Non necessariamente una squadra si indebolisce se perde il miglior giocatore, semplicemente deve giocare in modo diverso. Narcos era attesa alla prova del nove: potrà una serie del genere reggere senza Escobar? Potrà il solo agente Peña rappresentare la giustizia, ora che Murphy si è ritirato? La risposta è chiaramente sì: la terza stagione dello show di Netflix è stata la migliore trasmessa poiché, perso Escobar, si comincia a ragionare meglio sulla Colombia come Stato, avvicinandoci sempre di più agli Stati Uniti e ai giorni nostri. Ma andiamo per gradi.
Paolo Sorrentino, in una vecchia intervista sulla sua serie The Young Pope, aveva detto a proposito della struttura degli episodi: “Ogni puntata è pensata in modo simile: per la maggior parte del tempo ci sono dei dialoghi dove si prendono delle decisioni, dato che nei luoghi di potere si parla molto. Alla fine per lo spettatore questo è lo spettacolo”. Narcos 3 funziona in modo analogo: lo “spettacolo”, in questa occasione, non risiede tanto in un papa vestito in modo sgargiante, anzi. Nella serie di Carlo Bernard, Chris Brancato e Doug Miro si parla tanto, ci si organizza in continuazione: la giustizia si destreggia tra corruzione e burocrazia, mentre il “Cartello de Cali” è alla disperata ricerca di uomini di fiducia e luoghi nei quali nascondersi. Si parla spagnolo e si parla inglese, gli Stati Uniti e la Colombia sono sempre in contatto, due diverse culture che lavorano sinergicamente per debellare lo stesso problema. Quando poi arriva il momento di agire, Narcos non è secondo a nessuno show: le scene d’azione sono girate in pompa magna (come l’operazione nella foresta) o in scala ridotta (come gli inseguimenti stradali di Peña), senza tralasciare, ovviamente, le operazioni di cattura messe in atto dalla DEA, riprese magnificamente e scritte con grande attenzione ai dettagli.
Vi è da sottolineare anche un secondo punto in comune fra Narcos e The Young Pope: entrambe raccontano un mondo maschile, nel quale le donne non sono ben accolte e rappresentano una debolezza. La famiglia di Saucedo, la fidanzata di Jurado, la fidanzata di uno dei padrini del Cartello, i figli degli stessi padrini: gli affetti sono l’unico modo per fare del male a uomini spietati, cinici, arrivisti e pronti a tutto. Non è un paradosso, infatti, che l’intreccio prosegua in virtù di queste “debolezze”. I protagonisti sono tutti pronti a morire, incuranti della propria incolumità; il loro potere, derivante dal denaro e dalla corruzione, si estende attraverso tutta la classe politica e governativa, pagando decine di guardie del corpo e soldati per proteggerli. Sono “superuomini” invincibili, mentre i loro affetti no: trionfalmente Narcos marcia sui loro punti deboli e sviluppa la narrazione di conseguenza.
La quarta stagione, come è già stato annunciato e confermato, prenderà in considerazione il cartello messicano. La storia si avvicina sempre più al nuovo millennio (siamo circa nel 1996) e si svolge, questa volta, in un contesto completamente diverso. Per tre stagioni abbiamo visto l’incontaminato paesaggio colombiano, piantagioni in mezzo al nulla, boss isolati in fortezze e mai al centro dell’azione; tutto starà probabilmente per cambiare, dal momento che la zona d’interesse diventerà il Messico e il confine con gli Stati Uniti, terra di conflitti, lotte, immigrazioni illegali e difficili passaggi alla dogana. Questo sottolinea l’ottimo stato di salute dello show, alla luce del fatto che l’unico vero rischio di una serie come Narcos era quello di ripetersi, diventando monotona nel raccontare personaggi simili fra loro. Tale problema nella terza stagione è stato evitato sostituendo, al potere, la monarchia dispotica di Pablo Escobar con la tetrarchia dei padrini di Cali. Come si strutturerà Narcos 4? Chi vedremo al potere? Non ci resta che attendere il 2018 e sperare in una nuova, sensazionale stagione.
Narcos 3: la definitiva consacrazione di un grande show (recensione)
Pur senza l’ingombrante presenza di Pablo Escobar, la serie Netflix si conferma su altissimi livelli anche in questa stagione.