La miniserie Netflix Midnight Mass segna il ritorno dietro la macchina da presa di Mike Flanagan, che per la piattaforma streaming di Reed Hastings aveva già diretto e scritto The Haunting: Hill House e Bly Manor e che è sempre più una firma autoriale dell’horror contemporaneo. Anche qui, seppur con minore evidenza, il regista e sceneggiatore originario di Salem attinge avidamente dalla letteratura gotica e ne mescola le influenze con un’idea di soprannaturale debitrice dell’immaginario classico e al contempo confinante con una profonda riflessione spirituale.
Nel cast di Midnight Mass molti degli attori feticcio del regista: tra questi la moglie Kate Siegel (Il Gioco di Gerald, Ouija: Le Origini del Male), Henry Thomas (l’ormai irriconoscibile piccolo Elliott di E.T. – l’Extra-terrestre, alla sesta collaborazione con Flanagan), Samantha Sloyan (Hush – Il Terrore del Silenzio), Annabeth Gish (Somnia), Alex Essoe (Doctor Sleep), Rahul Kohli (The Haunting of Bly Manor) e Michael Trucco (Hush – Il Terrore del Silenzio). Da segnalare in ruoli di primo piano le eccellenti ‘new entry’ Hamish Linklater (The Newsroom, Fargo, Legion) e Zach Gilford (Anarchia – La Notte del Giudizio).
DI COSA PARLA MIDNIGHT MASS? LA TRAMA DELLA SERIE
Nella quieta cittadina di Crockett Island, su un minuscolo isolotto popolato da pescatori e impregnato di un forte sentimento di fede popolare, arriva un nuovo parroco: padre Paul (Hamish Linklater). Insieme a lui, ritorna anche Riley (Zach Gilford) dopo quattro anni trascorsi in prigione a causa di un omicidio stradale commesso in stato di ebbrezza. L’arrivo del nuovo sacerdote innescherà una serie di eventi miracolosi ma, mentre la comunità locale sembrerà rifiorire, inizierà a diffondersi un’oscurità latente.
MIRACOLO E TERRORE NELLA NUOVA SERIE NETFLIX DI FLANAGAN
Il rapporto fra il miracolo e la paura è subito evidente nello script di Midnight Mass. Il numinoso, affascinante e tremendo, apre uno spazio di incertezza e terrore. Questo confine delicato, incerto, eppure reale su cui si muove Flanagan rivela l’ambiguità del sacro. Lo fa con le giuste inquadrature, con la scelta di una narrazione che ricama bene il confine inaffidabile fra il bene e il male.
In Midnight Mass il stile neo-gotico lascia il posto a una riflessione sul divino e sulla profonda ambivalenza cui da sempre è associato: lo stesso termine latino sacer, di fatto, in origine significa tanto sacro quanto esecrabile e rievoca una scissione, una divisione quasi impercettibile fra mondano e spirituale, santo ed empio. La stessa che ritroviamo nelle sfumature di Flanagan.
MIDNIGHT MASS: TRA SENSO DI COLPA E REDENZIONE
Quest’idea cangiante e pericolosa del sacro si riverbera direttamente sui personaggi che popolano il racconto corale che è Midnight Mass: involontariamente carnefici o vittime, separati da percorsi diversissimi ma accomunati dalla culla di quella piccola realtà isolana, sono tutti comunque perdenti che messi a confronto con il portentoso si ritrovano come gruppo nella religione (anche qui è utile l’etimo latino re-ligare, unire insieme).
Ma il confronto con qualcosa di più grande li espone al contempo nella loro vulnerabilità, rendendoli privi di punti di riferimento. Le uniche coordinate, quanto mai inaffidabili, sono quelle indicate dai testi sacri: dettami divini indiscutibili che vengono però asserviti al loro stesso pervertimento e alle strumentalizzazioni mortali. In tal senso è indimenticabile il personaggio della zelante e invasata perpetua portata magnificamente in scena dalla Sloyan (che ricordiamo anche in Grey’s Anatomy).
