Guardiani della Galassia Vol. 3 (2023) è l’ultimo film della trilogia avviata nel 2014 da James Gunn. Una conclusione che promette ma non garantisce una chiusura definitiva con i Guardians of the Galaxy (anche perché sappiamo che nel multiverso del MCU i team supereroistici si rinnovano continuamente) e che però segna senza dubbio una cesura netta per l’esperienza del regista e sceneggiatore che tanto li ha definiti sul grande schermo. Gunn infatti, tornato a lavorare con la Marvel dopo un confuso valzer di licenziamenti e reintegri, dice definitivamente addio alla ‘Casa delle Idee’ per abbracciare pienamente la sua posizione di amministratore delegato (in tandem con Peter Safran) e direttore creativo dei DC Studios di casa Warner Bros. Discovery.
GUARDIANI DELLA GALASSIA VOL. 3, JAMES GUNN E IL RUOLO DEI REGISTI NEI FILM MARVEL
Un commiato che rende giustizia a una delle compagini più influenti – per tono e stile – del cinema popolare dell’ultimo decennio nonché al ruolo che un autore forte può svolgere anche in un contesto in cui i registi contano relativamente poco (la ex dirigente Marvel Victoria Alonso poco tempo fa dichiarò che «Non sono i registi a dirigere i cinecomic MCU, siamo noi dirigenti»).
Guardiani della Galassia Vol. 3 non avrebbe infatti avuto senso di esistere senza l’impronta ironica, dissacrante e sensibile di James Gunn, affinata nel percorso che dal trash della casa di produzione indipendente Troma Entertainment lo aveva portato alla horror-comedy Slither e all’apprezzabilissima dramedy supereroistica Super (con l’irresistibile coppia Rainn Wilson – Elliot Page) prima di arrivare a dirigere le avventure di Star Lord e soci.
La sfida di rendere intimo un ottovolante spaziale fatto di creature improbabili ed esplosioni
Questo amalgama riuscito, che ha risentito positivamente di storyline originali e abbastanza indipendenti dai vincoli spesso troppo stringenti del MCU, torna ancora una volta accompagnato da una colonna sonora che è parte integrante del film e che stavolta più che mai sottolinea l’anima emotiva della pellicola. Guardians of the Galaxy Vol. 3 è incentrato sull’idea che quei sentimenti che possono renderci così deboli sono anche l’ago della bilancia capace di definire l’equilibrio dell’intero universo e ha pertanto il merito di rendere intima un’avventura epica di scala spaziale.
L’AMORE, IL LUTTO E UNA GRANDE MINACCIA IN GUARDIANI DELLA GALASSIA VOL. 3
La trama di Guardiani della Galassia Vol. 3 si colloca direttamente dopo gli avvenimenti narrati in Thor: Love & Thunder e nel mediometraggio in streaming su Disney+ Guardiani della Galassia Holiday Special.
Star Lord (Chris Pratt) non è più lo stesso: da quando la sua amata Gamora (Zoe Saldana) è stata uccisa da Thanos per ottenere la Pietra dell’Anima, ha abbandonato la sua veste più scanzonata per abbracciare i più profondi sentimenti umani e affrontare la realtà della sua doppia natura, terrestre quanto Celestiale. Il destino, inoltre, gli gioca un brutto scherzo con la presenza di una versione ‘alternativa’ di Gamora, che ora è leader dei Ravager e sembra non somigliare per nulla – se non nell’aspetto – al suo grande amore.
Nonostante il suo lutto perenne Star Lord rimane sempre il leader dei Guardiani della Galassia, che devono riunirsi nuovamente per contrastare una nuova minaccia. Il potentissimo Adam Warlock (Will Poulter), figlio della Grande Sacerdotessa Ayesha (Elizabeth Debicki) del popolo dorato dei Sovereign, è stato inviato da un nemico ancora più grande a distruggere l’avamposto dei Guardiani.
