La 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia presenta, nella sezione Venezia Classici Documentari, l’interessante opera dei registi Marco Di Castri, Paolo Favaro e Daniele Pianciola sulla realizzazione del film Enigma, girato assieme a Jean Rouch nel 1988 a Torino. L’etnologo e cineasta francese, famoso per i suoi studi etno-antropologici in Africa e per la sua passione nei confronti del cinema verità, trent’anni fa collaborò con un gruppo di giovani registi italiani per produrre una pellicola che esplora il lato nascosto della città di Torino, prendendo ispirazione dalle opere che Giorgio De Chirico ha dipinto nella città sabauda.
L’Enigma di Jean Rouch a Torino – Cronaca di un Film Raté mostra il dietro le quinte del lavoro che ha portato il team a compiere un’operazione di rara complessità producendo un film visionario e surrealista, raté (non finito) come la maggior parte dei film di Jean Rouch.
Nato nel 1917 (corre l’anno del centenario) e morto nel 2004 a seguito di un incidente stradale in Niger, l’ingegnere ed etnologo Jean Rouch ha realizzato più di 180 film (molti dei quali non finiti), oltre a registrazioni sonore e materiale fotografico di ogni sorta.
Come regista amava sperimentare e dopo la rottura del cavalletto ha iniziato a girare con la camera mobile, utilizzando il proprio corpo come sua estensione naturale; l’etnologo ha coniato il termine cinéma vérité, stile che ha influenzato moltissimo la Nouvelle Vague introducendo elementi documentaristici e antropologici nella realizzazione dei lungometraggi.
L’Enigma di Jean Rouch a Torino – Cronaca di un Film Raté ci porta nella Torino degli anni Ottanta, nel periodo in cui il capoluogo piemontese attraversava una fase di cambiamento che l’ha elevata culturalmente e socialmente, portandola a trasformarsi da centro industriale a città turistica e cosmopolita.
Di Castri, Pianciola e Favaro ricostruiscono i due anni intercorsi tra l’arrivo di Rouch a Torino e la conclusione del film che non fu affatto semplice, dati i continui cambiamenti in corso che l’etnologo proponeva. Avendo moltissime ore di girato dietro le quinte (oltre venti) i tre registi sono riusciti a ricomporre, attraverso un lavoro minuzioso, il modo in cui Jean Rouch lavorava.
Si scoprono molti aspetti dell’uomo dietro la macchina da presa, un regista che amava filmare quella che era la vita reale, fatta non soltanto di set ma anche di passeggiate, discussioni, cibo e riposo. Un racconto particolarmente interessante, che rivela attraverso sequenze inedite il lavoro del cineasta francese, considerato uno dei padri dell’antropologia visiva.
Venezia 74 – L’Enigma di Jean Rouch a Torino: l’evoluzione del capoluogo piemontese (recensione)
Il documentario italiano, presentato a Venezia, ci mostra il dietro le quinte di una pellicola del 1988 del grande cineasta francese.