Piccolo Corpo, lo straordinario debutto al lungometraggio di Laura Samani, è stato distribuito nelle sale italiane a partire dal 10 febbraio 2022 da Nefertiti Film. Presentato in concorso alla 60. Semaine de la Critique del Festival di Cannes e poi al Toronto International Film Festival e al 37. Torino Film Festival, ha concluso il proprio percorso festivaliero nazionale come film di chiusura del Trieste Film Festival 2022
PICCOLO CORPO, LA TRAMA DEL FILM
La giovane regista triestina Laura Samani, classe 1989, con Piccolo Corpo confeziona un esordio emozionante ed elegante, in cui racconta la storia del viaggio di Agata (Celeste Cescutti), una madre che nel nord Italia di inizio Novecento perde sua figlia alla nascita.
La religione cattolica e la società rurale di quei tempi avrebbero condannato l’anima della piccola, non battezzata, a rimanere per sempre intrappolata nel Limbo, priva di un nome e di una identità. Ma dopo aver sentito parlare di un santuario in cui si dice che i bambini vengano riportati miracolosamente in vita per il tempo di un respiro, per essere battezzati e liberati dal peccato originale, Agata decide di abbandonare in segreto l’isola in cui vive e intraprendere un viaggio col piccolo corpo della figlia nascosto in una scatola.
Lungo la strada verso le montagne del Nord, Agata incontrerà Lince (Ondina Quadri), un personaggio selvatico e dall’identità sfuggevole che si offrirà di accompagnarla e di aiutarla in cambio del contenuto della misteriosa scatola.
PICCOLO CORPO: TEMI UNIVERSALI CHE PARTONO DALLE NOSTRE RADICI CULTURALI
Piccolo Corpo, pur dipingendo una realtà chiaramente distante da quella odierna, ci parla comunque di noi, e lo fa trasportandoci in un sostrato culturale che ha contribuito in modo significativo a definire la cultura italiana contemporanea. Il mondo di Agata appare vastissimo, soprattutto per il pubblico di oggi abituato alla frenesia degli ambienti urbani e a storie più individuali e circoscritte. È poi un mondo fatto di donne determinate, pronte a sfidare le imposizioni della tradizione culturale e religiosa.
Il viaggio di Agata verso il santuario nelle montagne, per dare un’identità a sua figlia, diviene metafora potente di un percorso alla scoperta di sé; un gesto di ribellione compiuto con orgoglio e spirito di protesta. Lontano dal farsi incatenare in definizioni di genere, Piccolo Corpo si posiziona a metà strada tra il fantastico e la realtà, tra la vita e la morte. I paesaggi lagunari, le montagne dell’alto Friuli e un cast misto di professionisti e non (che recitano in friulano e nei diversi dialetti locali) contribuiscono a dar forma concreta ad un miracolo.
IL DEBUTTO DI LAURA SAMANI È UN PICCOLO MIRACOLO PRODUTTIVO
Quello di Piccolo Corpo è un miracolo che non è solo diegetico, ma anche produttivo: con eleganza e apparente semplicità, Laura Samani dà vita ad un film godibile e intenso; una storia personale, quella di Agata, che assume tratti universali – senza presunzioni di alcun genere e senza arrogarsi il diritto di dare giudizi o risposte.
Piccolo Corpo si posiziona all’interno del nuovo cinema italiano come un’opera di respiro internazionale, capace di recuperare le tradizioni popolari nostrane e di trasformarle in pretesti per affrontare questioni senza tempo. Le paure, i desideri e la forza di Agata non possono che essere sue; ma facendosi veicolo di sentimenti che appartengono alle esperienze umane più comuni ed essenziali, come la vita e la morte, diviene lei stessa portatrice di emozioni universali in grado di abbattere le barriere dello spazio e del tempo e arrivare dritte al cuore del pubblico.