La 32. Settimana Internazionale della Critica è una sezione parallela della 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia dedicata principalmente alle opere prime di registi emergenti molto interessanti: qui, nel corso degli anni, hanno fatto il loro debutto cineasti oggi affermati come Olivier Assayas, Mike Leigh, Bryan Singer, Harmony Korine, Abdellatif Kechiche e Kenneth Lonergan. La qualità delle pellicole presentate all’interno della SIC è sempre stata buona (addirittura il lungometraggio australiano Tanna, presentato nel 2015, ha ottenuto una nomination come Miglior Film Straniero agli ultimi Oscar) e anche in questa edizione sono presenti pellicole molto interessanti. Uno dei film in concorso quest’anno è l’argentino Temporada De Caza della debuttante Natalia Garagiola.
Temporada De Caza racconta il turbolento rapporto tra un padre e suo figlio.
Ernesto (Germán Palacios) è un rispettato cacciatore che vive in Patagonia con la sua nuova famiglia ma si ritrova a dover ospitare suo figlio Nahuel (Lautaro Bettoni), avuto da una precedente relazione. Il rapporto è subito teso tra i due (Ernesto non si è mai preso cura di Nahuel) però, con il passar del tempo, padre e figlio smetteranno di farsi la guerra, in nome del loro legame di sangue.
Natalia Garagiola confeziona una pellicola intensa, a metà tra il western e il racconto di formazione.
Dopo la crisi economica del triennio 1999-2002, tantissimi argentini sono emigrati in massa dalle campagne verso le grandi città (in primis Buenos Aires); la Garagiola racconta invece la storia di un uomo che ha deciso di rimanere a casa sua: lui non riesce a staccarsi dalla Patagonia (grande protagonista dell’opera con i suoi paesaggi bellissimi), anche a costo di abbandonare la sua famiglia. Seguendo costantemente i suoi due characters principali (grandissimo uso qui della camera a mano), la regista argentina rappresenta sul grande schermo un sofferto e tormentato legame padre-figlio (non mancano violenti confronti fisici e verbali) che in realtà è una sorta di viaggio di formazione per Nahuel, destinato a diventare uomo in quella terra così splendida e selvaggia (seguendo, senza volerlo, le orme dell’odiato padre). L’evoluzione di questo rapporto molto complicato è credibilissima, grazie ad un’ottima scrittura e ad una messa in scena convincente che trascina lo spettatore all’interno della storia. Temporada De Caza (in italiano la traduzione letterale è “stagione di caccia”) al suo interno ha anche un’anima western: in quelle lande così dispersive ed isolate, frequentate solo da pochi turisti stranieri appassionati di caccia e dagli autoctoni, la lotta per la sopravvivenza è molto dura per il clima e la natura inospitale della Patagonia, una palestra che servirà a Nahuel per crescere grazie anche alla fondamentale guida paterna (Ernesto è conscio del suo grave errore ma cerca in tutti i modi di rimediare).
Considerando che Temporada De Caza è un’opera prima, la Garagiola se la cava alla grande dimostrando un grande talento; se continuerà su questa strada, sentiremo ancora parlare di questa giovane cineasta.