Il regista di Strafumati e Lo Spaventapassere è ormai diventato adulto: David Gordon Green, cresciuto professionalmente con le commedie demenziali, si sta facendo sempre più strada nel panorama hollywoodiano grazie a titoli decisamente più impegnati come la pellicola Joe del 2013 e a progetti molto ambiziosi come il reboot, autorizzato dal maestro John Carpenter, di Halloween, prodotto dal lungimirante Jason Blum in uscita nelle sale di tutto il mondo nel 2018. Stronger, il suo ultimo film presentato in anteprima alla 12. edizione della Festa del Cinema di Roma, offre agli attori protagonisti la possibilità di brillare nonostante uno script nel solco del classico melodramma, che avremmo potuto ritrovare agli Academy qualche anno fa. .
LA STORIA VERA DEL CALVARIO DI JEFF BAUMAN
Il film è tratto dalla storia vera di Jeff Bauman, l’uomo che il 15 aprile 2013 perse entrambe le gambe nell’attentato alla maratona di Boston. Jeff (Jake Gyllenhaal) è un ragazzo normale che ha una grandissima passione per i Red Sox e che vuole ritornare a tutti i costi con la sua ex ragazza Erin (Tatiana Maslany). Dopo il tragico evento della mattina del 15 aprile, Jeff dovrà fare i conti con il suo handicap assieme a coloro che gli stanno vicino, la madre Patty (Miranda Richardson), Erin e tutta la sua famiglia. I momenti difficili non mancheranno ma l’affetto della gente e la forza di volontà permetteranno a Jeff di voltare pagina.
UN RACCONTO SENZA PIETISMI SULLA TENACIA E IL CORAGGIO
Leggendo la trama, sembra che Stronger sia il solito biopic creato a tavolino per fare bella figura agli Oscar (e in parte lo è) ma la pellicola di David Gordon Green offre molti spunti interessanti di riflessione. Il film, basato sul libro autobiografico dello stesso Bauman, racconta in maniera convincente e non scontata l’odissea di un giovane uomo che, costretto dalla sorte ad una vita difficile, deve necessariamente maturare per affrontare tutte le sfide a cui si deve sottoporre. Se vi aspettate il ritratto buonista e conciliante di un eroe senza macchia e senza paura vi sbagliate di grosso: il personaggio di Jake Gyllenhaal è un ragazzo immaturo, scontroso e poco propenso a prendersi le sue responsabilità che, spinto soprattutto dall’amore verso la sua ex, subirà una radicale evoluzione. Non fanno una figura migliore i membri della famiglia di Jeff perché, nonostante siano in buona fede, sfruttano l’improvvisa popolarità del malcapitato parente per tornaconto personale, in primis la madre Patty (interpretata da una bravissima Miranda Richardson). Stronger non riesce del tutto a scrollarsi di dosso quella retorica dei media americani che critica nella prima parte (in un paio di occasioni il tono è eccessivamente enfatico) però è indubbiamente un film che funziona in tutto: nella regia, nei dialoghi e, soprattutto, nelle interpretazioni del cast. Non scopriamo certo da oggi la bravura di Jake Gyllenhaal (quella di Stronger in particolare è un’interpretazione che potrebbe essere molto apprezzata dai membri dell’Academy) ma a colpire è anche la straordinaria performance di Tatiana Maslany, un’attrice finora poco valorizzata dal cinema (lei è stata la star indiscussa della serie Orphan Black) che potrebbe finalmente ricevere l’attenzione che merita.
Stronger sarà anche un film ruffiano, ma non commette l’errore di molti biopic recenti: quello di scadere nel melodramma più becero. In maniera intelligente Green mette in scena una storia personale che ha molto da insegnare e, proprio per questo motivo, è un’opera meritevole di visione.