Mentre lo contattiamo, Max Viale si trova in viaggio per Roma. In serata è prevista la presentazione di Nico, 1988 presso il Nuovo Cinema Sacher di Nanni Moretti. Il film di Susanna Nicchiarelli, che racconta un pezzo di vita della musa dei Velvet Underground, sta infilando un successo dopo l’altro. Alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia si è portato a casa il primo premio della sezione Orizzonti (Miglior Film) e qualche settimana fa la pellicola è stata acquistata da Magnolia Pictures: la sua uscita nelle sale statunitensi è prevista per il 2018. Max è il fondatore e musicista di Gatto ciliegia contro il Grande Freddo, la band che ha riadattato e riarrangiato le musiche di Nico oltre alla composizione dei brani originali della colonna sonora. Abbiamo parlato con lui di com’è nata e come è stata realizzata una colonna sonora che in questa pellicola ha un ruolo centrale.
Ci racconti qualcosa della band? Alcuni pensano che Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo sia un progetto recente, ma voi arrivate da lontano…
La band nasce a Torino nel 1999 fondata da me, Gianluca Della Torca e Fabio Perugia, due chitarre e un basso, un gruppo inizialmente senza batteria (a sostituzione elettronica minimale), senza la voce. Abbiamo iniziato a fare musica per divertimento, senza troppe ambizioni. Poi grazie al passaparola le nostre demo capitarono nelle mani di John Vignola che all’epoca aveva una piccola etichetta discografica indipendente: stampava i dischi e li vendeva porta a porta. Vignola ascoltò i nostri brani e ci propose di produrre il primo disco dei Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo, che uscì l’anno dopo.
A proposito, qual è il significato del nome della band?
Ce lo chiedono tutti. Durante una serata in cui girava molto vino abbiamo visto entrare in un locale un personaggio che ci ha fatto molto ridere: l’abbiamo battezzato subito Gatto Ciliegia. Il grande freddo invece era un pezzo che avevo scritto con Fabio qualche anno prima. Il nome per intero non ha un significato ben preciso e a sapere che avremmo avuto così tanta attenzione avremmo scelto un nome perlomeno più sintetico.
Ascoltando un po’ la vostra discografia di quegli anni si sente un sound decisamente innovativo contestualizzato alla musica italiana dell’epoca.
Poche parole e molta musica, con utilizzo minimale di elettronica mixata a sonorità acustiche. Era un immaginario musicale a noi non propriamente noto che arrivava da oltreoceano e che qualcuno per la prima volta iniziava a chiamare “post-rock”. In Europa c’erano i Mogwai e a Chicago i Tortoise. Qui da noi eravamo in pochi con questa attitudine (Brutopop, A short apnea, Giardini di Mirò…) e quel suono aveva il sapore della novità.
Chi ha visto Nico, 1988 intuisce che la musica non è solo un inserto, ma ha una vera e propria funzione narrativa. Le performances di Nico nel film sono una voce interiore che va di pari passo con la narrazione del film e con i suoi temi.
Con Susanna (Nicchiarelli ndr) abbiamo iniziato a lavorare insieme dal suo primo film e abbiamo capito fin da subito che la musica nel suo cinema ha sempre una funzione importantissima. Alle volte le sue sceneggiature sono ispirate proprio da canzoni: è una regista molto musicale, molto rock. Ovvio che Nico 1988 in particolare è l’espressione massima di questo suo approccio musicale al racconto per immagini visto che si tratta di un film su una musicista. Eppure questo suo approccio era già chiaro fin dalla sua opera prima…
…Cosmonauta, primo premio a Controcampo Italiano, sempre a Venezia.
Esatto, il suo primo lungometraggio che lei presentò come un “musicarello”. Insomma, già da subito si poteva notare questo suo legame fra scrittura e musica.
E considerato che con Susanna collaborate da sempre, immagino ormai abbiate definito un metodo di lavoro.
Normalmente Susanna mi manda il soggetto o la sceneggiatura, io la leggo e poi ci sentiamo per parlare della sua idea di musica per il film. Anche per Nico, 1988 Susanna ci ha inviato lo script. Lei ci aveva lavorato per sei anni e quando me lo presentò mi disse che aveva finalmente trovato un produttore. La prima cosa che le ho chiesto è stata: “davvero hai trovato produttore per questa sceneggiatura?”
Effettivamente è una cosa un po’ sorprendente!
Molto sorprendente. E quando ci ha chiesto se ci sentivamo di lavorare sulla colonna sonora ovviamente le ho risposto che sarebbe stato un onore. In realtà ero preoccupato: avremmo dovuto affrontare un lavoro molto complesso, sia dal punto di vista musicale, sia dal punto di vista del “disegno psicologico” dell’Icona Nico. Dopotutto Susanna ci aveva affidato totalmente la responsabilità degli adattamenti musicali.
