Decision To Leave segna il ritorno di Park Chan-wook, grandissimo regista coreano noto per lavori straordinari come la trilogia della vendetta (Mr. Vendetta, Oldboy e Lady Vendetta) e Mademoiselle. Il film, premiato per la Miglior Regia al Festival di Cannes 2022, aggiunge un ulteriore tassello alla straordinaria filmografia di un maestro che ha dato un contributo decisivo nel plasmare una delle realtà cinematografiche più fertili degli ultimi vent’anni.
DECISION TO LEAVE RACCONTA IL COMPLICATO RAPPORTO TRA UN DETECTIVE E LA SOSPETTATA DI UN OMICIDIO
Il protagonista di Decision To Leave è Hae-Jun (Park Hae-il), un detective che sta indagando sulla morte di un uomo caduto apparentemente durante una scalata. Lavorando sul caso conosce Seo-rae (Tan Wei), la misteriosa moglie cinese della vittima, che diventa la principale indiziata della morte del marito. Nel corso delle indagini Hae-Jun svilupperà un’attenzione quasi morbosa nei suoi confronti, mettendo a dura prova la propria integrità professionale e personale.
DECISION TO LEAVE HA NEL COMPARTO TECNICO UNO DEI SUOI STRAORDINARI PUNTI DI FORZA
Dopo ben sei anni dal suo ultimo lavoro cinematografico, con Decision To Leave il grande autore coreano torna ai nostri giorni con una pellicola che contiene al suo interno molteplici generi. La messa in scena di Park Chan-wook è semplicemente straordinaria: dai tagli di luce all’utilizzo della profondità, passando per l’attenzione verso i dettagli in campo e per lo sguardo sugli ambienti (naturali e non), ogni inquadratura ha la sua specifica importanza sia dal punto di vista estetico che narrativo.
L’elegantissima mano del regista viene supportata in particolare modo dal montaggio superlativo di Kim Sang-beom (da sempre editor del cineasta), in grado di dare respiro e ritmo ad una storia densa di avvenimenti e di ribaltamenti di fronte attraverso diverse tecniche, tra cui flashback e match cut.
IL MIX DI GENERI IN DECISION TO LEAVE E UNA SCRITTURA CONVINCENTE MA NON PRIVA DI DIFETTI
Decision To Leave parte come giallo ma ben presto il focus del film si concentra su altro e la pellicola si trasforma in un noir dove il legame tra la presunta colpevole e il poliziotto diventa centrale. L’evoluzione del rapporto tra i protagonisti si sviluppa come se fosse un thriller, dove non mancano né i colpi di scena né la tensione – che scaturisce dalla costruzione psicologica della loro relazione.
Tuttavia, per quanto la trama possa essere coinvolgente e per quanto siano apprezzabili alcune chiare fonti di ispirazione per Park Chan-wook (Hitchcock e Wong Kar-wai su tutti), la scrittura di Decision To Leave ha anche qualche pecca: in alcuni momenti lo script si arena in topoi non originalissimi (quello della femme fatale su tutti) e la caratterizzazione del detective Hae-Jun non brilla per definizione. A volte si ha la sensazione che il maestoso impianto visivo, pieno di virtuosismi, fagociti la storia facendo prevalere la splendida forma sulla sostanza.
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DECISION TO LEAVE, CON LA SUA ELEGANZA, CATTURA LO SPETTATORE DALL’INIZIO ALLA FINE
Nonostante ciò non si può non rimanere ammaliati dalla poesia e dalle atmosfere di Decision To Leave. Il percorso di Seo-rae e Hae-Jun mette alla prova lo spettatore sulla valutazione etica di alcune scelte che potrebbero avere conseguenze dolorose. Dall’inizio sino al finale, in cui racchiude l’essenza stessa dell’opera, il lungometraggio è un ottovolante emotivo costruito con la classe e l’eleganza inconfondibile di uno straordinario filmmaker che riesce a racchiudere magistralmente cinema classico e modernità.
Attualmente al lavoro su un nuovo progetto (una serie per HBO e A24 con Robert Downey Jr.), Park Chan-wook ha ancora voglia di sorprendere il pubblico e con Decision To Leave ha realizzato l’ennesima perla della sua carriera, con una forza evocativa che è prerogativa solo dei grandi film.