Berlinguer – La grande ambizione, film d’apertura della 19ª Festa del Cinema di Roma, è diretto da Andrea Segre (L’Ordine delle Cose) ed è un biopic su Enrico Berlinguer, storico segretario del PCI, qui raccontato al culmine del successo personale e politico, nel difficile contesto dell’Italia degli Anni di Piombo. A interpretare il protagonista un centrato Elio Germano.
Berlinguer – La grande ambizione, tra vita pubblica e privata del leader politico
Andrea Segre sceglie i cinque anni che vanno dal 1973 al 1978 per delineare la figura di Enrico Berlinguer e coglierne l’essenza sia nella sua vita privata, come marito e padre di famiglia, sia come segretario del Partito Comunista Italiano, che proprio in quegli anni raggiunse un grande consenso popolare, sfidando apertamente l’inossidabile Democrazia Cristiana. Il regista, che si è formato con il linguaggio del documentario, inizia la narrazione con immagini di repertorio, che alternerà nel corso del montaggio a immagini di finzione. La ricostruzione dei fatti è anch’essa realizzata con uno stile prettamente documentaristico e diacronico, in cui Segre ricostruisce il microcontesto del protagonista, affiancandolo al periodo storico di riferimento e alla sua evoluzione nel tempo.
Berlinguer – La grande ambizione non si limita ad essere il biopic di un personaggio politico, ma è uno spaccato dell’Italia degli Anni di Piombo, che Segre descrive con grande precisione, partendo da un evento cruciale come l’assassinio di Salvador Allende in Cile, per poi concentrarsi sulla figura di Berlinguer, visto non soltanto come leader ma anche e soprattutto come idealista. Un uomo semplice e allo stesso tempo complesso, capace di incarnare le idee progressiste alla base del socialismo più puro e dedito all’esaltazione di valori come la pace e l’uguaglianza. Girato tra Italia e Bulgaria, Berlinguer – La grande ambizione ripercorre le tappe che portarono il protagonista ad attuare una politica collaborazionista per salvaguardare il bene comune più importante, la democrazia.
Elio Germano interpreta il leader del PCI, restituendone un’immagine autentica e convincente
Andrea Segre non poteva scegliere altro interprete che Elio Germano, che gestisce l’importanza storica di Enrico Berlinguer nel migliore dei modi, restituendo allo spettatore lo sguardo gentile e malinconico del leader politico. Tra i migliori attori del panorama italiano, Germano interpreta Berlinguer come un uomo comune, lontanissimo dal narcisismo e dalla presunzione di molti politici del presente ma anche del passato. Con incredibile naturalezza, l’attore entra subito in sintonia con il protagonista e, cosa ancora più complessa, riesce ad innescare una scintilla istantanea con il pubblico, lavorando sulla gestualità e sulla comunicazione non verbale.
Berlinguer è annoverato tra i politici più importanti della storia della Repubblica, ma era anche un uomo come tutti, ed Elio Germano lo interpreta come tale. Riservato, dal sorriso innocente, dallo sguardo attento e profondo, legatissimo alla famiglia e al partito, ma soprattutto fermo sui suoi ideali e principi. Ad affiancare il protagonista vi è un bel corollario di attori tra cui Andrea Pennacchi, Elena Radonicich, Giorgio Tirabassi, Paolo Pierobon, Luigi Citran e Paolo Calabresi.
Berlinguer – La grande ambizione, un ottimo biopic che ripercorre la storia contemporanea
In una nazione estremamente divisa, lacerata dagli attentati e nel mezzo della Guerra fredda, Segre esalta le figure dei leader politici migliori di quei cinque anni, che vanno dal 1973 al 1978. Vite vere, vissute sulla pelle degli italiani e delle italiane che quegli anni tumultuosi li hanno visti con i loro occhi, e che il regista inserisce sapientemente bilanciando le immagini di repertorio con quelle di finzione. La fiction si trasforma inevitabilmente in un atto di divulgazione, che esalta alcuni passaggi fondamentali per comprendere l’Italia di oggi. Sono proprio questi messaggi, veicolati attraverso gli ermetici discorsi tra Aldo Moro, presidente della DC, ed Enrico Berlinguer, leader del più importante partito comunista del blocco occidentale, che permettono al regista di esprimere il sentimento puro che si nasconde nel sottotitolo La grande ambizione. La frase di Antonio Gramsci infatti riflette l’ambizione delle masse verso il bene collettivo, rappresentato da quel compromesso storico che non ebbe mai luogo.
È la storia che diventa finzione, con una serie di sottintesi che il regista riesce a comunicare con correttezza. Segre, attraverso la magnifica interpretazione di Elio Germano, consegna al pubblico un ottimo film biografico, in cui il sentimento collettivo è evidente e porta lo spettatore ad identificarsi con quel senso di comunità e con ideali romantici (nel senso più letterario del termine) che oggi sembrano essersi assopiti. Diretto e asciutto, lo stile di Segre in qualche passaggio appare troppo didascalico, facendo sentire la mancanza di un pathos crescente, una tensione che si avverte nella prima parte del film, ma che tende a scemare nella seconda.
Non mancano momenti di commozione, soprattutto nelle immagini autentiche del funerale di Enrico Berlinguer, morto nel 1984 a causa di un malore improvviso, mentre teneva un comizio a Padova. Berlinguer – La grande ambizione, dopo il grande successo dello scorso anno del film di Paola Cortellesi C’è ancora domani, sembra confermare il ritorno di un certo cinema italiano, popolare ma nobile, alla riflessione storica e sociale.