La sezione dei film fuori concorso della 74° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ha presentato titoli di ottimo livello: da Outrage Coda di Takeshi Kitano al violentissimo Brawl In Cell Block 99 passando per Victoria e Abdul, le pellicole di qualità di certo non sono mancate; un lungometraggio molto atteso alla vigilia era sicuramente Le Fidèle, il terzo lavoro da regista di Michaël R. Roskam (Bullhead, Chi è Senza Colpa) che il Belgio ha candidato per gli Oscar del prossimo anno.
Le Fidèle è un noir che mette al centro la love story tra un gangster e una pilota di macchine sportive.
Quando Gino (Matthias Schoenaerts) incontra in un autodromo Bénédicte (Adèle Exarchopoulos), è amore a prima vista. Gino però ha un segreto, di quelli che possono mettere in pericolo la vita: lui infatti è un gangster che ha passato gran parte della sua vita legato ad un gruppo di criminali di Bruxelles specializzati in rapine. La coppia quindi dovrà lottare contro tutti e contro tutti pur di poter coronare il proprio sogno d’amore.
Le Fidèle ha al suo interno tre differenti generi che non riescono ad amalgamarsi bene tra loro.
Roskam è un regista interessantissimo che ha dimostrato di poter lavorare anche con grandi nomi come Tom Hardy e James Gandolfini nel buon film del 2014 Chi è Senza Colpa. In questo nuovo noir, il cineasta belga gioca con i generi cambiando registro in almeno tre occasioni: la pellicola inizia come se fosse una vera e propria commedia romantica, dove i due protagonisti si conoscono e vengono travolti dalla passione del loro amore. A poco a poco il passato (e presente) di Gino comincerà ad emergere e qui entra in gioco il lato più action del film, trasformandosi in un heist movie adrenalinico (la sequenza migliore di Le Fidèle, non per caso, è la rapina al portavalori, girata benissimo da Roskam); nel terzo ed ultimo atto infine prevale il melò, con Bénédicte che si farà in quattro per tirare Gino fuori dai guai. E’ apprezzabile lo sforzo dell’autore (qui nelle vesti anche di sceneggiatore) di non presentare al pubblico il solito crime dai toni cupi e decadenti ma Le Fidèle è un’opera riuscita a metà perché, nel corso dei suoi 130 minuti (durata che alla lunga risulta eccessiva), perde progressivamente di compattezza. Sia chiaro, gli attori sono perfettamente in parte (Schoenaerts ha il giusto carisma per il ruolo e la Exarchopoulos, oltre alla sua bravura, è talmente bella da togliere il fiato) e, se escludiamo due scelte infelici a livello di script, il lungometraggio regge fino alla fine ma non regala mai quel qualcosa in più allo spettatore. La critica maggiore che si può muovere a Le Fidèle è il cambio repentino di ritmo nella seconda metà: se nella prima parte gli eventi si susseguono velocemente raggiungendo il culmine nel momento in cui il nostro protagonista finisce nei guai, ad un certo punto Roskam dilata i tempi e il film, di conseguenza, ne risente negativamente; se nelle intenzioni del regista questa scelta avrebbe dovuto aumentare la drammaticità dell’opera, nella realtà ottiene l’effetto contrario.
Ci aspettavamo decisamente di più dal talentuoso autore belga ma, se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno, Le Fidèle è comunque un prodotto audiovisivo con una propria dignità; Roskam è un regista alla sua terza pellicola, avrà modo di riscattarsi da questo mezzo passo falso.