Tár, film in cui Cate Blanchett interpreta la direttrice d’orchestra Lydia Tár, è stato candidato a 6 premi Oscar 2023 (incluse le nomination per Miglior Film e Miglior Attrice Protagonista) ed è stato premiato con la Coppa Volpi al Festival di Venezia 2022. Il lungometraggio, della durata di 2 ore e 38 minuti, è stato portato in sala da Universal Pictures il 9 febbraio 2023 e lo studio ha scelto una release solo al cinema senza annunciare quando sarà disponibile in streaming in Italia.
L’attrice protagonista non ha bisogno di presentazioni ma è necessario sottolineare quanto la sua presenza sia fondamentale per la riuscita del progetto di Todd Field. Il regista e sceneggiatore di Tár ha addirittura dichiarato che, in un decennio di gestazione dello script, ha sempre e solo avuto in mente Cate Blanchett come protagonista e che con un’altra interprete il film non sarebbe stato possibile. La diva di Carol e Don’t Look Up riesce di fatto a dar vita con fermezza a un personaggio difficile, diventando un tutt’uno con la potenza e l’ambiguità di una donna ‘ingombrante’ nella vita privata e in quella pubblica, ossessionata dal controllo e dalla magnificenza del potere.
LA TRAMA DI TÁR, IL FILM SU UNA DIRETTRICE D’ORCHESTRA COL PREMIO OSCAR CATE BLANCHETT
Lydia Tár è un’affermata direttrice d’orchestra e compositrice, discepola del leggendario direttore e compositore Leonard Bernstein e prima direttrice della Berliner Philharmoniker. Genio della musica classica dal talento trasversale, come donna fuori dagli schemi ha infranto il proverbiale tetto di cristallo e ha raggiunto l’apice del suo settore.
Anche la sua vita privata è completa: ha una moglie (Nina Hoss), fidata compagna ma anche primo violino della sua orchestra, con la quale ha adottato una bambina. Come spesso succede però l’apparenza inganna: durante le prove per l’esecuzione della Sinfonia N.5 di Gustav Mahler inizieranno a manifestarsi le prime avvisaglie di qualcosa che cambierà per sempre la vita della protagonista.
TÁR: LA STORIA VERA. È UN BIOPIC? LYDIA TÁR ESISTE DAVVERO?
Davanti al film di Field la prima domanda è se si tratti effettivamente di un film biografico, perché tutto riguardo alla pellicola – da come è realizzata al modo in cui è stata promossa dagli uffici stampa internazionali – sembra suggerire che si tratti di un biopic. La realtà è che però Tár è un film di finzione e che Lydia Tár non esiste ed è un personaggio di fantasia.
CHI È LA VERA GRANDE DIRETTRICE D’ORCHESTRA LESBICA CHE VIENE CITATA IN TÁR?
Il ruolo portato magnificamente in scena da Cate Blanchett però non è certo privo di collegamenti con la realtà: le similitudini con la direttrice d’orchestra realmente esistente Marin Alsop sono infatti sospettosamente numerose, tanto che la stessa Alsop ha avuto parole al vetriolo per il film. «Sono offesa come donna, come direttrice d’orchestra e come lesbica», ha dichiarato al Sunday Times.
La Alsop, che viene esplicitamente citata nella prima mezz’ora della pellicola (probabilmente proprio per evitare problemi legali di sovrapposizione con la protagonista), come Lydia Tár è una direttrice d’orchestra che insegna in un importante conservatorio americano, gestisce una borsa di studio per giovani donne del settore e ha studiato sotto Bernstein. Esattamente come il personaggio del film, la Alsop è inoltre lesbica, ha un figlio adottivo con una musicista di cui è partner da lungo tempo e conduce un’importante orchestra europea (la Vienna Radio Symphony Orchestra).
