Family Dinner, film horror legato al cibo, porta in mente il sottobosco dei film di genere che negli ultimi anni ha attinto a piene mani al tema del rapporto della società con l’alimentazione, oggettivando quest’ultima in una serie di significati più o meno simbolici: da Fresh di Mimi Cave a Piggy di Carlota Pereda, da Pig di Michael Sarnoski a The Menu di Mark Mylod. Family Dinner segna il debutto nel lungometraggio dell’austriaco Peter Hengl e – a suo modo – si inserisce a pieno titolo in questo filone, attraverso un horror psicologico che prende di mira alcuni pilastri sociali e culturali della società contemporanea. In Italia il film ha inaugurato la sezione Crazies del 40° Torino Film festival, edizione 2022.
L’attesa della domenica di Pasqua in Family Dinner
Non è un caso che in Family Dinner la storia ci venga introdotta da una ragazza in sovrappeso, Simi (un’azzeccatissima Nina Katlein), che, durante le vacanze di Pasqua, si fa ospitare in un casolare sperduto nella campagna austriaca da sua zia Claudia (Pia Hierzegger) e dal compagno della zia, Stefan (Michael Pink). La zia, oltre ad essere la madre del giovane Filipp (Alexander Sladek), è anche una famosa nutrizionista: i suoi libri sul mangiare sano sono diventati dei veri e propri bestseller e Simi ha l’idea di chiederle aiuto per perdere i suoi chili di troppo.
Le aspettative della ragazza di passare le vacanze di Pasqua a contatto con dei parenti che non vedeva da tempo e con il buon proposito di iniziare a dimagrire sono però destinate a cambiare quando si accorge degli strani comportamenti di zia Claudia e di Stefan, non solo nei suoi confronti ma anche verso suo cugino Filipp con cui condivide la camera da letto. Mentre i modi di fare dei due diventano sempre più inquietanti, la Pasqua si avvicina.
Family Dinner: il significato di un film horror fatto di atmosfere e psicologie
Che ci sia qualcosa che non va nella famiglia che ospita Simi lo capiamo fin da subito, ma Hengl cuoce il proprio film a fuoco lento, dividendo i novanta minuti in sette capitoli (tanti quanto sono i giorni che ci separano dalla cena di Pasqua, ovvero la “family dinner” del titolo) e disseminando una serie di indizi che iniziano a preparare il terreno per le scene finali. Ma, a parte il terzo atto più esplosivo, la pellicola è tutt’altro che un horror violento che gronda di sangue: il terrore prende esclusivamente le sembianze di un ambiente oppressivo, di sguardi bizzarri, di comportamenti border-line.
La fotografia espressionista di Gabriel Krajanek, la scelta di scenografie spigolose e claustrofobiche e, non ultimo, un cast molto centrato riescono a dare la giusta forma ad un affresco inquietante che gioca soprattutto sulle dimensioni psicologiche dei personaggi. Certo, ci sono un paio di ingenuità a livello di sceneggiatura che finiscono per rendere il finale più prevedibile del dovuto, ma quello che c’è in mezzo è godibilissimo e Hengl trova il tempo anche di spezzare la tensione con dei momenti ironici e volutamente grotteschi.
L’etica nutrizionista, la famiglia funzionale e il fanatismo religioso: la spiegazione di Family Dinner
Dopotutto Family Dinner è una presa in giro nemmeno tanto sottile di almeno tre temi che la pellicola prova a sviscerare. Da una parte c’è il conflitto tra l’etica nutrizionista di Claudia e i problemi di peso di Simi, un dialogo che ammicca l’occhio più di una volta alle teorie della body positivity senza però svoltare nel manifesto di denuncia. C’è poi il tema della famiglia funzionale, che in realtà scopriamo essere molto disfunzionale e tutt’altro che dedita alle buone maniere, ricordando a tratti l’immaginario un po’ inquietante che Yorgos Lanthimos aveva ricreato per il suo Dogtooth.
Infine, il tema della religione e della tradizione, che qui diventa vero e proprio fanatismo mistico, cibo per il corpo piuttosto che per l’anima. In generale quella di Hengl è una critica caustica proprio a questo pseudo-baluardo di difesa dalla contemporaneità: la villetta in campagna, il chilometro zero, il biologico, la religione, la caccia, la famiglia tradizionale, il ritorno alle origini e via dicendo sono tutti elementi di un fortino ideologico e intransigente in cui Claudia e Stefan finiscono per trincerarsi, fuggendo dall’idea stessa di mondo civile e civilizzato e da una Vienna che immaginiamo solo in lontananza.
Nonostante dunque una serie di problemi non secondari di scrittura, Family Dinner va apprezzato per questa sua capacità tutt’altro che banale di esplorare diverse tensioni sociali, contaminarle tra di loro e in un certo modo anche farle dialogare. Per rimanere in tema: un piatto pieno di sapori che va masticato lentamente.