Povere Creature! è il nuovo film del regista greco Yorgos Lanthimos (Il Sacrificio del Cervo Sacro, Dogtooth, The Lobster) . Liberamente tratto dal quasi omonimo romanzo di Alasdair Gray, vede nel cast Emma Stone, Willem Dafoe e Mark Ruffalo ed è stato candidato a 11 premi Oscar, dei quali ha vinto quelli per la miglior attrice protagonista, scenografia, costumi e trucco e acconciature.
Poor Things (questo il titolo originale) è stato salutato dalla maggior parte del pubblico come un racconto femminista di autodeterminazione, ma basterebbe conoscere un minimo la filmografia del cineasta ellenico – padre della weird wave greca e del nuovo surrealismo – per rendersi conto che tra le righe c’è molto di più che un messaggio positivo e di facile lettura. L’autore ateniese infatti ha sempre puntato a spiazzare e mettere in luce i recessi meno rassicuranti dell’animo umano con i suoi film, e questo non fa eccezione.
È così che in un’epoca in cui i produttori di Hollywood confezionano pellicole capaci di marcare sistematicamente tutte le caselle del politicamente corretto, Lanthimos e McNamara (sceneggiatore con cui aveva già lavorato per La Favorita) riescono a cesellare un’opera che dà solo superficialmente l’impressione di assecondare un certo zeitgeist, ma che in realtà se da una parte infierisce sulla (in)umana piccolezza della società patriarcale dall’altra espone tutte le contraddizioni cui non si può sottrarre nemmeno la questione femminile.
Tutto questo fa di Povere Creature! un film che riesce al contempo a denunciare il maschilismo tossico, a celebrare l’autodeterminazione delle donne ma anche a dimostrare quante meschine sfumature possano nascondersi dietro i comportamenti umani – a prescindere da generi e sessi.
LA TRAMA DI POVERE CREATURE! (POOR THINGS)
Bella Baxter è una sorta di moderna creatura di Frankenstein, una bambina nel corpo di una donna adulta. Quando scoprirà la sessualità intraprenderà un viaggio avventuroso alla scoperta di sé, che la porterà a perdersi nelle proprie pulsioni ma a rivendicare la propria libertà di sottrarsi alle aspettative sociali.
BELLA BAXTER, TRA FRANKENSTEIN E FRANKENHOOKER
Nello script di Tony McNamara come nel materiale originale il rimando a Frankenstein è evidente, così come quello alla black comedy del 1990 Frankenhooker. Rispetto all’iconografia della creatura letteraria di Mary Shelley però i codici visivi sono sovvertiti: il ‘mostro’ (che è sempre stata una vittima la cui pericolosità era naturalmente intrinseca) ha una bellezza ammaliante e il ‘creatore’ ha invece tratti somatici mostruosi, che esteriorizzano la sua corruzione e il suo tormento interiore – un po’ nello stesso modo in cui Shakespeare faceva particolarmente leva sulla deformità per definire il suo Riccardo III. Nell’approcciare al topos narrativo della creazione e resurrezione, però, Lanthimos fa del suo ‘golem del sesso’ un involontario catalizzatore di un turbinio di dinamiche sociali.
LA QUESTIONE FEMMINISTA E IL MALE GAZE IN POVERE CREATURE! (POOR THINGS)
Attraversiamo infatti un’epoca in cui finalmente si inizia a mettere veramente in discussione la questione di genere ma nella quale la rivoluzione sessuale sessantottina ha finito per essere un patrimonio tutt’altro che condiviso. Le rivendicazioni del mondo femminile – tutte legittime ma spesso anche in netto contrasto tra loro – si distribuiscono infatti su uno spettro che va dal neopuritanesimo sessofobico statunitense alla normalizzazione della ‘prostituzione virtuale’ di OnlyFans; con un’infinità di sacrosante vie di mezzo. Un momento storico di grandi cambiamenti e sfaccettature nel sentire comune, insomma, che porta alcuni pubblici dalla condanna perentoria di Poor Things per il suo male gaze eroticizzante alla sua incauta celebrazione come capolavoro femminista.
GLI UOMINI, POVERE CREATURE!
Il punto è proprio che le definizioni stanno strette al film di Lanthimos come ai suoi protagonisti: Godwin (Dafoe) è un immorale Josef Menghele ‘a fin di bene’ ma anche una vittima e un salvatore, Duncan (Ruffalo) è un donnaiolo ma anche un succube, Max (Roussef) è un uomo dabbene che si rende complice di atti immorali. Tre diverse declinazioni del maschio, tra incarnazioni del maschilismo che però trovano a loro modo una redenzione e che vanno ben oltre una condanna qualunquista verso metà del mondo. I personaggi maschili di Povere Creature! infatti pur non essendo totalmente negativi rappresentano in modi diversi la volontà di controllo degli uomini sulle donne.
