Riders of Justice, ottima dark comedy a tinte action scritta e diretta Anders Thomas Jensen e distribuita in DVD e Blu-ray da Koch Media, pone al centro tema della casualità (e per antitesi della causalità), della sua analisi e della possibilità di scegliere tra un’azione o un’altra per cambiare il corso delle cose. La speculazione sulle conseguenze di azioni personali, anche minute, che generano avvenimenti solo apparentemente casuali è stata spesso oggetto di riflessioni in ambito filosofico, psicologico e letterario. Sono però molti e illustri anche i casi nei quali è stato il cinema a interrogarsi sul significato profondo e le ragioni recondite all’origine di piccole e grandi storie, cercando con la macchina da presa di decodificare i contesti in cui sono avvenute, senza i quali resterebbero soltanto percorsi misteriosi – l’inizio di Magnolia di Paul Thomas Anderson è un vero e proprio ‘manifesto’ di questo approccio cinematografico.
RIDERS OF JUSTICE: MADS MIKKELSEN IN UNA STORIA DI PEZZI DI DESTINO CHE SI INCASTRANO
Riders of Justice inizia a Tallin, in Estonia, con una ragazzina che per Natale sta per ricevere in dono una bicicletta blu. In Danimarca invece viene rubata la bici di una ragazza, Mathilde, figlia di Marcus, che è in servizio come militare in una striscia di deserto in Medio Oriente e che in una telefonata con la moglie le comunica che il suo comando ha deciso che dovrà trattenersi ancora per tre mesi. Da un’altra parte, sempre in Danimarca, Otto e Lennart stanno cercando di convincere un’azienda a cambiare strategia illustrando le conclusioni di un loro studio che fa perno su considerazioni tra causa ed effetto piuttosto improbabili per le leggi di mercato. Le loro teorie sono giudicate completamente strampalate dal consiglio d’amministrazione e vengono licenziati.
Otto prende il treno per andare mestamente a casa e cede il suo posto a una donna, la mamma di Mathilde, la quale, appena seduta muore a causa di una violenta esplosione nel vagone. Otto e Mathilde restano illesi. Nella mente di Otto affiora il ricordo degli ultimi minuti prima della deflagrazione, in particolare di una persona scese dal treno gettando nel cestino tutto il suo pranzo. Siccome, secondo il suo ragionamento, “nessuno sprecherebbe un panino e un succo che costano 14 euro, chiede l’aiuto di Lennart e del loro amico Emmenthaler per iniziare a mettere insieme tutti i dati “non casuali” e cercare di venire a capo dell’accaduto. I tre si convincono si tratti di un attentato ad opera dei Riders of Justice, un gruppo di estrema destra. La polizia minimizza le loro conclusioni ma altrettanto non fa Marcus, nel frattempo ritornato in patria, convinto delle tesi dei tre amici. Inizia così il loro percorso di vendetta.
IN RIDERS OF JUSTICE UN OTTIMO CAST PER UNA DARK COMEDY SCRITTA E GIRATA OTTIMAMENTE
Il cineasta danese confeziona un film la cui direttrice principale è quella di una black comedy, ma la sua vera grandezza è quella di spaziare tra generi diversi con scorrevolezza e speditezza che solo una grande scrittura supportata da un’ottima regia potevano realizzare. Il lavoro infatti cammina sul filo dell’imprevedibilità grazie ad una miscela di azione, suspense, umorismo, violenza, indagini sulle relazioni umane, familiari e introspezione dei personaggi. Gran parte della riuscita è da attribuire anche agli attori di un cast che riesce ad esprime e a far arrivare allo spettatore tutte le sfaccettature dei protagonisti e delle vicende.
Primo fra tutti Mads Mikkelsen che entra alla perfezione dentro un personaggio come quello di Marcus senza banalizzarlo né stereotiparlo (cosa tutt’altro scontata); un personaggio forse solo superficialmente diverso da quelli, memorabili, che ha interpretato con i bellissimi Bleeder, Il Sospetto e Un Altro Giro. Ma anche il resto del cast, solido e ben assortito, contribuisce in modo decisivo al risultato finale.
Il finale velatamente ’misterioso‘ non toglie nulla ad un film che cerca invece con puntiglio di razionalizzare la casualità. In fondo si possono capire le conseguenze delle azioni ma spesso il perché si sceglie di farle resta un mistero.