Rapiniamo il Duce, film Netflix in streaming dal 26 ottobre 2022 con protagonisti Pietro Castellitto (I Predatori, Freaks Out) e Matilda De Angelis (L’Isola Delle Rose, Youtopia), è stato presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma. Diretto da Renato De Maria (La Prima Linea, Lo Spietato), il lungometraggio rientra nella categoria dell‘heist movie, genere da sempre molto apprezzato dal pubblico, con predecessori di grandi successo che vanno da un capolavoro come I Soliti Ignoti alla saga degli Ocean’s, fino alla più recente serie TV La Casa di Carta. Nello specifico, Rapiniamo il Duce è ascrivibile alla sottocategoria più ironica del caper.
RAPINIAMO IL DUCE È LA STORIA DI UN GRUPPO DI LADRI CHE PROVA A REALIZZARE IL COLPO DELLA VITA
Rapiniamo il Duce è ambientato a Milano nel 1945, con il secondo conflitto mondiale quasi agli sgoccioli: Isola (Pietro Castellitto), ladro di professione, è il re del mercato nero della città ed è innamorato di Yvonne (Matilda De Angelis), cantante del locale Cabiria e amante del gerarca fascista Borsalino (Filippo Timi). Isola e il suo gruppo di amici riescono ad intercettare un messaggio cifrato in cui scoprono che l’immenso tesoro accumulato negli anni da Mussolini è nascosto proprio a Milano. Ecco che allora viene l’idea folle che può cambiare la vita a tutti loro: rapinare il dittatore di Predappio.
RAPINIAMO IL DUCE: CONTESTO STORICO COME COLORITURA, RITMO E TONI DA FUMETTO
Negli ultimi anni, a partire dal celeberrimo Bastardi Senza Gloria fino ad arrivare al ben più modesto Freaks Out, c’è la tendenza nel cinema di rileggere i fatti storici (soprattutto per quanto riguarda la Seconda Guerra Mondiale) attraverso una chiave pop, quasi fumettistica: Rapiniamo il Duce segue esattamente questa strada, senza però le ambizioni di Tarantino e Mainetti.
Renato De Maria (sceneggiatore oltre che regista) non avrà all’attivo grandi successi ma dalla sua mano traspare comunque l’esperienza più che ventennale: Rapiniamo il Duce è un heist diretto con mano sicura, che fa del ritmo il suo tratto distintivo nel bene e nel male, non facendo mai calare l’attenzione dello spettatore dall’inizio alla fine. Nonostante si esplori poco il background dei personaggi e la narrazione vada troppo veloce in alcuni frangenti – tanto da risultare sbrigativa – lo sviluppo è coerente lungo tutto il film e la sua natura da graphic novel su schermo ci permette di poter accettare di buon grado la sospensione dell’incredulità nelle situazioni più assurde.
RAPINIAMO IL DUCE, UN CAPER BRILLANTE SENZA GRANDI AMBIZIONI
In Rapiniamo il Duce il dramma è ridotto ai minimi termini, a favore dell’azione e dei toni brillanti. Se da un lato questo approccio può apparire banale per una questione puramente commerciale, dall’altro non aveva senso, da premesse del genere, cercare soluzioni più complesse che avrebbero solo appesantito la trama. In questo senso la scelta del casting è stata funzionale allo scopo: oltre alle convincenti prove dei protagonisti e del carismatico Filippo Timi, spiccano Tommaso Ragno, Isabella Ferrari e Marcello Macchia/Maccio Capatonda – lui in un ruolo qui esilarante.
Se si vogliono cercare qui originalità, introspezione, profondità e messaggi politico-sociali importanti siamo completamente fuori strada: l’unico obiettivo di Rapiniamo il Duce è quello di offrire un intrattenimento di buon livello, riuscendoci in modo convincente. Grazie ad una trama intrigante e alla presenza di due delle star emergenti del cinema italiano, il film ha le carte in regola per diventare un successo di pubblico per Netflix nel nostro paese.