Dopo aver recentemente partecipato al 70° Festival di Locarno con IBI, viaggio intenso nel mondo di un’artista visiva, il regista Andrea Segre presenta in Proiezioni Speciali alla 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia il suo nuovo lungometraggio di finzione: L’Ordine delle Cose.
Corrado Rinaldi (Paolo Pierobon) è un alto funzionario del Ministero degli Interni italiano, specializzato in missioni internazionali per contrastare l’immigrazione irregolare, incaricato di affrontare il problema dei viaggi clandestini dalla Libia post-Gheddafi verso l’Italia. Una missione impegnativa che si divide tra le tensioni interne, la complicata realtà libica e gli interessi italiani ed europei. Corrado, sposato con l’amata Cristina (Valentina Carnelutti), prova insieme al collega-amico Luigi Colazzi (Giuseppe Battiston) a trovare una soluzione che riesca a far combaciare gli interessi degli attori in gioco, ma il suo lavoro troverà un ulteriore ostacolo, questa volta morale: l’incontro con la somala Swada (Yusra Warsama), intenta a cercare di scappare dalla Libia per raggiungere il marito in Finlandia. Un bivio duro, importante e difficile da affrontare: dare priorità alle leggi dello Stato o decidere umanamente di aiutare qualcuno in difficoltà?
Dopo La Prima Neve (presentato in Laguna nel 2013), Andrea Segre torna al Festival di Venezia con un progetto iniziato tre anni fa e che tratta un tema – soprattutto oggi – di straordinaria attualità: l’immigrazione irregolare dalla Libia verso l’Italia, al centro dell’agenda politica europea con meeting, conferenze e operazioni che vedono protagonista Italia, Germania e Francia. Un’opera che aiuta a riflettere su un fenomeno che viviamo quotidianamente e che avrà delle conseguenze che si trascineranno per i prossimi anni, ma non solo.
Il percorso di Corrado, diviso tra le stanze del potere e i continui viaggi, riverbera la crisi d’identità che vive una società dilaniata e in continuo divenire, mentre le speranze di Swada di una nuova vita in Europa con suo marito e la narrazione della tragica situazione in Libia, tra potere instabile e hotspot di detenzione, completano un ritratto tanto del contesto sociopolitico contemporaneo quanto dell’aspetto più umano che sottende ai grandi eventi della storia.
Composto da ‘fedelissimi’ di Segre, il cast è ben assortito e spicca senza ombra di dubbio Paolo Pierobon: il celebre ex agente segreto di Squadra Antimafia riesce a trasmettere allo spettatore i suoi turbamenti, tra le pressioni del Governo e l’ingiustizia sulle condizioni dei migranti che, come Swada, vivono in condizioni inumane e sperano di poter abbandonare la terra africana per trovare una nuova vita in Europa. Non è certo una novità il talento di Giuseppe Battiston, versatile come sempre, mentre la pur brava Yusra Warsama non sempre sa offrire la ricchezza di sfumature richiestale da una parte tutt’altro che semplice. La fotografia di Valerio Azzali e le musiche di Sergio Marchesini sono un perfetto complemento della visione di Segre, che mette sempre tutto al servizio del solidissimo script e lima i dettagli affidandosi a consulenti libici. Una pellicola contemporanea e non retorica da cui traspare la grande frequentazione di Segre del mondo del documentario.
La pellicola, prodotta da Jolefilm con Rai Cinema, sarà nelle nostre sale dal 7 settembre grazie a Parthénos Distribuzione.
Venezia 74 – L’Ordine delle Cose: Andrea Segre racconta l’immigrazione (recensione)
Andrea Segre racconta il difficile tema dell'immigrazione senza sacrificarne la grande complessità. In sala dal 7 settembre.