Beast, film d’esordio di Michael Pearce, esce nelle sale italiane il 9 settembre 2021, più o meno in contemporanea con il debutto nei festival di Telluride, Toronto e Londra del suo secondo lungometraggio Encounter (da noi su Prime Video dal 10 dicembre).
JESSIE BUCKLEY STRAORDINARIA PROTAGONISTA DI BEAST
Presentato al Sundance nel 2018, Beast è portato nei cinema nostrani solamente ora da PFA Films ed Emme Cinematografica probabilmente per via del fatto che, superato il primo drammatico impatto con la pandemia, adesso può godere di una rinnovata attenzione del pubblico, che nel frattempo ha imparato ad amare la sua protagonista Jessie Buckley grazie al capolavoro Sto Pensando di Finirla Qui di Charlie Kaufman.
La Buckley, che è nota anche per le serie TV Taboo, Chernobyl e Fargo e nel 2017 ebbe il suo debutto al lungometraggio proprio con Beast, è presente anche al 78. Festival di Venezia col film di Maggie Gyllenhaal The Lost Daughter, ispirato al libro La Figlia Oscura di Elena Ferrante, proprio mentre il film di Pearce esce da noi.
LA TRAMA DI BEAST, STORIA DI DUE ANIMI TORMENTATI E DI UN SERIAL KILLER
Beast è un thriller di grande eleganza che esplora l’incontro tra due personalità a dir poco complicate mentre, sullo sfondo, la loro comunità inizia a temere per l’operato di un serial killer.
Moll (Jessie Buckley) è la pecora nera di una ricca famiglia borghese nell’isola di Jersey, nel canale della Manica. Combatte con un sotterraneo disagio psichico da quando era adolescente, ma nonostante faccia da sempre di tutto per compiacere inutilmente i parenti, dietro quella recita si nasconde un’anima tormentata che si punisce con l’autolesionismo.
Pascal (Johnny Flynn, David Bowie in Stardust), dal canto suo, non fa nulla per nascondere la propria indole ribelle: caccia di frodo e non ha paura di essere impopolare né di manifestare qualche scatto d’ira. Come Moll, deve fare i conti con un passato difficile: nel suo caso una presunta violenza sessuale commessa da teenager.
Quando i due si incontreranno, scatterà un’attrazione magnetica e la ragazza, sentendosi per la prima volta apprezzata per quel che è, lascerà sempre più andare i freni inibitori. Agli occhi di chi indaga per gli omicidi che turbano l’isola, però, i due sono dei soggetti da tenere sotto stretto controllo.
TRA DRAMMA SUL DISAGIO MENTALE, THRILLER E STORIA VERA, JESSIE BUCKLEY È SEMPLICEMENTE SUPERBA
Ben lontano da un crime o da una detective story, e disinteressato a esplorare morbosamente i crimini cui si accenna solo marginalmente, Beast è un ibrido perfetto tra dramma e thriller psicologico. L’occhio di Michael Pearce – che firma anche la sceneggiatura – è infatti interessato a sondare i pericolosi meccanismi emotivi e psicologici che emergono quando due individui affetti da particolari disturbi mentali finiscono per sentirsi irrimediabilmente legati.
Una storia quindi dal passo piuttosto quieto – seppur appassionante – e che si nutre degli spazi meditativi offerti dal meraviglioso contesto naturale di Jersey. Ma, soprattutto, un film che probabilmente sarebbe impossibile senza un’interprete straordinaria come la Buckley, capace di una gamma emotiva da interprete consumata e che si mangia la scena ogni volta che è sullo schermo. Probabilmente una delle ‘giovani’ attrici più intense ora su piazza, e finalmente in rapida ascesa.
BEAST, MICHAEL PEARCE E LA SPIEGAZIONE DI UNA STORIA FUORI DAL TEMPO
A rendere inoltre estremamente interessante e stilizzato il racconto, ci pensa la consapevole ricerca di Pearce di un contesto fuori dal tempo. La storia si ispira alla reale figura dello Stupratore di Jersey, che terrorizzò la Manica tra il 1960 e il 1971, ma in realtà è collocata in un contesto impossibile da inquadrare. La scelta di una location isolata e di un ambito sociale che consente ai costumi di risultare non immediatamente ascrivibili a un preciso momento temporale contribuiscono infatti ad astrarre la vicenda ai limiti della fiaba nera – in cui tutto è però estremamente concreto e non c’è spazio per suggestioni magiche.
A definire ulteriormente il tono del tutto peculiare di Beast ci pensano poi una fotografia estremamente evocativa, fatta di ariose establishing shot naturali che aprono il ritmo della narrazione (scelta inusuale per un thriller), e un elegante coloring che ricorrendo allo split toning (basse luci virate al blu e alte luci al giallo) dà una patina vintage à la Paul Thomas Anderson de Il Filo Nascosto,
BEAST È UN’OPERA PRIMA DI RARA ELEGANZA
In conclusione Beast non è un’opera perfetta, perché probabilmente altre due mani in fase di scrittura avrebbero sensibilmente contribuito ad aggiungere un po’ di dinamica emotiva e ad alzare la posta delle scelte dei coprotagonisti, eppure è di gran lunga una delle più promettenti opere prime viste negli ultimi anni. Se saprà far leva sul proprio sguardo riconoscibile e sulla sua chiara ambizione, Pearce potrà diventare uno dei più interessanti autori britannici della sua generazione.