Nato dalla penna dello scrittore statunitense Dav Pilkey, Capitan Mutanda è il personaggio principale di una delle saghe letterarie per bambini più apprezzate (composta da undici episodi e tradotta in venti lingue), che ha avvicinato alla lettura un gran numero di ragazzi.
Il goffo e coraggioso supereroe diventa il protagonista dell’omonimo film d’animazione prodotto dalla Dreamworks Animation e presentato nella sezione Alice nella Città in occasione della 12˚ edizione della Festa del Cinema di Roma. È la regia di David Soren, già dietro la cinepresa per Turbo, a dare vita al personaggio, portato dalla 20th Century Fox nelle sale italiane dal 1˚ novembre.
A dare voce ai personaggi nella versione originale troviamo Ed Helms (Capitan Mutanda e il Dottor Grugno) Kevin Hart (George) Thomas Middleditch (Harold) e Nick Kroll (il professor Pannolino). Il protagonista, nella versione italiana, ha invece la voce di Massimiliano Manfredi.
UN FUMETTO PER EVADERE DALLA NOIA E DALLA REALTÀ
George e Harold sono migliori amici e compagni di classe in una terribile scuola dove regna un preside autoritario, che impone ai suoi alunni una disciplina rigidissima. La noia che accompagna ogni momento della vita scolastica diventa per i due ragazzini il principale nemico da abbattere. Lo strumento magico che li aiuterà nella loro missione affonda le sue origini nella loro immaginazione: la penna dell’uno si mescola con i disegni dell’altro, e nasce il personaggio inventato di Capitan Mutanda, protagonista dei loro fumetti.
Questi è un supereroe particolarmente ottuso il cui tratto distintivo consiste nell’indossare un paio di mutandoni bianchi: Harold e George spiegano che l’hanno creato così perché “gli altri supereroi pare volino in mutande, questo invece lo fa davvero”. Punto di svolta nella pellicola è la decisione del preside, il signor Grugno, di dividere i due bambini in due classi separate per spezzare la loro amicizia, all’origine di una serie di scherzi che il durissimo direttore non sopporta.
Per evitare questa divisione, Harold e George tentano e riescono magicamente a trasformare il signor Grugno in Capitan Mutanda. Il personaggio esce dalla bidimensionalità del disegno e diventa una persona viva, reale. Quando arriva il professor P. (abbreviazione di “professor Pannolino”) i problemi raddoppiano: il nuovo docente è determinato infatti a cancellare la risata dal mondo intero. Seguendo il più classico degli schemi narrativi fiabeschi, il lungometraggio vede prevedibilmente compiersi la strutturale battaglia tra il bene e il male.
L’INSEGNAMENTO DELLA RIBELLIONE È DISEDUCATIVO?
Interpretando la noia scolastica, Capitan Mutanda da la possibilità ai più piccoli di immedesimarsi nella trama, semplice, lineare e comprensibile, e soprattutto in Harold e George, mortalmente annoiati dalla ripetitività e inconsistenza della quotidiana lezione in aula. La saga letteraria è stata duramente criticata perché propone ai bambini modelli di ribellione e di disobbedienza a regole preordinate, ma il film attenua sensibilmentequesto aspetto. I due ragazzini si rendono conto, alla fine, di quanto possa essere pericoloso e ingestibile un mondo privo di autorità, gerarchia e di un minimo di disciplina.
Dal punto di vista grafico, il disegno è estremamente semplificato: i personaggi tratteggiati in figure inverosimili dai contorni stilizzati e lineari, con uno sviluppo minimale dei dettagli e una totale mancanza di sfumature coloristiche, che riducono la resa artistica. Ottima la sceneggiatura e il doppiaggio italiano: mantenendo il ritmo e la coordinazione, e alleandosi con i dialoghi, lascia lo spettatore con il sorriso sulle labbra per tutta la durata della pellicola.
Il lungometraggio, seppur prevalentemente una semplice commedia d’animazione adatta a far sorridere i genitori e a divertire i bambini, e la cui visione non può necessariamente uscire dal contesto familiare, non si preclude tuttavia un guizzo polemico. Durante la battaglia finale, la scuola viene accidentalmente rimpicciolita, e in sottofondo una battuta chiarisce questa scelta: questa è l’importanza, costantemente decrescente, che viene data all’istruzione nella società odierna.