MIKE FLANAGAN E I PERSONAGGI “SMARRITI”
Dunque, in Midnight Mass sono i personaggi (e le relative interpretazioni) che restituiscono il valore della sceneggiatura e dei dialoghi. A volte, questi ultimi, sono gonfiati al limite del didascalico; tuttavia, l’intreccio si regge su un flusso di coscienza esplicitato e per cui la relazione inter-soggettiva diventa fondamentale al superamento del trauma o del senso di colpa. Sia chiaro, un po’ di squilibrio tra le linee narrative esiste. Nonostante tutto, però, Flanagan riesce a concedere lo stesso spazio all’evoluzione (o involuzione) di tutti i suoi personaggi. Soggettività che in Midnight Mass sono perse, smarrite – da qui l’utilizzo di inquadrature che decentrano il soggetto (come nei dialoghi di riabilitazione tra padre Paul e Riley).
SPAZI CHE SI CHIUDONO: IL RUOLO DELL’ISOLA IN MIDNIGHT MASS
Il topos narrativo dell’isola come microcosmo di terrore e meraviglia non è certo nuovo e, senza scomodare il Wells de L’Isola del Dottor Moreau, in tempi molto più recenti hanno fatto scuola il Lost di Damon Lindelof e Carlton Cuse, che tra il 2004 e il 2010 ha riscritto i codici della serialità televisiva, e il The Lighthouse di Robert Eggers, che tra le tradizioni marinaresche di un’isola ha messo in scena una follia soprannaturale fuori dal tempo.
Anche nella nuova serie di Flanagan l’isola, uno spazio geografico circoscritto che obbliga all’isolamento, rappresenta un nucleo solipsistico che racchiude tutto in una dimensione oscura, misteriosa, malinconica. Per queste spazialità circoscritte, la temporalità collassa e le linee si sovrappongono non permettendo di comprendere l’esatta collocazione storica.
Ma questo gioco sul tempo e sulle sue intersezioni, seppure qui ridotto, è un leit motiv del regista che, nonostante privilegi i manieri in stile gotico, adesso amplia il suo immaginario spaziale riproponendovi le stesse relazioni fra i personaggi. In Midnight Mass, l’isola diventa così un’esasperazione spaziale del claustrofobico in cui paura e soprannaturale si mescolano a paranoie e nevrosi.
SU NETFLIX UNA ‘MESSA DI MEZZANOTTE’ TRA ANGELI E DEMONI
Il lavoro del regista segue una traccia in cui l’ambientazione, l’intreccio e i personaggi collassano nel tragico, ma senza rinunciare all’elemento soprannaturale. Questa tendenza di Flanagan arriva ancora di più a raffinarsi in Midnight Mass. Con The Haunting of Hill House abbiamo fatto parecchi salti in aria, un po’ di meno con The Haunting of Bly Manor. Ora, nel suo nuovo lavoro, il jump scare è ridotto all’essenziale. A Flanagan non serve più. La sacralità delle prediche dal pulpito, la religiosità deviata, il dogmatismo cieco sono i dati reali su cui quella ambiguità, quel sottile confine fra sacro e profano, tra angeli e demoni si articola. Questo profondo realismo del religioso è ben più inquietante di qualche fantasma che spunta da dietro la porta.
Non meno importanti, tuttavia, risultano gli interessanti plot twist nel corso della narrazione. Non sono sempre indispensabili agli archi narrativi, ma contribuiscono significativamente a costruire un tessuto che, pur basandosi sul soprannaturale, con la sua ricchezza di storie ‘comuni’ ne relativizza la portata stupefacente, asservendo il metafisico alle sfumature più umane della vicenda.
MIDNIGHT MASS: COME LA SERIE NETFLIX METTE IN SCENA IL MALE PER CELEBRARE LA REDENZIONE
In Midnight Mass, da ultimo, il tema è quello del sacro nella sua declinazione mistica. Lo scopo del regista è quello di spingersi oltre, nella ricerca di una bellezza che supera il dolore e il terrore del demoniaco. Questa visione, che è anche una concezione spirituale di ampio respiro, è il modo in cui Flanagan esorcizza la paura, decostruendo il senso di colpa. Per questo, i personaggi così ben dipinti in Midnight Mass rinfrancano e allietano il dolore: perché raccontano un piccolo mondo in cui, nonostante la deviazione e l’imposizione, si può ancora essere giusti, sovente a costo di sacrifici estremi.