BELLA BAXTER, ICONA FEMMINILE CHE INCARNA IL MASCHILISMO TOSSICO
È poi c’è Bella Baxter (Stone). Una creatura affascinante ma pericolosa, innocente ma amorale, libera ma schiava delle proprie pulsioni, sensibile ma anaffettiva. Un personaggio frutto di una scrittura sopraffina con cui lo spettatore non può che visceralmente empatizzare. Eppure se il suo percorso di scoperta di sé è la vera anima del film, le implicazioni delle sue azioni sono tutt’altro che ovvie.
Bella Baxter è salutata come una nuova ‘icona femminista’ ma in realtà incarna pienamente tutti i tratti del maschilismo tossico. A ben vedere infatti Poor Things è la storia di un personaggio immaturo, facile da manipolare ma non limitato dal peso delle costrizioni sociali, con tendenze violente, che rivendica la propria libertà da una figura genitoriale oppressiva e iperprotettiva attraverso il libertinaggio, che vede il sesso in modo strumentale, è impulsivo e incauto, non ha limiti morali, dispone come vuole dei soldi del partner, è anaffettivo, egoista e finisce per creare un harem di cui è la figura di potere apicale. Fosse stato un uomo sarebbe stato innegabilmente un villain.
Ma Bella è donna, e se anche espone per opposizione le contraddizioni sulle rivendicazioni di cosa sia giusto o sbagliato, rimane un personaggio sostanzialmente positivo a cui è impossibile non affezionarsi. Yorgos Lanthimos è riuscito a trasformare una prostituta egoista, con tratti autistici e un problema di dipendenza in un’indimenticabile maschera cinematografica per cui parteggiare e in cui addirittura, a tratti, riconoscersi.
DA DOVE VIENE L’IMMAGINARIO VISIVO DI POVERE CREATURE! (POOR THINGS)
Questo mix di fragilità e potenza, poi, non sarebbe altrettanto esplosivo se non fosse per l’approccio visionario di Lanthimos, che decide di optare per un’opera completamente girata in studio e di sfruttare al massimo la potenzialità di questo tipo di produzioni. Povere Creature! trasporta infatti lo spettatore in una sorta di steam punk liberty e lisergico, cui concorrono i talenti sopraffini di un cast tecnico scelto con incredibile lungimiranza.
La fotografia è sostanzialmente figlia della visione di Lanthimos, che ha voluto calcare la mano sulla fisicità dei personaggi e riproporre i suoi marchi di fabbrica. La scelta del direttore della fotografia è infatti ricaduta su Robbie Ryan soprattutto per il suo buon temperamento, dato che il regista non voleva un D.O.P. ortodosso che opponesse resistenza al suo uso anticonvenzionale di grandangoli fino ai 6mm («So di avere idee particolari su come filmare. (…) Sapevo di volere qualcuno che fosse disposto a fare di tutto, e Robbie mi ha dato quest’impressione sin dall’inizio. (…) E più la sfida è grande e più è entusiasta», ha dichiarato il cineasta).
Discorso diverso per scenografie, in cui la firma degli autori traspare con chiarezza. Il tandem composto da James Price e Shona Heath ha infatti sortito risultati sorprendenti ma pienamente riconoscibili. Da una parte ci sono i set coloratissimi ed espressivi del carattere dei personaggi propri dell’art director di Paddington 2, e dall’altra il surrealismo che ha reso nota una delle più celebri set designer del mondo della moda.
LE FONTI DI ISPIRAZIONE: SCHIELE, UNO STILISTA INGLESE E UN CD SENTITO IN PANDEMIA
Impossibile non menzionare lo sfarzo creativo dei costumi di Holly Waddington, che aveva colpito Lanthimos per il suo lavoro capace di dare una lettura fantasiosa ad abiti d’epoca nella serie TV The Great e che ha ricevuto minime indicazioni verbali dal regista («i costumi non devono essere esplicitamente né vittoriani né fantascientifici») e un unico ma fondamentale riferimento visivo: le geometrie estreme del giovane fashion designer indiano naturalizzato inglese Harri.
Le musiche di Jerskin Fendrix (pseudonimo del giovane Joschelin Dent-Pooley) segnano un sorprendente esordio cinematografico fatto di panorami sonori elusivi, bending ‘sbagliati’ di strumenti a corda, suggestioni orientali, respingenti scale che non risolvono nella dominante e stravaganze elettroniche. Un mix già evidente nel suo album d’esordio Winterreise, in cui si imbattè per caso Yorgos Lanthimos nel pieno delle restrizioni pandemiche del 2020.
