Sulla Infinitezza (About Endlessness), disponibile in DVD Wanted Cinema / CG Entertainment, è l’ultimo gioiello del maestro svedese Roy Andersson, presentato in concorso alla 76. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e qui premiato con il Leone d’Argento per la miglior regia.
Il nuovo lavoro di Andersson, stilisticamente molto simile al suo film precedente Un Piccione Seduto Su Un Ramo Riflette Sull’Esistenza, è una riflessione sulla vita umana, la cui ambizione è chiara fin dal titolo reminiscente dei grandi trattati storico-filosofici del passato.
SULLA INFINITEZZA, LEONE D’ARGENTO PER LA BLACK COMEDY INTELLETTUALE DI ROY ANDERSSON
In Sulla Infinitezza (About Endlessness), come in un sogno, lo spettatore è trasportato e guidato da una voce narrante attraverso una serie di tableaux vivants che mostrano la bellezza e la meraviglia, ma anche gli orrori e la ripetitività della vita quotidiana. In questo contesto un’atmosfera surreale – la stessa cui il regista ci aveva già abituati – trasforma momenti di vita che potrebbero essere considerati irrilevanti in eventi dall’importanza storica.
Tutto ciò mostra come in realtà l’intenzione del regista sia proprio quella di spingersi oltre l’indagine dell’umano: d’altronde Andersson, fin dal titolo, mira a farci riflettere su cosa sia l’infinitezza. Certamente non su quella degli esseri mortali – siamo caduci e il cineasta ne è ben consapevole – ma su quell’oltre che è parte della vita e dei sentimenti, i quali esistono da prima di ognuno di noi e resisteranno anche dopo la fine dei nostri giorni.
IN SULLA INFINITEZZA UNA GALLERIA ETEROGENEA COME SPIEGAZIONE ANTICLIMATICA DELL’ESPERIENZA UMANA
Un prete che ha perso la fede, un dentista alcolizzato che si rifiuta di voltarsi a guardare la neve che cade, soldati sconfitti che marciano verso un campo di prigionia, un padre che allaccia le scarpe alla figlia, alcune ragazzine che ballano… sono tutti personaggi che compiono gesti banali, ma è proprio in quella normalità e in quella standardizzazione dei processi del quotidiano che sembra nascondersi un respiro capace di estendersi oltre l’esperienza umana individuale.
Rendere l’ordinario campo di indagine non è sicuramente una trovata inedita, ma la peculiarità dello sguardo di Andersson e il talento che si nasconde nel suo stile (e che fanno di questo lavoro un film tutt’altro che scontato) rendono riconoscibile la sua visione in ogni inquadratura, ogni battuta e ogni personaggio di Sulla Infinitezza (About Endlessness).
ANDERSSON IRONIZZA CAUSTICAMENTE SULLA BANALITÀ E SUL SIGNIFICATO DELLA VITA
L’obiettivo ultimo del regista così si rivela quello di guidare implicitamente la riflessione verso l’idea che gli umani, in fondo, siano davvero in grado di andare oltre alla ripetitività che scandisce un giorno dopo l’altro, oltre l’apparente assenza di senso o scopo della vita, oltre il male e la crudeltà. È un messaggio di speranza quello che si coglie guardando Sulla Infinitezza (About Endlessness), che tuttavia – dato il suo carattere ermetico – rischia di chiudersi in se stesso e di lasciare ben poco margine di coinvolgimento allo spettatore abituato a un cinema più convenzionale.
Gli appassionati di Roy Andersson non ne rimarranno delusi, così come non lo saranno coloro che si avvicineranno a un’opera tanto particolare con la giusta predisposizione, scoprendo un fine cinema intellettuale ma anche una black comedy meditativa e dai toni filosofici. Con Sulla Infinitezza (About Endlessness) infatti non solo si pensa, ma si ride: si ride di noi stessi, dei nostri dolori e delle nostre gioie, della nostra routine e della nostra finitezza; perché solo ridendone potremmo davvero provare ad andarne oltre.