Vincitore del Leone d’Oro al miglior film nel 2009 con Lebanon, pellicola sulla prima guerra del Libano del 1982, il regista israeliano Samuel Maoz presenta in concorso alla 74. Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia il dramma Foxtrot e non delude le aspettative.
LE STRANE PIEGHE DEL DESTINO
Alcuni ufficiali dell’esercito si presentano alla porta di casa di Michael Feldman (Lior Ashkenazi) e di sua moglie Dafna (Sarah Adler), annunciando la morte in guerra del figlio Jonathan (Yonathan Shiray). La vita dei due coniugi viene stravolta e Michael entra in una turbinosa spirale di rabbia tra la vicinanza ossessiva dei parenti e la presenza costante di soldati tra le sue mura, per poi trovarsi di fronte a un’imperscrutabile svolta…
LA FORZA DI UN LEGAME
Rispetto allo straordinario Lebanon, in cui concentra il proprio sguardo sulla vita dei soldati in tempo di guerra, Foxtrot ha un’attitudine filosofica che mette in relazione la storia di un padre e di un figlio, nella quale l’uno interviene nel destino dell’altro nonostante le centinaia di chilometri di distanza a dividerli. La guerra è soltanto di contorno alle vicende della famiglia Feldman, con i protagonisti chiamati ad affrontare la gioia dell’amore e il dolore più profondo. La storia si consuma tra rivelazioni, flashback e un fato che viene rappresentato dalla danza Foxtrot, un ballo in cui passi portano sempre al punto di partenza.
UN’ESPERIENZA INTENSA
L’estetica ha un ruolo di primo piano nel linguaggio di Maoz: un utilizzo sapiente e mai noioso della macchina da presa riesce a comunicare con immediatezza allo spettatore lo stato emotivo dei protagonisti. Dal primo piano glaciale di Michael alla ripresa caotica della crisi nervosa di Dafna, passando per il ballo Foxtrot di Jonathan (e poi di Michael), Maoz si conferma un ottimo regista e il suo cast non è da meno. Il commento sonoro, curato da Ophir Leibovitch e Amit Poznansky, si sviluppa in profonda comunione con un comparto visivo che ammalia con i colori e la ricerca del particolare.
GRANDI INTERPRETAZIONI PER UN GRAN FILM
Una menzione particolare la meritano l’attore israeliano Lior Ashkenazi (nel cast di Norman: The Moderat Rise and Tragic Fall of a New York Fixer) e l’attrice franco-israeliana Sarah Adler, protagonisti di uno straordinario confronto ricco di energia, tensione e amore-odio. Inusuale quanto sorprendentemente riuscita, infine, la scelta di inserire una sequenza di fumetti: un espediente utile ad approfondire la storia del rapporto tra padre e figlio con tono ironico.
Maoz, dunque, fa ancora una volta centro e, per quanto difficile, fa un salto di qualità rispetto al pur stupendo Lebanon: Foxtrot è un serio candidato per il Leone d’Oro al miglior film.