Jimmy (Channing Tatum) è un padre single e disoccupato con un problema di zoppia e Clyde (Adam Driver) un barista che ha perso un braccio in guerra. Sono i fratelli Logan, due tipi tranquilli finché non vengono disturbati.
Sono sempre stati sfortunati, ma ora che decidono di tentare un colpo per svaligiare un caveau durante una corsa Nascar, sperano che le cose andranno per il meglio. Rimane solo da coinvolgere nel piano lo scassinatore esperto di esplosivi Joe Bang (Daniel Craig) e, certo, trovare il modo di farlo evadere di galera prima del furto.
DOPO LA TRILOGIA DEGLI OCEAN’S, SODERBERGH TORNA AL COLPO GROSSO
Steven Soderbergh non è certo nuovo al genere heist (o per meglio dire caper, data la compresenza di elementi della commedia), anzi: con il suo Ocean’s Eleven (remake dell’omonimo film del 1960) e i due sequel ha legato a doppio filo il suo nome al genere, raccogliendo consensi quasi unanimi da parte di critica e pubblico.
Ora, a dieci anni dalla pellicola che chiudeva la trilogia e a quattro anni dall’annunciato pensionamento dalla regia cinematografica, il regista statunitense ci ripensa a torna al grande schermo proprio per raccontare nuovamente l’organizzazione di uno sgangherato colpo criminale.
Non che nel frattempo Soderbergh sia stato con le mani in mano o abbia continuato a ripetersi, intendiamoci: dopo Magic Mike (2012) ed Effetti Collaterali (2013) ha infatti deciso di concentrare i propri sforzi sulla televisione, cogliendo pienamente l’importanza crescente del mezzo. Dopo aver girato per HBO il film TV Dietro i Candelabri (con Michael Douglas e Matt Damon) ha infatti concentrato i suoi sforzi sullo straordinario period medical drama The Knick (con Clive Owen), che però Cinemax (cioè Time Warner/HBO) ha chiuso quando il cineasta ha preteso di spingersi in una direzione che avrebbe rischiato di far sprofondare i già deboli ascolti, pretendendo fermamente per la terza stagione di adottare lenti anamorfiche e il bianco e nero.
IL MISTERO DELLA SCENEGGIATRICE INESISTENTE
A questo punto viene naturale chiedersi cosa abbia convinto Soderbergh a tornare al cinema. Niente di strano nel sostenere che sia stato un buono script, ma quel che è interessante è che a firmarlo sia Rebecca Blunt, una sceneggiatrice fantasma.
In America le primissime presentazioni di Logan Lucky alla stampa non sono nemmeno state accompagnate da un press book, mentre alla Festa del Cinema di Roma, dove abbiamo avuto l’opportunità di vedere il film nella Selezione Ufficiale, il materiale stampa ci dice molto della Blunt: la sua infanzia in West Virginia, il periodo alla UCLA, il trasferimento a New York, l’amicizia con Channing Tatum.
Il problema è che a Hollywood nessuno ha mai sentito il nome di questa esordiente, nessuno l’ha mai vista un solo giorno sul set né la conosce di persona, e non c’è stata una sola conferenza stampa o intervista in cui la donna si sia fatta vedere. The Hollywood Reporter a luglio avanzava l’ipotesi che dietro lo pseudonimo si potesse nascondere il regista stesso (che già in passato si è divertito ad accreditarsi con nomi fasulli), sua moglie o il presentatore John Henson. Ci ha pensato poi The Playlist a svelare l’arcano, rivelando che dietro il nome di Rebecca Blunt si nasconde proprio la Sig.ra Soberberg.
SODERBERGH HA FATTO UN FAVORE ALLA MOGLIE TRADITA?
La biografia di Jules Asner, questo il suo nome, è completamente sovrapponibile a quella della inesistente Blunt e, in effetti, la Asner è stata presente sul set ogni singolo giorno di riprese. Ex modella, presentatrice del canale E! ma anche scrittrice (il suo romanzo del 2008 Whacked ha riscosso ottimi consensi) e collaboratrice non accreditata per la riscrittura di molte sceneggiature del marito, sembrerebbe aver scelto l’anonimato per evitare attenzioni sgradite da parte della stampa.
Lo script firmato dalla Asner è a tratti decisamente divertente, ha delle caratterizzazioni estreme e piuttosto gratuite che rimandano a un certo immaginario dei Coen (complice l’ambientazione dell’estrema provincia rurale) e, proponendo una struttura in tre atti assolutamente canonica (preparazione, esecuzione, disvelamento), ha comunque il pregio di portare in parallelo due linee narrative heist: il colpo e la fuga dal carcere.
Detto questo, al termine della pellicola si ha però l’impressione di aver assistito a una versione di Ocean’s Eleven in cui al posto di completi eleganti e scarpe lustrate ci sono jeans e polvere, ma che della forza dell’originale mantiene ben poco.
Logan Lucky è infatti un film piacevole, molto ben girato, con grandi interpreti e che intrattiene (molto meno di quanto avrebbe potuto) lo spettatore, eppure il giorno dopo esser stati in sala già vi scorderete di aver visto.
Considerate le ambizioni cinefile dell’ultimo Soderbergh, viene da chiedersi perché abbia deciso di tornare al cinema proprio con una brutta copia di un suo precedente lavoro (un remake, peraltro), nonché il suo quarto heist movie. Voci di corridoio suggeriscono che sia stato per fare un favore alla moglie, da cui ha molto da farsi perdonare (e qui arriviamo anche il motivo per cui la Asner potrebbe aver scelto di evitare la stampa): l’ultima volta che i giornali si sono occupati in modo estensivo della coppia è stato infatti per raccontare di un figlio che il regista ha avuto da un’amante australiana durante il matrimonio.
Facile supporte quante domande sarebbero sorte a riguardo durane la promozione del film e quanto l’esperienza sarebbe potuta diventare spiacevole per la sceneggiatrice.
In conclusione Logan Lucky è una pellicola che vale assolutamente la pena di vedere – si tratta comunque di cinema di alto livello – e che però può offrire poco più di un paio d’ore di distrazione ottimamente confezionata. Obiettivo che, da un certo punto di vista, rappresenta già un risultato ragguardevole.