Per il make-up prostetico i meriti vanno al leggendario Mark Coulier (già celebrato per il suo lavoro nella saga di Harry Potter e nel mediocre Pinocchio di Garrone) mentre l’iconica acconciatura di Bella viene da una precisa indicazione di Lanthimos: doveva replicare un dipinto di Egon Shiele del 1911, Ragazza Nuda in Piedi, con un Drappo Blu e Nero.
POVERE CREATURE! (POOR THINGS) È ANCHE E SOPRATTUTTO UNA RILETTURA DI PINOCCHIO
Quanto fin qui detto rappresenterebbe una mistura sufficiente per un film folgorante, ma il gioco di prestigio di Lanthimos va oltre. C’è infatti un motivo preciso se la storia di Povere Creature! ci sembra così familiare, che è poi lo stesso che spiega la scelta di ambientare il tutto in un mondo così fantastico, eccessivo e colorato.
Anche se l’accostamento potrebbe non sembrare immediato, in realtà di fatto nel film di Lanthimos c’è molto più de Le Avventure di Pinocchio di Collodi (e della sua edulcorazione disneyana) che del Frankenstein di Shelley.
Pensateci: un bambino (Pinocchio o Bella) prende vita in un corpo innaturale, si lascia traviare da un cattivo maestro (Lucignolo o Duncan) e scappa di casa alla ricerca di avventura, respinge le regole della ‘buona società’, raggiunge un’apparente terra promessa (Il Paese dei Balocchi o Parigi) che non è poi così idilliaca, incontra chi sfrutta le sue doti (Mangiafuoco o la tenutaria del bordello) e chi gli sottrae soldi con l’inganno (Il Gatto e la Volpe o i marinai), ma anche chi incarna la voce della saggezza (il Grillo e i viaggiatori della crociera). Dopo innumerevoli vicissitudini torna infine dal padre in difficoltà (Geppetto o Godwin) prima di trovare finalmente un proprio posto nel mondo.
POVERE CREATURE! È ANCHE UN FILM SULLA PEDOFILIA
La grandezza del lavoro di Lanthimos e McNamara però va ancora oltre. Povere Creature! non è solo un film sulla questione femminile e il maschilismo tossico, la storia di una prostituta con tratti neurodivergenti nonché un liberissima rilettura di Frankenstein e Pinocchio. È anche un inquietantissimo racconto sulla pedofilia.
Davanti alla sensualità adulta di Emma Stone è facile scordarsene, ma buona parte del film è sostanzialmente incentrata su un gruppo di uomini che abusano sessualmente di una bambina il cui corpo non rispecchia la reale età anagrafica. E andiamo ben oltre la Lolita nabokoviana, perché la protagonista di Poor Things è, nei comportamenti e nella capacità di comprendere il modo, ben più infantile.
Eppure, proprio l’idea di una bambina che cresce forte senza avvertire (o, qui, capire) le pressioni esterne, porta parallelamente sul tavolo il fondamentale tema del ruolo della società nell’imporre modelli che limitano la realizzazione femminile.
Questo elemento, che compare solo in filigrana ma definisce forse più di ogni altro la storia e i personaggi, fa di Povere Creature! uno dei film più perversi mai girati nel cinema Hollywoodiano e di sicuro il più controverso e perturbante tra i grandi contendenti nella storia degli Oscar. Eppure, ancora una volta, l’insieme delle parti crea un caleidoscopio perfetto da cui è impossibile non essere ammaliati.
LA SPIEGAZIONE DEL SIGNIFICATO FINALE DI POVERE CREATURE! (POOR THINGS)
Evitiamo quindi di fermarci a letture superficiali e fin troppo edificanti. Chi apprezza il cinema di Lanthimos lo sa, è un regista che non va dato per scontato. Da sempre spiazza esponendo la contraddizione tra desiderio e morale, il bisogno innato di una struttura sociale e i danni che questa può apportare, l’impossibilità di definire univocamente ciò che muove le azioni umane e l’inaffidabilità della maschera. In questo senso Povere Creature! non fa eccezione.
A dispetto delle facili interpretazioni erroneamente rassicuranti, Poor Things è infatti un film che celebra il piacere ma espone, senza giudizi, anche l’incapacità quasi totale di creare sentimenti tradizionalmente intesi. Un film che celebra la libertà ma lo fa attraverso la schiavitù di una dipendenza come la ninfomania. Un film che celebra l’autodeterminazione femminile ma attraverso la sussunzione di tratti del maschilismo tossico.
Bella Baxter rimarrà probabilmente come una presenza dall’impatto irremeabile sulla storia del cinema, e nel portarla in vita Emma Stone fa un lavoro d’impressionante eccellenza, raggiungendo quello che fin qui è l’apice della sua carriera.
Povere Creature! è tante cose, e al mondo non esiste un altro regista oltre a Yorgos Lanthimos capace di girare (e far digerire) un film del genere. Finalmente il mondo si è accorto davvero del suo genio.