressappochismo sinceramente inaccettabile; addirittura offensivo per gli spettatori di uno dei festival più prestigiosi al mondo.