È un vero dramma familiare quello che la scrittrice Donatella Di Pietrantonio racconta nel suo libro L’Arminuta, che le è valso il Premio Campiello 2017. In veste di sceneggiatrice, insieme a Monica Zapelli e con la regia di Giuseppe Bonito, l’autrice adatta il romanzo al grande schermo e riesce a trasportare lo spettatore in un piccolo mondo provinciale, fatto di divisioni e parallelismi, in un’Italia che sembra appartenere ad un passato lontanissimo, ma che in realtà è radicata nei racconti di molte famiglie. L’Arminuta è stato presentato in concorso alla 16 Festa del Cinema di Roma ed è uscito in sala il 21 ottobre 2021 distribuito da Lucky Red.
L’Arminuta: dal regista di Figli l’adattamento del romanzo bestseller di Donatella Di Pietrantonio
L’Arminuta ha i tratti di una fiaba in cui la protagonista è una principessa dai capelli rossi cui è riservato un amaro destino: perdere la sua vita per ritrovarne un’altra. La storia si snoda intorno alla figura dell’arminuta, che in dialetto abruzzese significa la ritornata: una ragazza di 13 anni data in affido da neonata ad una coppia di parenti alla lontana e all’improvviso riportata alla sua famiglia d’origine, senza alcuna spiegazione. Colta, elegante e dall’aspetto sofisticato l’Arminuta si ritrova catapultata in una realtà del tutto estranea al suo habitat, lontana dalle abitudini borghesi, dalle amicizie e da tutti i suoi affetti materiali e immateriali.
Ambientata nel 1975, la narrazione mostra una netta contrapposizione tra la città e il paese. Mentre nella prima si vive una moderna quotidianità, nel paesino immerso nelle montagne abruzzesi, da dove proviene e vive la famiglia della protagonista, sembra ancora di vivere nel passato. La protagonista si troverà di fronte un mondo dove a farla da padrona è la povertà, data dalla mancanza di un lavoro sicuro e dai troppi figli da mantenere. Un mondo che sembrava essere vivo soltanto nei ricordi, ma che si presenta con tutta la sua durezza, imponendosi sulla vita della ragazza.
L’Arminuta è una protagonista coraggiosa, un’eroina positiva che lotta per la sua indipendenza
Dal carattere forte e di acuta intelligenza, la protagonista preadolescente di questa storia è un’aliena, una diversa, che non solo deve fare i conti con un ambiente familiare nuovo e ostile, lontanissimo persino dal concetto di “normalità” che ci si aspetta da una famiglia italiana, ma anche con i pregiudizi della piccola realtà rurale in cui i suoi veri genitori vivono. Figlia di un operaio e di una casalinga l’Arminuta, cresciuta da sola e con tutti i privilegi del caso, scopre in realtà di appartenere ad una famiglia numerosa, dove deve sgomitare persino per avere un letto in cui dormire.
Tra pregiudizi e magare di paese, la protagonista dovrà fare i conti con il dolore di avere due famiglie, ma in realtà di essere terribilmente sola. Gli unici raggi di luce nella sua nuova vita saranno la scuola e sua sorella Adriana, una ragazzina ingenua ma dall’animo puro, l’unica in grado di amarla per quello che è, sin dal primo incontro.
L’Arminuta affronta con lucidità una drammatica storia di abbandono e di riscoperta di sé
Giuseppe Bonito riesce a portare sul grande schermo una storia amatissima dalla platea di lettori, senza sconvolgerne il senso, ma cogliendone l’essenza. L’Arminuta è così un film asciutto, ma allo stesso tempo appassionante, che rivela la drammatica storia di un duplice abbandono, un fatto che non era poi così insolito fino a qualche decennio fa.
La forza della narrazione risiede nei tanti silenzi che Bonito privilegia rispetto ai dialoghi, lasciando parlare paesaggi, costumi, ambienti. L’impatto visivo è notevole e indica, in maniera del tutto coerente quella divisione tra mondo borghese e mondo rurale, che fa da base alla narrazione della storia principale. La scelta di un cast di provenienza teatrale è coerente con lo stile scenico, in cui la protagonista è la giovane attrice Sofia Fiore. La madre e il padre della ragazza sono interpretati dagli ottimi Vanessa Scalera e Fabrizio Ferracane.
L’Arminuta, unico italiano nella selezione ufficiale della 16 Festa del Cinema di Roma, ha il pregio di portare sullo schermo un romanzo che è entrato nei cuori di tanti lettori e che ha anche un suo seguito, Borgo Sud, finalista al Premio Strega 2021. Nonostante qualche imperfezione nella narrazione, Bonito centra il tema principale e porta sul grande schermo un adattamento emotivamente coinvolgente, delineando con coerenza le personalità dei protagonisti, sullo sfondo di un mondo che a volte può essere crudele persino con i suoi figli.