il primo lungometraggio di Sofia Djama, già regista e sceneggiatrice di due corti, approda nella sezione Orizzonti della 74. Mostra Internazionale D’arte Cinematografica di Venezia con una storia corale intrisa di dubbi etici e religiosi, questioni fragili di difficile maneggevolezza ma opportunamente misurate e ben trattate.
È il 2008 e la guerra civile algerina ha lasciato macerie fisiche e mentali alle quali i singoli componenti di un nucleo familiare progressista reagiscono diversamente: le tensioni accumulate da tempo deflagrano in occasione dell’anniversario di matrimonio dei genitori di Fahim, adolescente alle prese con alcuni delicati rapporti interpersonali e con i bivi dell’età adulta che si avvicina. L’unità temporale della giornata su cui la Djama fa luce è poi scandita dagli interventi radiofonici che descrivono, nella totale noncuranza dei protagonisti, i sanguinosi attentati che di nuovo minacciano la città, uniti alle manifestazioni studentesche e ai continui black out elettrici.
A partire da questi presupposti Les Bienhereux – The Blessed si muove nei fitti vicoli di Algeri e seduce con il suo sguardo alternato, capace di gestire con i giusti tempi i fili di una narrazione composita. Da una parte ecco affiorare vecchi rancori del passato nella coppia di genitori benestanti (lui chirurgo abortista, lei professoressa), in disaccordo sulla futura educazione del figlio (lei lo vuole studente in Europa, il padre invece desidera farlo rimanere in Algeria); dall’altra tutte le insicurezze giovanili di Fahim e dei suoi due amici: una ragazza orfana di madre ora maltrattata dal fratello e un giovane anti-occidentale particolarmente legato alla religione musulmana. Sembrano allora chiare le due polarità generatrici del contrasto che segna la pellicola, ovvero quel forte dualismo tra mondo arabo e occidente qui proposto in due generazioni diverse grazie alla linea narrativa dei genitori e a quella dedicata ai ragazzi.
«Tu sei totalmente lobotomizzata dalla società progressista capitalista americana. Vuoi divertirti? Vai a Berlino, a Los Angeles, a New York se vuoi divertirti!», urla l’amico di Fahim alla ragazza orfana, terza componente del gruppo e insofferente verso certi costumi della tradizione magrebina, gli stessi che le vietano il divertimento notturno e la obbligano a massacranti faccende casalinghe.
Un simile atteggiamento pare essere adottato, benché in maniera mai esplicita, dal padre di Fahim nei confronti della moglie. Il loro anniversario ha infatti richiamato dalla Francia alcuni amici fuggiti da Algeri negli anni della guerra. Sarà l’occasione per far riaffiorare vecchie ruggini latenti, che vedranno il solo padre di Fahim difendere il passato e il futuro della propria patria, mentre il resto della progressista compagnia sognare un roseo futuro in America o in Gran Bretagna.
I valori diversi e le altrettanto differenti formazioni culturali dei protagonisti – inserite in un contesto in via di occidentalizzazione e dunque ricco di tensioni interne – creano dunque forti controversie sia nei giovani che negli adulti, formando un quadro denso di dissidi che Sofia Djama dimostra di poter padroneggiare senza mai prendere le parti di questa o quella tendenza. Il risultato finale è un’opera corale coraggiosa e d’impatto che sa di volta in volta problematizzare l’ampia gamma di tematiche e personaggi inseriti. L’interpretazione di Lyna Khoudri in Les Bienhereux – The Blessed ha ricevuto il Premio Orizzonti per la Miglior Interpretazione Femminile.
Potete vedere Les Bienhereux – The Blessed su Festival Scope, la piattaforma che rende disponibili in streaming e in contemporanea i film dei grandi festival, compresi quelli di Venezia 74.
Venezia 74 – Les Bienheureux: una riflessione profonda sul mondo arabo (recensione)
Prima della Primavera Araba i componenti di una famiglia discutono dell'impatto dell'Algeria presente e futura sulle proprie vite.