The Menu, film presentato al Toronto Film Festival e in anteprima italiana alla Festa del Cinema di Roma, segna il ritorno dietro la macchina da presa del britannico Mark Mylod, regista di grande esperienza soprattutto sul piccolo schermo (nel corso della sua carriera ha diretto puntate di serie prestigiose come Shameless e Game of Thrones). The Menu vanta nel proprio cast nomi come Ralph Fiennes, Anya Taylor-Joy e Nicholas Hoult e prende di mira il mondo della cucina gourmet con uno stile grottesco e a tratti sorprendente.
THE MENU, UN FILM CHE RACCONTA LE DISAVVENTURE DI UNA GIOVANE COPPIA ALL’INTERNO DI UN ESCLUSIVO RISTORANTE D’ALTA CUCINA
The Menu mette in scena la storia di Tyler (Nicholas Hoult), un appassionato di cucina che, accompagnato dalla splendida Margot (Anya Taylor-Joy), realizza il sogno di una vita: andare a cena dallo chef Slowik (Ralph Fiennes), un guru che, assieme al suo efficiente staff, gestisce un ristorante esclusivo su una piccola isola del Pacifico. La coppia, assieme ad altri fortunati clienti, non vede l’ora di provare il menù ricercato dello straordinario cuoco, tuttavia l’esperienza che vivranno sarà diversa da quella che avevano immaginato.
TRA DARK COMEDY E THRILLER/HORROR, THE MENU È UN FILM CHE FA SATIRA INTELLIGENTE SUL MONDO DELLA CUCINA GOURMET
Scritta da Seth Reiss e Will Tracy (il secondo ha lavorato con il regista nella premiata serie HBO Succession), The Menu è una dark comedy che si evolve, nel corso della sua durata, in un thriller/horror teso e in alcuni momenti quasi scioccante; tanto che negli States il film è Rated-R, ovvero vietato ai minori di 17 anni.
Mark Mylod, da bravo mestierante, sfrutta al meglio tutte le risorse a sua disposizione: la regia è solida, la gestione dei tempi narrativi è convincente – grazie anche al contributo in fase di montaggio di Christopher Tellefsen (A Quiet Place) – e dal punto di vista visivo c’è dietro un lavoro di ricerca dell’immagine notevole. Il merito, oltre che di Mylod, è del direttore della fotografia Peter Deming, collaboratore di David Lynch in Twin Peaks – Il Ritorno, Strade Perdute e Mulholland Drive.
The Menu racconta, in maniera decisamente originale, quello che è diventato oggi il panorama dell’alta cucina mondiale: i cuochi sono ormai diventate delle vere e proprie superstar, quasi dei profeti da venerare e ammirare in ogni loro aspetto comprese le loro stravaganze – da questo punto di vista non mancano parallelismi con la satira sull’arte contemporanea operata da Ruben Östlund in The Square. Mylod e gli sceneggiatori utilizzano appositamente un tono surreale per esasperare il fanatismo che si è creato attorno a queste figure e, in gran parte della durata del lungometraggio, riescono efficacemente a smitizzare questo mondo.
IL FILM THE MENU, NONOSTANTE QUALCHE PROBLEMA NARRATIVO, REGALA AL PUBBLICO UN INTRATTENIMENTO DI OTTIMO LIVELLO
Tuttavia The Menu presenta qualche forzatura narrativa e non riesce sempre a gestire il mix di generi con omogeneità: man mano che la pellicola si avvicina verso il finale la dark comedy viene drasticamente soppiantata dal dramma e dal thriller, appesantendo l’atmosfera in maniera eccessiva. Il film, tra le altre cose, vorrebbe anche sottolineare l’enorme pressione che questi cuochi, definiti come veri e propri artisti, subiscono in una società che non permette errori ma stona con la critica caustica alla base dell’opera.
Al netto di ciò il regista riesce a portare a casa il risultato egregiamente, grazie anche al contributo di un cast in stato di grazia: Nicholas Hoult (Mad Max: Fury Road, Tolkien, The Great), Anya Taylor-Joy (The Witch, Ultima Notte a Soho e La Regina degli Scacchi) e soprattutto Ralph Fiennes (la saga di Harry Potter, Strange Days, Spider, Grand Budapest Hotel) sono assolutamente perfetti nei loro ruoli.
Nonostante l’ottima fattura, The Menu non ha l’ambizione di inseguire la provocazione artistica di registi del calibro di Marco Ferreri (La Grande Abbuffata) o Peter Greenaway (Il Cuoco, il Ladro, Sua Moglie e l’Amante). Mark Mylod non è un autore: è più uno shooter – termine molte volte utilizzato con un’accezione dispregiativa – ma con la sua esperienza e la sua professionalità regala al pubblico quasi due ore di intrattenimento intelligente e per nulla scontato.