È già nota la posizione del Festival di Venezia nella querelle sulla distribuzione cinematografica domestica che nei mesi scorsi ha visto i grandi player del settore – Netflix su tutti – bersaglio del conservatorismo di Cannes. Ora, in occasione della conferenza stampa d’apertura della 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, il direttore artistico della kermesse Alberto Barbera torna sull’argomento e ribadisce l’apertura della Biennale alle opere cinematografiche di livello, a prescindere dai criteri distributivi e dai commerciali.
Dopo aver scosso il Festival di Cannes e la sua giuria, presieduta da Pedro Almodovar, il tema Netflix è infatti diventato una cartina di tornasole del progressismo (o del conservatorismo) dei più grandi festival internazionali. Questo il commento odierno di Barbera: “La nostra posizione è semplice: due anni fa un film di Netflix era in concorso (Beasts of No Nation, ndr) e nessuno ha detto niente. C’è stato l’episodio di quest’anno di Cannes, con le polemiche nate da una situazione particolare: la Francia ha una legge molto rigida sulle finestre della disposizione in sala dei film e non solo, situazione che non esiste in nessun altro paese al mondo. Netflix e Amazon sono due nuovi players sul mercato globale: producono film, li distribuiscono e in alcuni casi anche in sala. Hanno investito somme di denaro e possono decidere come fare vedere questi film: non è compito del direttore del Festival quella di discriminare, il nostro compito si limita a fare una selezione tra i film migliori che ci vengono proposti. Saranno altri a decidere in che modo questi film possono essere distribuiti”.
Nel contesto della conferenza sono state anche presentate le giurie dei cinque concorsi in programma, “chiamate a un lavoro divertente e impegnativo” come sottolinea il direttore artistico della Mostra del Cinema Alberto Barbera. Presenti, insieme al già citato Barbera, il presidente della Biennale Paolo Baratta, l’attrice statunitense Annette Bening (presidente di giuria di Venezia 74), il regista italiano Gianni Amelio (presidente di giuria di Orizzonti), il regista e sceneggiatore francese Benoit Jacquot (presidente di giuria del Premio Venezia Opera Prima ‘Luigi De Laurentis’ – Leone del futuro), il regista americano John Landis (presidente di giuria della sezione Venice Virtual Reality) e il regista italiano Giuseppe Piccioni (presidente di giuria di Venezia Classici).
Annette Bening, restia a parlare del ‘caso Netflix’ e “onorata di essere stata chiamata a presidere la giuria di Venezia 74”, ha parlato invece dell’assenza di film con donne dietro la macchina da presa: “Non ho considerato il numero di film diretti dalle donne al momento della selezione. Abbiamo visto circa 2000 film, non ho scelto in base a ciò”.
Infine, grande spazio al neonato Venice Virtual Reality: “La tecnologia è la novità. Nei film, a teatro e via discorrendo, il regista fa capire allo spettatore dove deve guardare. Con la Virtual Reality lo spettatore può guardare dove vuole. Sono qui perché voglio imparare, capire come usare questa VR”, le parole di John Landis. Baratta analizza così la prima competizione assoluta di film in VR: “La Biennale è aperta a diverse forme d’arte, dal cinema alla musica. Le nuove tecnologie ci portano in una nuova dimensione, in una nuova via di creazione. Accogliamo tutti gli usi possibili della tecnologia. Tecnologia e arte, come si giudica la qualità? Sono serviti anni, dobbiamo cercare di capire gli artisti e non giudicarli prima. Mi stupisco che il mondo del cinema si ponga queste ansie oggi. Il vero problema è nostro, come siamo in grado di avvicinare, comprendere e selezionare la qualità delle opere: per questo esistiamo noi, cerchiamo di aiutarci a vicenda per individuare criteri di selezione e qualità”. Un’ultima battuta sul tema del direttore artistico Barbera: “Non si tratta di una modifica al linguaggio cinematografico o alla sua estetica: è un new medium. Un festival deve essere aperto alle innovazioni, alle opportunità offerte ai registi dalla tecnologia”.
Venezia 74 – Impossibile pensare di discriminare i film di Netflix
Barbera ribadisce con forza la posizione della Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia nella querelle sui film prodotti e distribuiti da Netflix e Amazon.