Perché si è scelto l’adattamento dei brani rispetto agli originali?
In tutti i suoi film Susanna ha sempre deciso, oltre alla composizione delle musiche originali, di non usare i pezzi di “repertorio originale” ma proporre delle rivisitazioni dei brani. Anche in questo caso non voleva semplicemente documentare l’icona Nico, ma costruire la “sua” Nico concentrandosi maggiormente sul periodo successivo all’esperienza con I Velvet Underground. Credo che questa sia stata un’operazione importante, perché a volte distaccandosi lievemente dal personaggio “iconizzato” si ha più possibilità di creare un’empatia tra il pubblico e l’aspetto umano del protagonista.
Come avete lavorato sul riadattamento dei brani?
Quando Susanna ci ha mandato la lista dei brani che voleva utilizzare nel film noi ci siamo messi ad ascoltarli per iniziare ad approfondire la musica di Nico. Personalmente sono un gran fan dei Velvet Underground ma conoscevo poco la sua discografia da solista. E ho scoperto che Nico componeva delle canzoni che non erano solo decadenti e oscure, ma anche complesse dal punto di vista strutturale. Nico strutturava I brani principalmente con l’harmonium che gli aveva regalato John cale mentre con la voce andava da tutta un’altra parte. Non è stato un lavoro semplice: il nostro adattamento doveva mantenere il sound originale, rispettare profondamente l’artista e allo stesso tempo rendere le musiche accattivanti per un pubblico cinematografico. Una volta che le bozze sono state pronte abbiamo iniziato a lavorare con Trine (Dyrholm ndr) registrando la sua voce sulle basi che avevamo prodotto.
A proposito, mi pare che anche Trine Dyrholm sia una “rivisitazione” di Nico, sia fisicamente che vocalmente. Anche la sua voce originale è decisamente più pulita rispetto a quella della vera Nico.
Sì, e infatti c’è stato un grande lavoro sullo “sporcare” la voce di Trine. In realtà poi costruire il personaggio di Nico insieme a lei è stato molto facile. Trine è una professionista assoluta e generosissima. E soprattutto ha aiutato molto il fatto che oltre che attrice lei sia stata in gioventù una cantante. Nico aveva delle tonalità di voce molto bassa ma Trine non ha avuto nessun problema a raggiungerle. Durante la registrazione dei brani non aveva nemmeno bisogno delle stampe dei testi delle canzoni: li aveva imparati tutti a memoria, calandosi totalmente nella potenza delle liriche. Trine insomma era diventata Nico e ha continuato questo lavoro anche sul set, durante le riprese.
Fra l’altro a fianco di Trine avete recitato anche tu e Lucio Sagone nella parte dei turnisti di Nico. E non è la prima volta, perché avete fatto la parte dei musicisti anche anche ne La scoperta dell’alba sempre di Susanna Nicchiarelli.
Ne La scoperta dell’alba l’idea di Susanna fu quella usare la musica non solo come diegesi del film ma di farla entrare dentro la storia, utilizzando come attori gli stessi musicisti che avevano composto la colonna sonora. Per Nico,1988 Susanna aveva invece bisogno di alcuni di noi sul set perché non è scontato che un attore sappia anche suonare e dunque mimare correttamente i gesti di un musicista su un palco. In più abbiamo dato anche una mano a far entrare altri attori nelle dinamiche di un live musicale che non conoscevano a fondo. C’è anche da dire che grazie all’energia e alle emozioni trasmesse da Trine sembrava di vivere veri concerti, riusciva a emozionare anche il pubblico di comparse. Per un musicista come me è stata davvero un’esperienza totalizzante.
Chiudiamo con una sorpresa. È vero che la colonna sonora di Nico uscirà in vinile per 42 Records e farà da apripista a “35mm”, una collana dedicata interamente alle colonne sonore e alle sonorizzazioni dei film?
I nostri amici di 42 Records, che avevano già stampato il nostro ultimo album in studio, hanno saputo che stavamo lavorando alla colonna sonora del film di Susanna e hanno colto l’occasione al volo. Il loro sogno è sempre stato quello di aprire un catalogo dedicato alle colonne sonore. La scelta del formato è venuta spontanea a tutti (Vivo film, 42Records, Gatto Ciliegia): per un film con un’attitudine di questo tipo secondo noi era giusto far uscire un vinile, proprio per dare un valore “feticcio” e d’epoca alla colonna sonora di Nico, 1988.