LA SPIEGAZIONE DEL SIGNIFICATO FINALE DI TÁR STA NEL SENSO DEL POTERE
A ben 16 anni dal suo ultimo film Little Children, Todd Field confeziona un’ampia riflessione sul potere. Il suo esercizio, l’impatto che ha nella costruzione del sé ma anche quello sulle persone che gravitano intorno a chi lo detiene sono tutti spunti su cui Tár insiste. Un potere che esalta ma che allo stesso tempo fagocita, con uno script che si insinua tra le pieghe di una leadership basata su condotte nefaste e tutt’altro che etiche.
Con Tár l’autore tratta la forma filmica proprio come fosse una composizione musicale, calcando la mano sulle pause e i crescendo, sui forte e i pianissimo; esattamente come se seguisse la partitura destinata a un direttore d’orchestra. Nell’andamento ritmico del montaggio di Monika Willi (Happy End) e nella fotografia di Florian Hoffmeister (True Detective) e la scenografia di Marco Bittner Rosner (V per Vendetta) le immagini si susseguono come note. I vuoti diventano la sottolineatura dei tempi e gli spazi raccolti, legnosi e geometrici contribuiscono a definire la realtà della protagonista, ossessionata dalla musica come rumore di fondo o colonna sonora perenne, che accompagna la sua vita ma che la condurrà anche verso un punto oscuro in cui dovrà fare i conti con se stessa.
CATE BLANCHETT, ATTRICE STRAORDINARIA PERFETTA PER LYDIA TÁR
Il mezzo cinematografico si colora inoltre a più riprese di teatro, a partire dalla scena di un’intervista in cui la protagonista entra subito in contatto con lo spettatore. Indispensabili in tal senso il magnetismo e la grande esperienza in entrambe i contesti di Cate Blanchett, tra i pochi ad essersi aggiudicati nell’arco della propria carriera l’EGOT (acronimo che indica il ‘grande slam’ degli attori: la vittoria di Emmy, Grammy, premio Oscar e Tony Award).
NONOSTANTE TUTTO TÁR È BEN LONTANO DALL’ESSERE UN FILM PERFETTO
Tár brilla soprattutto per il contributo proprio della Blanchett, sin dall’inizio della stagione dei premi favorita per la statuetta come miglior attrice agli Oscar 2023. Il film, pur rimanendo un buon progetto, risente però di uno script altalenante, appesantito da troppe elucubrazioni che girano a vuoto e dove il thriller psicologico di fondo non trova il giusto intreccio per risolvere, svelare e soprattutto approfondire i personaggi e i loro legami.
IL SIGNIFICATO SIMBOLICO DI TÁR, DA UNA DIRETTRICE D’ORCHESTRA TRA SCANDALI E ABUSI ALLA CANCEL CULTURE
Il tema dello scontro generazionale ricorre in diversi momenti della pellicola, in particolare in una lezione che la protagonista tiene nel prestigioso conservatorio e scuola di arti performative Juilliard e nel finale che è tutto giocato sul simbolismo tra vecchio e nuovo mondo.
Field decide di trattare le questioni degli abusi di chi ha una posizione di potere e della cancel culture senza esprimere un giudizio esplicito sugli scandali che hanno travolto il mondo del cinema.
LA SPIEGAZIONE DEL SIGNIFICATO SIMBOLICO DI TÁR
È comunque chiaro come in Tár il regista abbia scelto di narrare la storia di una direttrice d’orchestra non tanto per parlare del mondo della musica classica quanto per i tantissimi simboli legati alla figura del direttore d’orchestra, che si trova letteralmente su un piedistallo, dispone del tempo e delle ‘voci’ altrui e – pur senza scomodare il John Cage di 4’33” – può arrivare a “comandare” persino il silenzio.
Pur senza un finale netto Todd Field porta lo spettatore ad interrogarsi su una storia che intreccia la sfera pubblica con quella privata ma che non arriva a rivelare una verità assoluta su chi sia realmente la sua protagonista Lydia Tár. Una cosa è certa: al di là delle considerazioni più squisitamente tecniche Cate Blanchett rimane tra le poche interpreti capaci di creare personaggi che toccano l’anima dello spettatore anche in lavori tutt’altro che perfetti.