Strappare Lungo i Bordi, serie Netflix firmata dal celebrato fumettista Zerocalcare, è il primo prodotto seriale d’animazione prodotto nel nostro paese dallo streaming service di Los Gatos, nonché un più compiuto debutto nel formato seriale dell’autore romano, dopo gli apprezzatissimi corti di Rebibbia Quarantine presentati all’interno della trasmissione di La7 Propaganda Live nel 2020 (col cui vignettista e co-autore Marco ‘Makkox’ Dambrioso Zerocalcare collabora dai tempi della rivista Canemucco).
STRAPPARE LUNGO I BORDI, LA SERIE NETFLIX DI ZEROCALCARE
Si è scritto molto – anche sviscerando il lapalissiano – dell’importanza di Strappare Lungo i Bordi per il panorama creativo italiano, e di come questo sforzo congiunto fra il colosso californiano, Movimenti Production, lo studio d’animazione DogHead Animation Studio e la casa editrice Bao Publishing abbia rappresentato un esperimento con pochi precedenti (e di scala nettamente meno ambiziosa) per il contesto italiano.
Non sono però l’ingente sforzo produttivo o la brillante intuizione iniziale a fare di questo cartoon in romanesco per adulti un vero caso, ma il modo in cui i disegni animati di Zerocalcare – al secolo Michele Rech – abbiano toccato le corde di un pubblico ampio ed eterogeneo, ben più vario del pur solido target consolidato da ‘Zero’ con anni di graphic novel tra disagio generazionale e impegno sociale. Nonostante, rispetto agli esordi, il DNA del fumettista rimanga esattamente lo stesso.
LA TRAMA DI STRAPPARE LUNGO I BORDI, UN FLUSSO DI COSCIENZA ROMANESCO
Strappare Lungo i Bordi, un ciclo narrativo distribuito in 6 puntate la cui durata variabile si attesta attorno alla ventina di minuti, conferma la vocazione parzialmente autobiografica di buona parte della produzione di Zerocalcare e segue per l’appunto le vicende dell’autore, dei suoi amici (su tutti Secco e Sarah) e dall’immaginario armadillo che diede il titolo all’albo di debutto del 2011.
Il focus della narrazione è il legame in parte inespresso con l’amica del cuore Alice e il contesto è inequivocabilmente la periferia capitolina, con il romanesco biascicato del parlato di Michele Rech che per 5 episodi su 6 dà la voce a tutti i suoi personaggi – ad eccezione dell’anti-grillo parlante che ricorda l’Armadillo Natalizio di Friends, è ispirato in realtà da un pallone Super Santos ed è interpretato da Valerio Mastandrea.
Nella prospettiva in soggettiva – e quindi parziale – suggerita proprio dall’originale scelta di doppiaggio, tra continui flashback, sketch e vicissitudini quotidiane, la narrazione estremamente frammentaria e divagante della serie dà vita a un flusso di coscienza malinconico ma dai ritmi frenetici, il cui punto d’arrivo è non solo un’acme emotiva di sicuro impatto, ma anche una riflessione sulle nevrosi e la mancanza di punti di riferimento che è il vero comune denominatore dietro il successo trasversale del titolo.
EPPURE, TUTTO REMAVA CONTRO MICHELE RECH
Sulla carta, nonostante il vivissimo talento del Rech autore e disegnatore, la serie Netflix aveva tutti gli ingredienti per fallire. Le produzioni italiane dell’azienda di Reed e Hastings sono il più delle volte scadenti; il mercato tricolore ha una pessima statistica per quanto concerne l’animazione; una certa arretratezza culturale porta spesso il nostro contesto a derubricare a ‘roba da bambini’ anche l’animazione e il fumetto d’autore, e – non ultimo – la profonda connotazione territoriale delle storie di Zerocalcare si regge su riferimenti che risultano ostici per un pubblico su scala nazionale.
D’altronde, l’adattamento per il grande schermo de La Profezia dell’Armadillo diretto da Emanuele Scaringi nel 2018, che con Strappare Lungo i Bordi ha pure molti punti in comune ma rispetto al quale Rech aveva adottato una saggia politica di tanatosi – era stato un flop un po’ su tutti i fronti.
Invece qui, con una forma creativa molto più vicina al suo linguaggio e verso la quale aveva già dimostrato una naturale propensione, Michele Rech riesce a fare il miracolo e crea una storia capace di mettere d’accordo un po’ tutti, senza però risultare ruffiana o qualunquista – anzi.
PERCHÉ STRAPPARE LUNGO I BORDI PIACE? LA SPIEGAZIONE DIETRO IL SUCCESSO DI UN WOODY ALLEN ‘DE BORGATA’
Il segreto dietro il successo di Strappare Lungo i Bordi, a ben vedere, è proprio nella sua profonda coerenza con la produzione dell’autore; è nella qualità stessa della sua visione creativa.
Causticamente grottesca, disillusa eppure idealista, citazionista ai limiti del caotico, sempre e comunque autentica, l’arte di Zerocalcare riesce a ritrarre con vivida semplicità esperienze, angosce, speranze, gioie e dolori in cui un po’ tutti ci rispecchiamo – con un’ovvia coloritura politica di progressismo. Dietro la coltre di grande ironia e tra le pieghe delle piccole cose, però, egli nasconde riflessioni di incredibile maturità sui mostruosi dolori del quotidiano, velate dal filtro malinconico delle occasioni perdute e dai treni che non passeranno più.
IL SIGNIFICATO FINALE DI STRAPPARE LUNGO I BORDI
È questa sconcertante semplicità che sfocia nella spietatezza, probabilmente, la ragione che fa di Strappare Lungo i Bordi non solo la naturale evoluzione di un percorso autoriale netto e armonico, ma anche di gran lunga una delle migliori serie d’animazione nell’intero catalogo Netflix (e non solo).
Un susseguirsi apparentemente disordinato di scene comiche e aneddoti dislocati, si trasforma così in una narrativa più grande e profonda sulle aspettative che la società ha su di noi, sul peso delle scelte individuali, sul carico che il mondo impone sulle nostre spalle e su come ognuno di noi riesca a sopportarlo, o soccomba provandoci.
ZEROCALCARE E LA POETICA DELL’INCOMPLETEZZA
Frutto di un imponente lavoro di gruppo che ha però riprodotto in modo inalterato lo stile estremamente personale di Rech, Strappare Lungo i Bordi, come i fumetti di cui è figlia, è un’inframuscolo diretta e brutale, che fa ridere, piangere e cambiare i punti di vista. Senza iperboli, è un’esperienza unica nel suo genere, capace di rivendicare tutta la sua dirompente forza anche sugli infiniti mercati internazionali toccati da Netflix. Una lode triste eppure leggiadra all’incompletezza, capace di colpire lo spettatore dritto al cuore.