Nella conferenza stampa di presentazione della 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il direttore del festival Alberto Barbera ha dichiarato che il film Jusqu’à La Garde, l’unica opera prima in concorso quest’anno nella selezione ufficiale, è stato uno dei primi ad essere invitato, alzando in questo modo a dismisura le aspettative nei confronti dell’opera del regista esordiente francese Xavier Legrand.
Jusqu’à La Garde mostra il dramma di un bambino conteso tra i due genitori.
Una coppia di coniugi francesi, Miriam (Léa Drucker) e Antoine Besson (Denis Ménochet), sta divorziando; la donna chiede la custodia esclusiva del figlio Julien (Thomas Gioria), accusando il marito di comportamenti violenti. La giudice per i diritti familiari non è però dello stesso avviso e opta per la custodia condivisa: è una vera e propria vittoria per Antoine perché in questo modo continua a mantenere saldo il legame con la moglie ed il figlio. Ostaggio di un uomo violento e usato come scudo da una donna braccata, Julien si troverà ad essere vittima degli eventi.
Xavier Legrand dimostra che Barbera non si sbagliava nella scelta di inserire la sua pellicola nel concorso principale.
Il giovane regista francese, in questa opera di 90 minuti, ci porta all’interno di una vicenda di stalking e violenza che colpisce una comune famiglia piccolo borghese. Rispondendo ad una domanda in conferenza stampa, Legrand, nel commentare Jusqu’à La Garde, ha dichiarato: “nell’ambiente familiare, nella casa, ci si sente sicuri ma a volte è il luogo più pericoloso”. Il film comincia come un normale dramma che mostra una diatriba legale come ce ne sono tante in giro per la Francia (e non solo) ma già intuiamo che la situazione è più inquietante di ciò che sembra. La pellicola, man mano che andiamo avanti, si evolverà sempre di più in un thriller (con venature quasi horror) che non lascia scampo allo spettatore per tensione ed intensità. Con Jusqu’a La Garde il cineasta critica le falle di un sistema giudiziario che non riesce a fermare in maniera efficace gli stalker violenti, liberi di fare del male all’oggetto della propria ossessione (del resto basta leggere la cronaca nera per farsi un’idea delle dimensioni del fenomeno). Dal punto di vista squisitamente tecnico, Legrand è un regista dalla mano sicura che utilizza, alternando il tutto in maniera perfetta, le carrellate, i piani-sequenza e le riprese fisse con grande naturalezza, facendoci dimenticare il fatto di essere un debuttante. Se vogliamo fare una piccola critica, nel finale il giovane filmmaker smorza un pò il colpo che vuole dare al pubblico ma non per questo possiamo parlare di mancanza di coraggio da parte sua (proprio le sequenze finali sono un chiaro omaggio a Shining di Stanley Kubrick). Uno dei grandi punti di forza di Jusqu’a La Garde sono le performance degli attori, con un Denis Ménochet che, per bravura e stazza fisica, semplicemente ruba la scena ma anche gli altri interpreti (compreso il giovanissimo Thomas Gioria) offrono delle prove estremamente convincenti.
Il cinema francese gode di ottima salute (basta vedere le opere presentate a Venezia quest’anno), così tanto che ogni anno esce fuori sempre un nuovo talento; per quello che ha fatto vedere Xavier Legrand nella sua opera prima, possiamo dire che ci troviamo di fronte ad un potenziale grande autore.