Belfast, città simbolo del conflitto nordirlandese, rappresenta l’infanzia di Kenneth Branagh, che firma la sua autobiografia in bianco e nero. Candidato a 7 Academy Award – compresa la nomination all’Oscar per il Miglior Film – Belfast è stato presentato al Toronto International Film Festival e in Italia ad Alice nella Città presso la Festa del Cinema di Roma, dove ha vinto rispettivamente il premio del pubblico e il premio per la miglior regia. L’uscita nelle sale italiane è stata il 24 febbraio 2022.
BELFAST: IL FILM DI KENNETH BRANAGH PER RACCONTARE LA SUA INFANZIA SULO SFONDO DEL CONFLITTO NORDIRLANDESE
Siamo nel 1969 e il protagonista Buddy (l’esordiente Jude Hill) è un bambino come tanti, pestifero e sempre impegnato tra gli amici, la scuola, i primissimi amori e le noiosissime funzioni religiose che la nonna (Judi Dench) gli impone di seguire. D’altronde Buddy ha solo 9 anni e nel suo mondo non c’è spazio per il conflitto etnico-religioso che si sta scatenando nella sua città. Quello che sarà definito come The Troubles è soltanto all’inizio e coinvolge il quartiere dove vive la famiglia di Buddy, di origine protestante. Mentre il vicino di casa Billy Clayton (Colin Morgan) aizza la folla contro la fazione cattolica della città, i genitori del protagonista, interpretati da Jamie Dornan e Caitriona Balfe, non comprendono le violenze e gli scontri in atto, manifestando la volontà di vivere pacificamente.
BELFAST È UN FILM SINCERO CHE CON TOCCA CON IMMEDIATEZZA LE EMOZIONI DELLO SPETTATORE
Branagh scrive e dirige un film intimo, che rievoca attraverso il bianco e nero un periodo evidentemente fondamentale per la sua formazione. La regia si muove sul personalissimo punto di vista del protagonista, che vive la sua quotidianità con la spontaneità e le paure di un bambino. Appaiono così enormi i rimproveri del prete, le minacce della mamma e la gioia per i regali di Natale, mentre il conflitto è passa in secondo piano rispetto all’infanzia dei ragazzini di Belfast.
Non manca il momento di riflessione sulla situazione politica, ma Branagh concede più spazio all’intimità familiare, al bel rapporto con il nonno, interpretato da un ottimo Ciarán Hinds e a quei momenti di felicità condivisa che caratterizzano il periodo della fanciullezza. La volontà di Branagh è quindi chiarissima ed esplicitata nel migliore dei modi, con una storia autentica, che diventa un film altrettanto vero. L’autore non ha bisogno di grandi effetti speciali, intrecci narrativi complessi e scenografie appariscenti, bastano i ricordi a fare di Belfast un grande film.
LA SPIEGAZIONE DEL SIGNIFICATO DI BELFAST: I SENTIMENTI A COLORI CHE ACCENDONO IL PASSATO
Parte integrante di Belfast è la colonna sonora firmata da Van Morrison, che accompagna la narrazione, aggiungendo un carico emotivo importante. Dalle primissime inquadrature della Belfast odierna, i brani del cantautore nordirlandese non si limitano a fare da tappeto sonoro, ma integrano in tutto e per tutto la storia. Branagh lavora con grande coerenza e precisione alla struttura del film, che vira dal bianco e nero al colore quando ad essere al centro della scena sono i riferimenti al teatro, al cinema e ai fumetti – passioni nate proprio durante quel periodo così importante per la formazione personale.
La tangibile spensieratezza di una domenica al cinema con la famiglia a vedere il musical Citty Citty Bang Bang o a teatro per A Christmas Carol è cinematograficamente segnata dal colore caldo delle emozioni, esplicitate con il grande sorriso del protagonista. Ad animare Belfast sono proprio questi sentimenti, portati sullo schermo da un regista di grande spessore, tra i più versatili e professionali autori (e attori) odierni, che dimostra come il cinema possa portare lo spettore in qualsiasi luogo e dimensione, ma che il lato emotivo rimane fondamentale per lo sviluppo e la buona riuscita di una storia.