The Fabelmans, nuovo film di Steven Spielberg, rappresenta un unicum nella filmografia del grande cineasta statunitense. Un’operazione di introspezione che – come raccontato dal cineasta in un incontro pubblico cui ha presenziato a New York insieme a Martin Scorsese – prima della pandemia non avrebbe mai pensato di fare. Ma l’impatto devastante del Covid sulle nostre vite ha fatto mettere in discussione molte convinzioni, portando Spielberg ad usare il suo mezzo d’elezione per aprirsi esplicitamente con il proprio pubblico.
Il risultato finale è un film straordinario: The Fabelmans, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma e al cinema in Italia dal 22 dicembre, non solo è la pellicola più intima del regista di Jurassic Park e Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo ma anche forse il suo miglior film degli ultimi vent’anni.
LA TRAMA DI THE FABELMANS, IL NUOVO FILM DI STEVEN SPIELBERG
The Fabelmans mette in scena la storia di Sammy Fabelman (Gabriel LaBelle), un ragazzino che assieme alla sua famiglia si trasferisce dal New Jersey all’Arizona. I suoi genitori, Burt (Paul Dano) e Mitzi (Michelle Williams), gli fanno scoprire da piccolo la magia del cinema, tanto che la Settima Arte diventa quasi un’ossessione per il nostro protagonista. Tra segreti familiari e un’adolescenza tutt’altro che semplice, Sammy si troverà a vivere intensamente due decenni fondamentali per la storia degli Stati Uniti: gli anni Cinquanta e Sessanta.
IN THE FABELMANS L’ESSENZA DI STEVEN SPIELBERG: IL SIGNIFICATO DELL’INCONTRO TRA CINEMA ALTO E POPOLARE
Sceneggiato dallo stesso regista e dal drammaturgo Tony Kushner (Munich, Lincoln), The Fabelmans racchiude all’interno delle sue due ore e mezza l’essenza del cinema di Spielberg, un vero e proprio manifesto artistico ed emotivo di un genio che ha emozionato generazioni di spettatori.
La straordinaria capacità del cineasta premio Oscar di mescolare cinema autoriale e cinema popolare raggiunge in The Fabelmans vette altissime, a livello di forma (per merito anche dell’apporto di Janusz Kaminski, storico direttore della fotografia di Spielberg) e, soprattutto, di sostanza. La natura della storia permette infatti a chiunque di relazionarvisi ma non è noiosa né banale, mentre la confezione registica è incredibilmente raffinata pur non indugiando in orpelli e autocompiacimenti.
Nonostante la durata impegnativa di due ore e mezza il film scorre in maniera piacevolissima, senza perdersi in lungaggini e senza facili escamotage di scrittura. Oltre al suo valore simbolico, autobiografico e metacinematografico, il nuovo film di Steven Spielberg riesce infatti a tenere incollati allo schermo grazie alla sapiente gestione del ritmo e dei registri narrativi al suo interno – tra cui quello della commedia, genere in cui Spielberg si è poco cimentato ma che maneggia con estrema naturalezza.
LA SPIEGAZIONE DEL SIGNIFICATO DI THE FABELMANS È NEI RAPPORTI TRA I SUOI PERSONAGGI
The Fabelmans è un‘opera che può creare una sensazione iniziale di straniamento. Quando si ha di fronte uno degli uomini più influenti del cinema moderno, dalla filmografia così vasta e così importante, si pensa di conoscerlo bene attraverso i suoi lavori, arrivando a idealizzarne la personalità. Nel momento invece in cui questi si mette completamente a nudo, scendendo dal suo piedistallo di semidivinità del grande schermo e mostrandoci tutta la sua umanità, allora le nostre certezze vengono meravigliosamente rimesse in discussione.
Diverse sono le tematiche toccate da Spielberg nel film, in primis il racconto familiare. La dinamica tra Sammy, una madre che è una grande artista mancata (una Michelle Williams convincente) e un padre decisamente più pragmatico (un grande Paul Dano) è realistica, viscerale ed emozionante. Lo stesso si può dire del legame con gli altri familiari, che siano di sangue come le sorelle e lo zio Boris o acquisiti come l’interessante personaggio interpretato da Seth Rogen. È infatti proprio questa rete di rapporti così ben tratteggiati che ci permette di poterci rivedere nel giovane protagonista, le cui sfide sono simili a quelle che ognuno di noi ha dovuto fronteggiare nella vita.
SPIELBERG IN THE FABELMANS TROVA IL SIGNIFICATO DEL CINEMA NELLO SGUARDO DEL REGISTA
Altro argomento fondamentale affrontato in The Fabelmans è il rapporto di Spielberg con il Cinema e ciò che rappresenta per lui: il percorso di crescita di Sammy ci porta a mostrarci due lati della stessa medaglia, ovvero il concetto quasi felliniano del cinema come mezzo capace di incarnare i propri sogni ma anche la potenza di un medium in grado di manipolare la realtà a proprio piacimento.
L’attenzione quasi maniacale di Spielberg verso gli strumenti del suo futuro mestiere (numerose sono le scene che mostrano questo dettaglio) è una toccante dichiarazione d’amore verso il grande schermo, quasi commovente per la sua limpidezza e sincerità. The Fabelmans trasuda in ogni frame la forza dirompente della passione del Maestro, quella che gli ha permesso in oltre cinquant’anni di carriera di creare pietre miliari amate dal pubblico di tutto il mondo.
Gli ultimi minuti del lungometraggio poi sono una vera e propria lezione per i giovani autori: quello che conta, alla fine, non è tanto ciò che si rappresenta ma come lo si rappresenta. Il Cinema è una questione di sguardo, di prospettiva, di orizzonte: solo l’occhio dell’artista è in grado di regalare unicità all’opera.
Tutti questi elementi rendono The Fabelmans un capitolo fondamentale del percorso artistico del filmmaker di Ready Player One e di The Post, nonché un solido candidato per la stagione dei premi.