Pierfrancesco Favino, Kelly Reilly e Jean Reno sono i protagonisti di Promises, film di Amanda Sthers presentato in anteprima mondiale alla 16. Festa del Cinema di Roma e distribuito dal 18 novembre 2021 da Vision Distribution. Tratto dal romanzo della stessa regista, qui in veste anche di sceneggiatrice e produttrice, il lungometraggio ha la pretesa di raccontare il viaggio emozionale del protagonista Sandro lungo una linea spazio-temporale indefinita, che segna il percorso della sua vita.
Il film di Amanda Sthers porta lo spettatore in un confuso vortice temporale, con salti improvvisi, storie d’amore a metà, citazioni letterarie e un continuo parallelismo tra Italia e Inghilterra. Favino conferma il suo grande talento, così come la brava Kelly Reilly, ma questo non basta per promuovere Promises, che risulta totalmente sbilanciato e poco convincente.
PROMISES: AMORE, PASSIONE E FAMIGLIA IN UN TURBINIO DI EMOZIONI TRA ITALIA E INGHILTERRA
Protagonista di Promises è Sandro (Favino), un commerciante di libri d’epoca con la passione per la musica, il calcio e la letteratura. Di famiglia altolocata, è figlio di padre italiano e madre inglese; doppia appartenenza e identità culturale di cui è orgoglioso, ma che allo stesso tempo soffre.
Sandro non sembra vivere una vita sola, ma cento. Perde il padre giovanissimo, viene cresciuto in Italia con i dettami del ricchissimo nonno (Jean Reno) e in Inghilterra con quelli della madre; si sposa con una donna che ama, ma la passione per i romanzi lo porta ben presto ad innamorarsi di Laura (Reilly). Impegnata con un altro uomo, Laura, benché ricambi l’attrazione per Sandro non gli concede nessuna chance, dunque il tormento dell’uomo, che intanto ha anche piantato la moglie e la figlioletta, sembra non dargli occasioni di rivincita.
Nel contempo, un nonno che rimane identico dagli anni ’60 ai ’90, spinge affinché il nipote lasci il lavoro precario da venditore di libri e si dedichi ad amministrare il patrimonio di famiglia, il tutto sullo sfondo di party a tema e gallerie d’arte. Le emozioni da rappresentare sono tante e i momenti narrativi anche, ma non si trova un accordo tra parole, tempistiche ed immagini, dunque la storia del protagonista rimane frammentata, lasciando lo spettatore tra tanti interrogativi.
IN PROMISES AMANDA STHERS PROPONE UN’ITALIA ROMANTICA DA CARTOLINA
Una famigliola italiana come tante, che prende il sole sulla battigia di un magnifico castello, che ovviamente è di loro proprietà, così come un bellissimo motoscafo Riva. Ecco l’Italia da sogno che la regista propone in un’epoca indefinita, probabilmente gli anni ’60, ma che sembra impressa in una cartolina dei Fratelli Alinari, di cento anni prima.
Forse è questo lo scopo della regista, voler collocare la vita del protagonista in un limbo offuscato di sensazioni e ricordi; peccato che ne esca un ritratto confuso, in cui il percorso del protagonista Sandro stenta a delinearsi con chiarezza. I riferimenti altolocati a Calvino e Proust rimangono fini a se stessi, così come le relazioni che Sandro intesse, sia nella sua vita italiana che in quella inglese.
Così come la regista rappresenta un’Italia da cartolina, allo stesso tempo propone una visione dell’Inghilterra altrettanto stereotipata, con il tifo per l’Arsenal, le serate tra amici al pub, le feste modaiole e le gallerie d’arte nel centro della città.
LA STRUTTURA FRAMMENTARIA DEL FILM DEPOTENZIA OGNI COINVOLGIMENTO
Promises, senza tanti giri di parole, funziona poco. Favino fa un ottimo lavoro sul personaggio, ma ciò non basta e il film non può coinvolgere neanche lo spettatore armato delle migliori intenzioni. Un vero peccato, perchè il cast è eccellente e i protagonisti, insieme, riescono a dare quell’armonia che manca alla sceneggiatura e alla regia. Non aiutano le troppe digressioni e la mancanza totale di struttura, in particolare per alcuni soggetti che poi si riveleranno essenziali nello sviluppo della psicologia del protagonista.
La passione che si scatena tra i due protagonisti dovrebbe essere al centro della scena, ma in realtà finisce per essere del tutto marginale, dispersa in un racconto dove tutto rimane sospeso e in cui però, contraddittoriamente, la parabola conclusiva della storia è ben netta e delineata.