Dopo le polemiche scatenate all’ultimo Festival di Cannes, Netflix torna in un grande festival internazionale, con la benedizione del direttore artistico Alberto Barbera, presenziando in questa 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia con ben tre titoli: il film fuori concorso Our Souls At Night (con protagonisti Robert Redford e Jane Fonda), la miniserie Wormwood e, soprattutto, le attesissime prime due puntate di Suburra – La Serie, prima produzione italiana originale del web service di Los Gatos (lo show sarà rilasciato integralmente il 6 ottobre).
La serie è un prequel dell’omonimo film di Stefano Sollima del 2015.
In una Roma soffocata dal malaffare e dalla corruzione, la criminalità ha diversi volti: quello dei colletti bianchi, legati a doppio filo con la politica e la Chiesa, quello dei clan che operano nelle zone periferiche (in particolare gli zingari e gli spacciatori di droga di Ostia) e quello della borghesia benestante (con agganci all’interno della polizia); queste associazioni a delinquere, apparentemente lontanissime tra loro, in realtà sono interconnesse e la figura che fa da trait d’union è un uomo misterioso soprannominato Samurai (Francesco Acquaroli), vero e proprio burattinaio della Roma criminale.
I primi due episodi, diretti da Michele Placido, confermano la straordinaria qualità dei prodotti seriali Netflix.
Da quando la piattaforma streaming più famosa al mondo ha deciso di puntare sull’internazionalizzazione delle sue produzioni, invadendo il mercato mondiale dell’audiovisivo, uno dei paesi su cui Netflix ha deciso di puntare è l’Italia e, con l’annuncio nel 2015 della prima stagione di Suburra – La Serie, si è capito sin da subito che gli americani stavano facendo sul serio. Fin dalla vigilia, i detrattori e gli scettici si sono posti la stessa domanda: dopo Romanzo Criminale e Gomorra, era proprio necessario un altro show che raccontasse il lato peggiore del nostro paese? Le motivazioni sono puramente economiche: dopo il buon successo del film di Sollima (distribuito all’estero proprio dal web service di Los Gatos), Netflix aveva necessariamente bisogno di un prodotto che facesse parlare di sé non solo in Italia ma anche a livello planetario e, che piaccia o no, il crime italiano è oggigiorno l’unico genere in grado di attirare l’attenzione mediatica internazionale.
Dopo l’anteprima mondiale dei primi due episodi alla Mostra del Cinema di Venezia, possiamo dire che la scommessa è stata vinta: Suburra – La Serie fa intravedere un potenziale che, se ben sfruttato, la può mettere in seria competizione con Gomorra come miglior show italiano. Le prime due puntate dirette da Michele Placido, che ritorna al noir cinque anni dopo il film Il Cecchino, cominciano entrambe con un cold open (tecnica narrativa utilizzata, per esempio, anche in Breaking Bad) che mettono subito in chiaro lo stile della serie: violenza, sesso, scene disturbanti, Suburra – La Serie non risparmia nulla. Nel corso delle prime due ore del prodotto Netflix notiamo come, a livello di script (tra gli autori troviamo anche Nicola Guaglianone, sceneggiatore di Lo Chiamavano Jeeg Robot), ci siano tre principali storylines che inevitabilmente si intrecciano tra loro, con l’inserimento di personaggi non presenti nel film che ampliano le opzioni narrative non sfruttate dal lungometraggio; le vicende di Aureliano “Numero 8” Adami (Alessandro Borghi), Spadino (Giacomo Ferrara), Lele (Eduardo Valdarnini) e il Samurai tratteggiano il quadro di una “suburra” (che nel gergo romano è un luogo malfamato teatro di crimini e immoralità) che, da duemila anni a questa parte, avvelena la Città Eterna. Se vi aspettate però una copia del film del 2015 siete fuori strada: il tono della serie è meno cupo rispetto alla pellicola (molto più seriosa e dark), c’è spazio per molto humour nero che la differenzia, se proprio vogliamo fare un confronto, da Gomorra (il paragone più calzante è con la prima stagione di Romanzo Criminale).
Suburra – La Serie riuscirà a diventare popolare come i due prodotti di punta di Sky? E’ ancora presto per dirlo ma, viste le premesse, ha tutte le carte in regola per diventare la nuova hit di Netflix.