Renfield, nuovo film su Dracula con Nicholas Cage diretto da Chris McKay, racconta ancora una volta l’iconico vampiro attraverso gli occhi di chi lo incontra nel suo cammino. Se nel capolavoro letterario del 1897 di Bram Stoker la narrazione era affidata indirettamente a lettere, articoli di giornale e pagine di diario, qui passa per gli occhi del suo fedele servo Robert Montague Renfield (Nicholas Hoult de La Favorita), in piena crisi emotiva.
La sceneggiatura, firmata dal fumettista e autore di The Walking Dead Robert Kirkman, non ripercorre quindi gli eventi del romanzo ma si ricollega anzi al film Dracula del 1931, di Tod Browing (Freaks) e con Bela Lugosi, di cui è un sequel diretto. Nessun legame invece con Stress da Vampiro (Vampire’s Kiss), horror comedy di culto del 1988 di cui Cage era protagonista.
RENFIELD, IL NUOVO FILM SU DRACULA CON NICHOLAS CAGE, RILEGGE IN MODO DISSACRANTE IL RAPPORTO TRA VAMPIRO E FAMIGLIO
L’idea di rileggere in chiave comica il rapporto malato tra l’iconico non morto e il suo più fedele famiglio come un rapporto lavorativo disfunzionale è la vera intuizione di Renfield. La storia, ambientata ai nostri giorni, adatta la personalità del title character ai tempi moderni, facendone un trentenne nevrotico che arriva a rivolgersi a un gruppo di supporto emotivo per uscire dalla relazione tossica con il suo capo.
Lo spin inusuale dà freschezza a un personaggio stranoto e ovviamente le premesse per ridere dei canoni dell’horror classico ci sono tutte. Nicolas Cage dà il suo meglio con un Dracula sopra le righe che gode nel manipolare in modo spietato la mente altrui, lontanissimo dalla grave drammaticità del personaggio originale, che così magnificamente portò su celluloide Francis Ford Coppola (peraltro zio di Cage) in Dracula di Bram Stoker del 1992.
LA TRAMA DI RENFIELD: HORROR E COMMEDIA PER UN MIX KITSCH POTENZIALMENTE IRRESISTIBILE
Renfield, già forte di questa declinazione originale, funziona abbastanza bene anche grazie a una narrazione ricca di citazioni e omaggi che fanno da ponte tra il passato fumoso degli horror classici e l’adattamento del genere ad oggi. Il film si apre infatti con una sequenza in bianco e nero che trasporta lo spettatore nei monster movie classici della Universal, che tra il 1923 e il 1956 hanno plasmato l’immaginario collettivo di personaggi come Dracula, Frankenstein e la Mummia.
Questa nuova lettura di Dracula del 2023 è ambientata in una New Orleans corrotta e dallo skyline nebuloso, dove lo storico schiavo del vampiro ha deciso di trasferirsi portando con sé il suo padrone dopo l’epica lotta che lega, nei minuti iniziali del film, il passato al presente. In convalescenza, il Conte ha la necessità di nutrirsi di ottime prede, incalzando un sempre più umano Renfield, che stanco del suo degradante lavoro decide di unirsi ad un gruppo terapeutico per liberarsi dalla relazione disfunzionale con il suo padrone.
NICHOLAS CAGE, VAMPIRO SADICO CHE DOMINA LA SCENA
Il Dracula di Nicolas Cage è distinto, amante del buon gusto e delle buone maniere (tanto da bere il sangue delle sue vittime in un bicchiere da Martini) ma anche eccentrico: la caratteristica recitazione sopra le righe dell’interprete è infatti fondamentale nel contribuire a definire il tono piacevolmente kitsch e autoironico del film.
Sadica e machiavellica, questa incarnazione del Signore dei Vampiri è tra i mostri cinematografici più interessanti e riusciti degli ultimi anni. Cage infatti apporta sì la sua carica esuberante ma lavora di fino anche nel ricalcare quella prossemica teatrale tipica delle vecchie pellicole, che ben si sposa con un tocco di narcisismo tipico della società contemporanea. Interessante anche il gioco di equilibri proposto da Kirkman e McKay tra il famiglio, protagonista di un impeto di ribellione nei confronti del suo padrone, e il totale menefreghismo di Dracula, che ha in mente un piano diabolico che non potrà realizzare senza l’aiuto del suo non più fedelissimo Renfield.
Nessuno avrebbe potuto interpretare questo specifico Dracula meglio di Cage, ma anche Nicholas Hoult è perfettamente in parte e con il suo humor britannico e un’interpretazione che ricalca quei personaggi imbranati ma non troppo à la Hugh Grant, riesce ad essere molto credibile nel ruolo del protagonista. Divertente e a tratti eccessivo, pure il personaggio di Hoult non si prende troppo sul serio, intervallando battute e momenti da commedia splatter a sequenze più introspettive, ma rimanendo sempre legato alle origini del protagonista, che non è comunque un esempio di virtù.
RENFIELD FUNZIONEREBBE A PERFEZIONE SE NON VOLESSE STRAFARE CON POLIZIESCO E VOGLIA DI RISCATTO
La peculiarità di un film come Renfield è quella di rivisitare l’horror classico in chiave contemporanea, sia da un punto di vista della scrittura che del genere. Purtroppo Kirkman e Ridley aggiungono al mix fin qui decantato anche una storyline che vira sul poliziesco, appesantendo la struttura del film. Per sottolineare il cambiamento e la rinascita del protagonista, gli autori inseriscono infatti la storia della poliziotta Rebecca Quincy (interpretata da Awkwafina), che cerca di dare voce alla giustizia in una New Orleans corrotta e dominata dai Lobo, una potente famiglia di trafficanti.
Seppur sia palese la volontà di aggiungere un’ulteriore sfumatura di contemporaneità e differenziare così Renfield dall’horror di tradizione, gli elementi in gioco sono veramente troppi e il risultato finisce per appesantire il grande potenziale con un groviglio di sentimenti e voglia di riscatto che non convince del tutto. In compenso Renfield è un un film sincero, dissacrante e divertente, che offre un punto di vista diverso sul genere e che risulta godibile fino agli ultimi minuti.