Vincitrice del Premio Speciale della Giuria della sezione East of The West del Festival di Karlovy Vary (uno dei festival più rilevanti del Centro Europa), Sisterhood (titolo originale Sestri) è l’opera prima della giovane regista macedone Dina Duma. Il lungometraggio, presentato in concorso al Trieste Film Festival 2022, analizza una delle tematiche più sentite e delicate del mondo giovanile, quella del cyberbullismo.
LE PROTAGONISTE DI SISTERHOOD SONO DUE ADOLESCENTI AL CENTRO DI UNA BRUTTA VICENDA DI BULLISMO VIA SOCIAL
Sisterhood racconta la storia di Maya (Antonija Belazelkoska) e Jana (Mia Giraud), due ragazze unite da un forte amicizia. Il loro legame sembra all’apparenza essere inscalfibile ma, quando le protagoniste si trovano invischiate in una brutta storia che vede coinvolta una terza ragazza, viene messo a durissima prova e a pagarne le conseguenze è soprattutto Maya, la più sensibile.
REALISTICO ED AMARO, SISTERHOOD PUNTA IL DITO SULLA CRESCENTE PERDITA DI SENSIBILITÀ ED EMPATIA
Autrice classe 1991, Dina Duma realizza con Sisterhood un interessante esordio dove, oltre a porre l’accento su una triste piaga sociale, sviluppa una riflessione su come la tecnologia stia cambiando radicalmente i nostri comportamenti, condizionando soprattutto i più giovani.
Per fare ciò, la Duma adopera un approccio formale che punta su una messa in scena il più possibile realistica: luce naturale, camera a mano e una regia senza fronzoli. Rimanendo attaccata con la macchina da presa alle sue protagoniste, la regista coglie minuziosamente l’evoluzione del rapporto tra le due ragazze e il mondo che le circonda, estremamente superficiale e dipendente dal racconto artefatto di sé e dalla ricerca di approvazione via social network.
La crescente desensibilizzazione sociale, fenomeno sempre più rilevante dei nostri tempi, induce molte persone a non considerare le conseguenze delle proprie azioni: è questo il punto di rottura tra Jana, ragazza frivola e spregiudicata, e Maya, molto più emotiva ed altruista. Attraverso un racconto che non lascia spazio al buonismo Sisterhood mostra una progressiva discesa agli inferi di Maya, incapace di reggere un peso enorme come quello di aver rovinato la vita ad una sua compagna di scuola.
Per merito, tra le altre cose, di un casting azzeccato (Antonija Belazelkoska e Mia Giraud sono perfette nei loro rispettivi ruoli), la regista, tramite la figura di Jana, ci avverte del rischio di una deriva cinica ed egocentrica da parte delle nuove generazioni, che può essere scongiurata solo da un’efficace educazione all’empatia e al rispetto degli altri. Ecco perché, per la sua vocazione pedagogica, Sisterhood è un film indicato soprattutto ai ragazzi ma che può restituire a un pubblico adulto uno spaccato delle generazioni più giovani, grazie alla bravura della cineasta macedone e a questo suo debutto assolutamente convincente.