Mama, I’m Home (titolo originale Mama, Ya Doma), film russo di Vladimir Bitokov, è una storia fra oscurantismo politico e sofferenza materna presentata nella sezione Orizzonti Extra di Venezia 78. Il regista è qui al suo secondo lungometraggio, dopo Glubokie reki (2018), che ha ottenuto vari riconoscimenti in Russia.
DI COSA PARLA MAMA, I’M HOME? LA TRAMA DEL FILM
Tonya (Kseniya Rappoport) è una madre disperata, venuta a conoscenza della morte del proprio figlio: un soldato in servizio in Siria. Quando la storia inizia ad apparirle sospetta, rendendola incredula, la volontà di conoscere gli eventi reali la spingerà verso una sfrenata ricerca. Questo, fino a quando un giovane si presenterà alla sua porta dicendo di essere il figlio.
MAMA, I’M HOME PARTE COME UN PROCESSO KAFKIANO
In Mama, I’m Home l’imbriglio burocratico in cui si trova la protagonista è subito reso evidente. Il senso kafkiano di dispersione in un processo senza fine apre la narrazione. Lo script, di fatto, vede una scissione tra la fase di disperazione e ricerca di Tonya e l’arrivo del sedicente figlio. Se, infatti, c’è un elemento di rilievo nel film di Bitokov è proprio l’intreccio (la sceneggiatura è di Maria Izyumova). La ricerca della verità diventa un espediente narrativo che regge tutta la prima parte, esplodendo nel mistero perturbante provocato dall’arrivo del figlio (seconda parte).
BITOKOV E LA CRITICA SOCIALE AI RESIDUI DEL TOTALITARISMO
Mama, I’m Home riesce a portarsi oltre l’intrattenimento, sfruttando la carica narrativa dell’intreccio. La telecamera che segue ossessivamente la protagonista, il contorno sociale di una ricerca di compromesso fra verità e silenzio si trascinano dietro una critica storico-sociale. La paura in un sistema oscuro che non cede alla chiarezza è lo sfondo reale della storia. Questo regime di terrore – residuo del totalitarismo – è una messa in scena evidente. Di fatto, ad avviare la narrazione è proprio la casuale riscoperta di un dipinto staliniano in un palazzo diroccato. Un palazzo in via di abbattimento che, ironia della sorte, non lo sarà più.
MAMA, I’M HOME: UN FILM TRA INQUIETUDINE E INGIUSTIZIA
Bitokov prende la disperazione della madre e la catapulta in questo universo socio-politico oscuro. L’assennata ricerca senza senso soffoca, rendendo l’oggetto (il figlio) inarrivabile. L’inquietudine e l’ingiustizia diventano così due temi portanti in Mama, I’m Home. E mentre il senso dell’ingiustizia scema lentamente nella seconda parte, esso è ancora sbilanciato dall’incremento dell’inquietudine.
PARANOIA E PAURA DI UNA MADRE CONTRO UN SISTEMA OSCURO
Credere e non credere. Questa è la sorte della protagonista di Mama, I’m Home, anche quando il figlio si presenta alla porta di casa. La sfiducia nel sistema, resa così bene dalla lotta di Tonya, arriva a un livello tale da condizionare fortemente la percezione della protagonista. Questa spirale paranoica, irrealistica è il movimento in cui è precipitato lo spettatore. Bitokov non lo fa con inquadrature particolari o con scelte registiche diverse dall’ordinario. È il sistema che – emergendo tramite la sceneggiatura – racconta da sé la propria assurdità. Per farlo, però, serve una figura che palesi questa dissonanza, da cui la funzione di Tonya.
MAMA, I’M HOME: NEL FILM DI BITOKOV IL BISOGNO DI INFANTILE SICUREZZA
Mama, I’m Home è un’opera che racconta una verità difficile. I due temi della lotta contro il sistema e della perdita del figlio si trovano qui bilanciati, perché entrambi hanno lo steso peso emotivo. Bitokov sceglie un flusso narrativo che attrae, basandosi su un elemento mistery ma scegliendo un tema che spiazza e disorienta. Un tema che porta lo spettatore ad anelare sicurezza, chiarezza, tranquillità – quelle che Tonya non riesce a trovare. Lo stesso titolo, Mama, I’m Home, è un’affermazione che vuole recuperare questo senso di sicurezza infantile. Parole che ogni madre vorrebbe sentirsi dire, di fronte alla paura delle perdita e al bisogno di ricongiungimento. Di questo desiderio, Bitokov riesce a renderne una percezione universale, senza rinunciare e criticare le regressioni storiche della Russia contemporanea.