Top Gun: Maverick, attesissimo sequel del film di Tony Scott che nel 1986 ha definitivamente consacrato l’allora astro nascente Tom Cruise, arriva nelle sale il 25 maggio 2022 dopo la presentazione in pompa magna al Festival di Cannes, dove l’attore protagonista è stato insignito a sorpresa della Palma d’Oro ad honorem. Il film originale, complice la regia adrenalinica delle mirabolanti manovre sugli aerei F-14, il clima da fine guerra fredda e l’indimenticabile brano premio Oscar “Take My Breath Away” (prodotto da Moroder), Top Gun è diventato un vero e proprio cult.
Inizialmente l’annuncio della realizzazione di Top Gun: Maverick, che a quasi quarant’anni di distanza riporta Cruise nei panni dell’impavido e insolente tenente Pete “Maverick” Mitchell, aveva lasciato molti dubbiosi, facendo temere la solita operazione commerciale di scarsissimo valore cinematografico e basata esclusivamente sull’effetto nostalgia. Il produttore Jerry Bruckheimer, sempre sul pezzo, è però riuscito a collegare tutti i tasselli di un puzzle difficile da assemblare, chiamando alla regia Joseph Kosinski – che aveva già dimostrato di saper dare nuova linfa a una proprietà intellettuale di grande successo ma ormai impolverata con il suo Tron: Legacy.
Tom Cruise, Miles Teller e Jennifer Connelly: in Top Gun: Maverick la storyline del tenente Mitchell tra passato e presente
Top Gun: Maverick fortunatamente fa ricorso solo in parte alla nostalgia: la sceneggiatura, scritta da Ehren Kruger (Dumbo), Christopher McQuarrie (Mission: Impossible Fallout) ed Eric Warren Singer (Fire Squad), riprende abilmente alcuni momenti del passato del protagonista, ricollegandoli fin dall’inizio al presente.
Pete “Maverick” Mitchell è rimasto esattamente dove lo abbiamo lasciato 36 anni fa: a lucidare il suo aereo – che nel frattempo si è evoluto tecnologicamente – nel ricordo del suo caro amico e co-pilota Nick “Goose” Bradshaw (Antony Edwards), morto in un terribile incidente. Maverick in tutti questi anni ha ottenuto soltanto elogi per le sue imprese eroiche, ma la sua insubordinazione cronica non gli ha permesso di salire di grado, se non da tenente a capitano di vascello. Al contrario, il suo antagonista Tom “Iceman” Kazinsky (Val Kilmer) è diventato colonnello e ha protetto il suo compagno, spingendo il vice ammiraglio Cyclone (John Hamm) a convocarlo come istruttore nella leggendaria scuola dell’aviazione militare “Top Gun”.
Il salto nel passato si compie definitivamente quando a scegliere i piloti perfetti per una pericolosissima missione militare sarà proprio Maverick, che si troverà davanti il figlio di Goose, Bradley Bradshaw, detto “Rooster” (Miles Teller). Ad aiutare il capitano a fare i conti con i suoi trascorsi in accademia, c’è una splendida Jennifer Connelly, che interpreta Penny, una sorta di ex fidanzata, direttrice del pub sulla spiaggia che faceva da contorno alle serate scanzonate dei cadetti.
Ad un cast strepitoso si aggiunge la colonna sonora di Zimmer, che in Top Gun: Maverick è parte integrante dello script
L’ottimo cast potenzia un Tom Cruise sempre in linea con i suoi personaggi, che alla soglia dei 60 anni continua a dare il meglio di sé nei film d’azione, non abbandonando quello sguardo che lo ha reso celebre. Miles Teller, che ha collaborato con Kosinski nel suo precedente lavoro Fire Squad: Incubo di fuoco (2017) si conferma tra i più talentuosi artisti del cinema americano indipendente e non, mentre Val Kilmer ritorna sullo schermo in un piccolo ruolo – che però il pubblico sicuramente apprezzerà, vista la sua lunga lontananza dal cinema a causa dei noti motivi di salute.
Nonostante il protagonista (quasi) assoluto sia Maverick, lo script dedica una giusta attenzione a tutti i coprotagonisti, che si dimostrano capaci di reggere il peso di un interprete forte. La Penny di Jennifer Connelly non ha moltissime battute ma è fondamentale per l’evoluzione del personaggio principale, su cui si bilanciano i lasciti del passato con le speranze del futuro. Esattamente come per il Top Gun di Tony Scott, anche in questo sequel la colonna sonora, stavolta composta da Hans Zimmer, è fondamentale sia nel dare il giusto ritmo alla storia che come raccordo con il passato. Il tema principale è di Lady Gaga, che ha scritto il brano Hold My Hand.
Top Gun: Maverick, una sceneggiatura classica per un film che tocca le corde giuste
L’action è uno dei generi cinematografici più prolifici e i numeri vanno sempre crescendo. Dietro tale successo una formula consolidata ma raramente sinonimo di qualità, declinata nelle produzioni spesso mediocri delle piattaforme streaming o in blockbuster cui un pubblico cinematografico sempre più lontano dalla sala riserva invece una calda accoglienza. Nel 2022, proprio come accadeva anche nel 1986, la capacità di attirare il pubblico di un film come Top Gun: Maverick sta nel far convergere vari generi in un mix adrenalinico di grande spettacolarità, senza dimenticare l’importanza di uno script che tocchi a livello emotivo lo spettatore. In questo caso la confezione è evidentemente di qualità e la scommessa è vinta.
Il successo di una sceneggiatura che di primo acchito potrebbero sembrare banale sta proprio nel collocare questi elementi al posto giusto, al momento giusto, con un montaggio incalzante e un accompagnamento musicale ben centrato a far scorrere il tutto. In questo Top Gun: Maverick è un vero e proprio film classico, con i richiami ad una Hollywood del passato.
Un pò vintage ma di sicuro impatto è il fil rouge che lega sentimenti con cui lo spettatore è empaticamente collegato ai protagonisti. L’unione tra uno script ben strutturato, una regia precisa e un ottimo cast, fanno tirare un bel sospiro di sollievo, perché c’era veramente bisogno di un pò di realtà sul grande schermo, potenziata dalle strabilianti immagini in volo. Il clima da guerra fredda, che nel frattempo è sorprendentemente tornato attuale, nella pellicola non c’è più, gli aerei militari hanno tecnologie sempre più avveniristiche e probabilmente tra pochi anni non esisteranno più neanche i piloti “fisici”; ma è proprio la lucidità del regista a lanciare una riflessione su questi argomenti, da un’interessante prospettiva. Questo sequel, la cui uscita è stata rinviata più volte a causa della pandemia, si rivela alla fine dei conti un prodotto ben riuscito, capace di coinvolgere lo spettatore tenendolo incollato allo schermo. Il classico film capace di giovare sensibilmente da una visione in sala, studiato per dare il meglio sul Grande Schermo. Nonostante la storia non sia stata adattata per le nuove generazioni, probabilmente anche gli spettatori più giovani si divertiranno con il rombo dei potentissimi F-18.