Spencer è il nuovo film del talentuoso regista cileno Pablo Larraín, che dopo Jackie (2016), con Natalie Portman, ha portato nuovamente al Lido una biografia femminile d’autore. Presentato alla 78° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, Spencer è un ritratto pop di Lady Diana Spencer. L’amata “principessa del popolo” ha il volto di Kristen Stewart, candidata agli imminenti premi Oscar, come migliore attrice protagonista. Arrivato nelle sale italiane il 24 marzo con O1 Distribution e Leone Film Group, Spencer è scritto da Steven Knight, autore della serie Peaky Blinders – il che conferisce un tocco moderno e accattivante alla storia di una donna che è stata raccontata innumerevoli volte da inchieste, gossip, serie televisive e film.
Tra le versioni più recenti del personaggio, la Diana di Emma Corrin, protagonista dell’ultima stagione della serie a marchio Netflix The Crown. Il pregio dell’originale interpretazione di Larraín e Kinght è la totale disconnessione del personaggio dalla sua vita pubblica e l’immersione in un’immaginaria “vita vissuta” in famiglia, in un percorso scenico e temporale che riesce, con grande destrezza, ad essere in linea con l’interpretazione della protagonista.
Kristen Stewart è una Diana inquieta, combattuta tra i demoni del passato e quelli del futuro
È una favola triste quella di Lady Diana Spencer, come lo stesso regista sottolinea nell’introduzione del film, che si svolge nella residenza di Sandrigham, nell’arco temporale dei tre giorni che coincidono con le festività natalizie. Siamo nel 1992, qualche mese prima della separazione dal marito Carlo, erede al trono d’Inghilterra (Jack Farthing). Le voci sui presunti tradimenti di entrambi hanno già ampiamente alimentato il gossip e Diana è costretta a proteggere la sua immagine da fotografi e giornalisti indiscreti. Come un uccello in gabbia la protagonista deve fare i conti con una sorta di agiata prigionia all’interno dell’immensa magione dei Windsor, sorvegliata a vista dal maggiore Gregory (Timothy Spall).
I piaceri dell’esistenza umana si scontrano con i doveri imposti da una macchina burocratica e parentale che schiaccia la personalità di Diana, già sopraffatta dall’umiliazione del tradimento, da un disturbo alimentare da cui non sembra esserci via d’uscita e dall’imposizione di regole arcaiche, che si scontrano con la giovane età e le attitudini della principessa. L’unica via d’uscita è rappresentata dai due amati figli William ed Harry, l’unica via di fuga che il regista concede a questa principessa triste, sulle note del pop britannico anni ’80 di Mike Rutherford and the Mechanics, con il brano Everything is a Miracle.
Lo spirito di Anna Bolena e l’allegoria delle perle, sulle note della colonna sonora di Jonny Greenwood
Steven Knight e Pablo Larraín scrivono e dirigono una storia dove Lady Diana scivola costantemente tra veglia e sonno, delirio e lucidità, coadiuvati da una vertiginosa colonna sonora, firmata dal chitarrista dei Radiohead Jonny Greenwood. Il pregio di un film come Spencer è il distacco dal biopic classico della personalità di turno per andare ad esplorare lidi più profondi e inquetanti, come quelli della psiche umana. In questo caso gli incubi della protagonista sono un miscuglio onirico tra una delirante sovrapposizione con Anna Bolena e il desiderio di ripercorrere le sue tracce famigliari nella residenza Spencer, che un tempo era casa sua, proprio di fronte al castello dei Windsor.
L’infanzia felice, nei primi anni di vita della principessa si confonde con il desiderio di ritrovare suo padre, o almeno un abito che lo rappresenti, come spirito guida in tempi difficili. Nel film di Larraín i tessuti e gli abiti sono molto presenti, grazie anche ai costumi di Jacqueline Durran (vincitrice di due Oscar), che insieme alla colonna sonora di Greenwood e alla fotografia di Claire Mathon (Ritratto di una giovane in fiamme) creano un’atmosfera particolarmente affascinante, sfruttando sfumature visive e uditive che completano la sceneggiatura. Tra vestiti strappati, tende cucite come a voler zittire le pulsioni umane e perle ingurgitate nella zuppa di piselli, Larraín compone il suo peculiare ritratto di Lady Diana.
Kristen Stewart interpreta con modernità Lady D
La scelta del regista cileno è caduta su un’attrice americana, che ha dovuto preparare il suo personaggio con accento tipicamente britannico. La fisicità di Kristen Stewart è molto simile a quella di Lady D e l’interpretazione appare del tutto naturale, in particolare nell’espressività e nei timidi sorrisi della protagonista, che risplende negli eleganti abiti Chanel. La performance le è valsa la candidatura al Premio Oscar per la miglior interpretazione femminile e al Golden Globe nella categoria migliore attrice in un film drammatico.
Pablo Larraín ha sfruttato il potenziale scenico di un’attrice come Kristen Stewart che, partita da ruoli mainstream, come protagonista del teen movie Twilight, successivamente ha saputo formarsi nel cinema indipendente e oggi interpreta con un piglio originale e moderno quella che è una vera e propria icona. Scrivere e realizzare un biopic su Lady Diana, che fosse originale ed esteticamente notevole, non era impresa facile ma Larraín che ha trattato nei suoi film tematiche ben più complesse, dimostra anche questa volta, che si può fare dell’ottimo cinema anche sulla base di storie che sono state affrontate in più occasioni.