Godzilla non ha bisogno di introduzioni (ma se volete potete rileggere quanto abbiamo già detto in occasione di Shin Godzilla e di Godzilla Vs Kong), come del resto non ne ha bisogno chiunque abbia la propria stella nella Walk of Fame di Hollywood. Pezzo importante dell’immaginario collettivo e vera e propria icona del cinema e della cultura nipponica, il re dei mostri negli ultimi anni sta vivendo una vera e propria seconda epoca d’oro, apparendo in svariate pellicole e serie sia internazionali che della propria patria d’origine.
Sullo spirito di questo ritorno in auge, ed in tempo per il settantesimo anniversario dal suo debutto cinematografico, la Toho ha deciso di realizzare un ennesimo reboot che re-immagina le origini di Gojira. Ed è così che, per la regia di Takashi Yamazaki, esce in tutto il mondo Godzilla Minus One.
GODZILLA MINUS ONE, LA TRAMA: LE MOSTRUOSITÀ DELLA GUERRA
Esattamente come il film di Honda del ’53, la storia è ambientata nel Giappone post nucleare. Questa volta però, il protagonista è un soldato kamikaze di nome Kōichi Shikishima (Ryunosuke Kamiki), che a pochi giorni dalla fine del conflitto mondiale fugge dai propri doveri fingendo un malfunzionamento del suo velivolo. Atterrato per le riparazioni nell’isola di Odo, verrà presto scoperto dal capo meccanico Tachibana (Munetaka Aoki), che però deciderà di chiudere un occhio sulla diserzione – del resto, perché morire per una guerra già persa? Presto però l’isola verrà attaccata da una gigantesca creatura chiamata dai locali Godzilla, che causerà la morte di tutti i suoi abitanti tranne appunto il pilota e Tachibana. Tornato in patria, Kōichi – terrorizzato dall’accaduto – dovrà affrontare anche la vergogna di non essere morto servendo il suo paese e il dolore di aver perso tutti quelli che amava. Come chiunque intorno a lui, l’ex soldato cercherà di ricostruirsi faticosamente una vita, ma proprio quando tutto sembrerà riavvicinarsi alla normalità, la creatura dei suoi incubi, Godzilla, trasformata dal conflitto nucleare, tornerà per distruggere un Giappone già allo stremo dopo la Seconda Guerra Mondiale, affossandolo ancora di più verso il declino e la disperazione (da qui il titolo “minus one”).
GODZILLA MINUS ONE: L’ENTUSIASMO È INVERSAMENTE PROPORZIONALE ALLE ASPETTATIVE
Se dal punto di vista tecnico Godzilla Minus One vanta un grande valore produttivo grazie all’ottima fotografia di Kōzō Shibasaki, alle fantastiche musiche di Naoki Satō e agli effetti speciali ad opera del regista Takashi Yamazaki (soprattutto considerando un budget di soli 15 milioni di dollari), il film presenta diverse sbavature qualitative nella confezione, anche se i veri problemi risiedono altrove.
È vero che – come ricordato anche in questa sede – il personaggio di Godzilla non ha ormai bisogno di introduzioni, ma il suo nascere quale diretta conseguenza degli errori umani è forse il principale tratto distintivo della creatura e glissare su di esso priva la pellicola di qualche opportunità narrativa. La scelta di incorporare solo tiepidamente tale aspetto è sicuramente figlia della paura di un’eccessiva ridondanza (al netto di serie e lungometraggi animati, il title character vanta comunque altre 36 pellicole all’attivo); tuttavia questa carenza è compensata solo in parte da una metafora bellica tagliata con l’accetta, il cui sviluppo è affidato a personaggi che pur considerando il genere della pellicola non brillano per tridimensionalità. Se a ciò aggiungiamo che le interpretazioni del cast in più occasioni risultano a dir poco sopra le righe, che la storia procede col pilota automatico e che i dialoghi sono spesso decisamente banali, viene da chiedersi se l’ondata di entusiasmo critico che ha accolto il film sia frutto di un eccesso di generosità o di aspettative in partenza particolarmente basse.
NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE ORIENTALE
La metafora sui pericoli del nucleare – metaforicamente e letteralmente nel DNA di Godzilla – viene accantonata per riproporre un legame tra il mostro e gli orrori della guerra. Nulla di inedito: si pensi ad esempio a Godzilla, Mothra and King Ghidorah: Giant Monsters All-Out Attack del 2001, chiara fonte di ispirazione per questo installment. L’idea è senz’altro interessante e Godzilla, piuttosto che l’incarnazione del fallout radioattivo, diventa quella della sindrome da stress post traumatico affrontata dai veterani di guerra. Del resto, dietro il costume da lucertolone (digitale in questo caso) si è sempre nascosto qualcosa di più: sia essa la paura dell’atomica, dell’inquinamento, o di tutti i vari mostri creati dal sonno della ragione. È proprio per questo ragione che non basta un accostamento metaforico rivisto per stupire lo spettatore che ben conosca il background della saga.
Non fraintendeteci: la cinematografia del lucertolone di Tokyo è zeppa di elementi e copioni infantili (soprattutto per buona parte dell’era Shōwa) e qui almeno l’ambizione vorrebbe essere più adulta, ma è impossibile guardare questo film senza pensare al suo potenziale che, con pochi accorgimenti in fase di stesura e regia, avrebbero reso Godzilla Minus One uno dei migliori della serie anziché l’ennesimo kaiju movie fatto con lo stampino.
Per quanto riguarda la localizzazione nel nostro paese, il film viene infine penalizzato da tempistiche evidentemente affrettate per rispettare l’uscita per il settantennale del suo protagonista. Se l’assenza del doppiaggio può essere quindi giustificata in tale prospettiva e può addirittura far felici i puristi, va sottolineato che purtroppo l’adattamento è mal scritto, con sottotitoli zeppi di errori di battitura e anglicismi insensati che chiaramente non derivano dal parlato originale (facile ipotizzare siano frutto di una traduzione dalla traccia inglese).
Con aspettative contenute Godzilla Minus One può comunque regalare un’esperienza piacevole allo spettatore non troppo esigente, ma al momento risulta comunque ben più riuscita la serie TV Monarch, ispirata all’extended universe del mostro nipponico e disponibile su Apple TV+.