Looking for Venera (titolo originale Në Kërkim Të Venerës) segna il debutto dietro la macchina da presa della regista kosovara naturalizzata ceca Norika Sefa, che al suo primo lavoro già mostra un solido potenziale. Insignito del Premio Speciale della Giuria al Rotterdam International Film Fest, il film è stato presentato in anteprima italiana al concorso lungometraggi del Trieste Film Festival 2022, dove ha vinto il Premio Cineuropa.
LA TRAMA DI LOOKING FOR VENERA DI NORIKA SEFA
Looking for Venera (Në Kërkim Të Venerës), dramma che si attesta nei canoni del coming of age, pone al centro della sua indagine il rapporto tra due adolescenti, Venera e Dorina, e il loro legame con il mondo ostile che le circonda. La prima è più timida e insicura e fatica a far emergere la propria individualità in un contesto che non fa nulla per valorizzarla; l’altra ha invece un carattere più forte e indipendente. Due giovani che si trovano in fasi leggermente diverse della scoperta di sé e che gestiscono in modo diverso i limiti sfumati della propria libertà, ma che sono accomunate dal desiderio di emanciparsi più di quanto non abbiano saputo fare le proprie madri.
NORIKA SEFA, UNO SGUARDO AFFILATO E QUELL’INFLUENZA DI WERNER HERZOG
Looking for Venera (Në Kërkim Të Venerës) è un film incredibilmente asciutto, quasi ostile, come ostile sembra ogni minimo anfratto di in Kosovo rurale, squallido e respingente. L’unica concessione di patina filmica sta nel solido lavoro di color grading del direttore della fotografia Luis Armando Arteaga, mentre il linguaggio di macchina di Norika Sefa si affaccia statico ma non privo di carattere, insinuandosi tra tende, alberi, lamiere, mattoni.
Una purezza documentaria che si spoglia anche del racconto documentario stesso, e che però mantiene una sorprendente solidità narrativa. Le precedenti esperienze nel cinema del reale della regista, che firma anche la sceneggiatura, si evolvono fino a distillare l’essenza del tessuto socioculturale che racconta e a rispecchiarne il carattere nella forma. L’incontro con Werner Herzog, che l’ha affiancata nella realizzazione del precedente cortometraggio Desse Arriba (2020), ha avuto influenze che traspaiono in filigrana.
IN LOOKING FOR VERA LA STORIA DI DUE RAGAZZE IN UN MONDO OSTILE
La naturalezza di questo discreto ma fastidiosamente vitale studio umano sulla psiche e le interazioni sociali di due giovani donne trova sponda non solo in una confezione precisa e frutto di una visione ben chiara, ma anche nelle interpretazioni particolarmente solide di Kosovare Krasniqi e Rozafa Celaj. Le due, come il resto del cast, non sono attrici professioniste e – come racconta la cineasta stessa – la credibilità di quel che viene impresso sulla celluloide deriva dal fatto che l’esperienza sul set abbia rappresentato per le ragazze un sondaggio dei propri limiti e un accrescimento della propria confidenza speculari a quelli dei loro personaggi di finzione.
Norika Sefa non confeziona un lavoro perfetto, e più di una volta rimane imbrigliata nelle convenzioni stilistiche a tratti limitanti della cultura cinematografica dell’Europa dell’est. Lo script inoltre avrebbe giovato di una seconda firma in calce. Nonostante ciò, Looking for Venera (Në Kërkim Të Venerës) riesce nell’impresa di celebrare l’autorganizzazione femminile pur sostanzialmente mostrandone sempre l’opposto – o timidi tentativi verso di essa.
LA POVERTÀ DEL KOSOVO CHE NASCONDE UNA FILIGRANA UNIVERSALE
Ancor più del prezioso sguardo di una donna sul difficoltoso tentativo di sbocciare di due donne in divenire, è l’indiretta denuncia a emergere in ogni scena e ogni inquadratura; nell’allestimento di una realtà archetipicamente ostile, fredda e polverosa, quasi incapace di accoglierle eppure decisiva nel definirle per opposizione. Tutto è obliquo tra i personaggi, da rapporti di parentela che pesano come catene a un sesso desiderato ma dalla difficile lettura emotiva, passando per momenti di gioco che si confondo e sovrappongono con momenti di violenza o malinconia. Il Kosovo di Looking for Venera (Në Kërkim Të Venerës) è un terreno brullo in cui fiorire, ma è anche l’estremizzazione di dinamiche che vediamo replicarsi anche in contesti che sembrerebbero ben più accoglienti e più vicini. Proprio per questo il film di Norika Sefa ha molto da dire.