Il regista Daniel McCabe si chiede perché il Congo, nonostante sia ricchissimo di risorse minerarie – tra cui zinco, oro, diamanti, rame e coltan – sia perennemente preda dell’instabilità politica ed economia, nonché dilaniato da guerre intestine. Questo il concept alla base del documentario This Is Congo finanziato inizialmente con una campagna Kickstarter (https://www.kickstarter.com/projects/thisiscongo/this-is-congo) e presentato quest’anno fuori concorso alla 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
Ormai tutto il mondo conosce la situazione del Congo (grazie alla letteratura e al cinema), come sono ben note anche le motivazioni della sua instabilità ovvero lo sfruttamento dei diamanti (in passato) e del coltan (oggi) e, in questo film, il regista approfondisce queste problematiche dal punto di vista di chi si avventura (il verbo non è stato messo a caso) in quelle regioni.
Alla fine della visione, This Is Congo lo si può definire solo in un modo: un vero pugno allo stomaco senza retorica, buonismo e filtri di alcun genere. McCabe, già nella sinossi della pagina Kickstarter del film, mette subito in chiaro l’incipit: la ribellione del gruppo M23 nell’est del Congo a Goma, città confinante con il Rwanda. Il regista gira in diverse location nella zona, compreso un campo profughi nelle vicinanze in cui mostra le condizioni disumane cui versano gli abitanti (condizioni igieniche estremamente precarie, corruzione persino per l’assegnazione delle quote cibo), il quartier generale del gruppo ribelle M23 e il campo base dell’esercito governativo a Goma.
Il narratore del lungometraggio è un ex generale/colonnello che non ha voluto farsi riprendere dalle telecamere (anche la voce è coperta dalla voce del traduttore fuori campo), spiegando nel dettaglio come dietro alla situazione disastrata del Congo ci siano in ballo enormi interessi politici ed economici e spiega come i ribelli, spesso e volentieri, vengano foraggiati dai paesi confinanti (“ho fatto parte di tre gruppi ribelli e tutti e tre erano supportati dal Rwanda”) per poter accedere alle enormi risorse minerarie del paese. Oltre alla presenza del narratore, vengono intervistate diverse figure che rappresentano i fronti opposti (tra cui un colonnello dell’esercito governativo e il capo dei ribelli del M23), una mercante di minerali preziosi, un sarto profugo (“Questa è la sesta guerra da cui scappo via con questa macchina da cucire”) e altri ancora.
Il coraggio del regista/reporter, oltre a descrivere senza censure questi terribili fatti, sta anche nell’aver girato alcune scene su un vero campo di battaglia che vedeva di fronte ribelli ed esercito governativo e fa impressione vedere la telecamera riprendere i botti dei cannoni e le pallottole che sfiorano lo stesso operatore (per parecchi volte la scena si è improvvisamente interrotta perché la troupe doveva proteggersi dal fuoco nemico).
This Is Congo mostra la disperazione dei congolesi (“Sembra che Dio ci abbia dimenticati”) e la loro completa sfiducia nei confronti degli organismi internazionali (ONU e Ong) ma le parole di speranza di un colonnello dell’esercito governativo regalano un barlume di speranza, convinto del fatto che i congolesi prima o poi riusciranno a risollevarsi da una situazione critica che il paese si porta dietro da troppi anni a causa della sua brutale storia coloniale e post-coloniale.
Venezia 74 – This Is Congo: il documentario sul tormentato paese africano (recensione)
Il coraggioso film di Daniel McCabe presentato fuori concorso a Venezia fa il punto della situazione sulla condizione attuale dell'ex colonia belga.