COSA PUÒ ESSERE OGGI UN CINECOMIC MARVEL? L’EQUILIBRIO PERFETTO DI GUARDIANI DELLA GALASSIA VOL. 3
Lo script di Guardiani della Galassia Vol.3 ruota attorno a personaggi pienamente introdotti allo spettatore nelle pellicole precedenti e quindi può concentrarsi sul chiaroscuro delle loro caratterizzazioni, facendone emergere i sentimenti più profondi e approfondendo le vicende della vita che li hanno plasmati. Stavolta ad avere bisogno di aiuto è uno dei membri della brigata, Rocket (Bradley Cooper), il procione senza peli sulla lingua protagonista delle azioni più avventurose dei Guardiani.
Il paradosso di Rocket: personaggio surreale, tenero, aggressivo e drammatico
Il focus è tutto sul drammatico passato di Rocket, rivissuto attraverso flashback inseriti in punti strategici del montaggio e che sono il fulcro della costruzione del personaggio dell’Alto Evoluzionario (Chukwudi Iwuji), un villain egocentrico e spietato. In aiuto dell’amico e successivamente per perseguire uno scopo più alto, Star Lord, Nebula (Karen Gillan), Drax (Dave Bautista), Mantis (Pom Klementieff), Groot (Vin Diesel) e Gamora dovranno affrontare una flotta nemica e prendere decisioni che si ripercuoteranno inevitabilmente sul proprio futuro.
James Gunn, unica firma dietro lo script, scrive e confeziona Guardiani della Galassia Vol.3 come un lavoro capace di gestire con grande equilibrio le potenzialità del genere cinecomic: non manca l’elemento del giocoso, perfetto per farne un contenuto per famiglie, ma vengono sfruttate con esperienza anche le coloriture drammaturgiche più adatte a creare empatia con un pubblico adulto. In questo il regista dimostra di aver compreso appieno la lezione del fumetto supereroistico, forma d’arte pop che però nelle sue migliori iterazioni riesce ad astrarre l’universale dal particolare e ci racconta meraviglie e miserie del quotidiano attraverso l’uso di allegorie e metafore.
GUARDIANI DELLA GALASSIA VOL. 3 CHIUDE A PERFEZIONE UN ‘MIXTAPE’ DI DIVERTIMENTO, ENERGIA E BUONI SENTIMENTI
Non è un segreto che a svolgere un ruolo principe nella ricetta di questa saga vi sia stata sin dall’inizio una selezione musicale di altissimo livello, capace di spaziare tra un ampio assortimento di canzoni celeberrime ma particolarmente vincolata al soul e r’n’b degli anni 70. Un aspetto questo che ha trovato anche un saldo legame con la storia, con i mixtape di Peter Quill che hanno sempre mantenuto vivo il legame del protagonista col suo pianeta d’origine.
Dai Radiohead ai Beastie Boys, gli anni ’90 di Peter Quill
Qui il leitmotiv continua, si espande alle produzioni degli anni ’90 e assurge a un ruolo più incisivo che mai. In Guardiani della Galassia Vol. 3 infatti l’elemento musicale è di importanza vitale e contribuisce in modo considerevole a sottolineare la divisione del film in due archi diversi per ritmo e sensibilità. Alle note malinconiche di una struggente versione acustica di Creep dei Radiohead si contrappone così l’energia di No Sleeps Till Brooklyn dei Beastie Boys, che inonda di potenza una scena d’azione in piano sequenza altrimenti caratterizzata da tutt’altro sapore.
Con Guardiani della Galassia Vol. 3 Gunn si approccia al terzo capitolo di una trilogia, che è generalmente il più problematico da affrontare, con la consapevolezza di chi ha il coraggio di snaturare in parte la spensieratezza a favore dell’intensità – e ci riesce benissimo. Meno frenetico e molto più sentito di tanti altri capitoli di un MCU sempre più affannato e ripetitivo, questo nostalgico capitolo conclusivo è il miglior commiato che Gunn potesse firmare dalla sua ‘creatura’ in casa Marvel.