Il collettivo di videomaker partenopei lancia sul grande schermo il primo lungometraggio Addio Fottuti Musi Verdi, dopo corti e web series di grande successo come Gli Effetti di Gomorra sulla Gente e Lost in Google, che hanno contribuito a rendere popolare il team di registi, attori ed autori che collaborano con The Jackal.
Il regista Francesco Ebbasta (pseudonimo di Francesco Capaldo) dirige un film generazionale che vuole rimandare alla fantascienza l’espediente per raccontare la situazione lavorativa ed emotiva dell’Italia, un paese che ormai sembra essere in declino.
I The Jackal vogliono raccontare il reale usando l’immaginario
La caratteristica principale del film è la commistione di linguaggi e stili cinematografici, che denotano la passione per il cinema e la letteratura di genere. Intriso di citazioni e citazioni alla letteratura, con un forte richiamo ai temi trattati da Douglas Adams nel libro cult Guida Galattica per gli Autostoppisti, Addio Fottuti Musi Verdi vuole utilizzare un’esagerazione stilistica per raccontare una storia semplice, un giovane e titolato ragazzo napoletano che vive una situazione lavorativa instabile e cerca nella fantasia il mezzo per essere felice.
Presentato tra gli Eventi Speciali di Alice nella Città, sezione collaterale alla 12. Festa del Cinema di Roma dedicata al pubblico giovane, Addio Fottuti Musi Verdi è la storia del grafico pubblicitario Ciro (Ciro Priello) e dei suoi amici Fabio (Fabio Balsamo) e Matilda (Beatrice Arnera) coinquilini in un piccolo appartamento nel centro di Napoli.
Insieme cercano di fronteggiare le difficoltà, accettando i lavori più degradanti e sottopagati. Spinti da Matilda ad intraprendere una carriera all’estero Ciro e Fabio si trovano a riflettere sulla condizione attuale, decidendo una volta per tutte se partire o continuare a vivere nella loro città, che amano profondamente.
Vessato dall’unico cliente, il produttore di piselli in scatola Felacone e da suo nipote (interpretati dalle star della serie Gomorra Fortunato Cerlino e Salvatore Esposito), Ciro non riesce più a nascondere il disagio, riflettendo se seguire o meno Matilda, in partenza verso Londra.
Un curriculum cambierà il destino dei protagonisti
La notte prima della partenza, Ciro invia il curriculum vitae verso lo spazio, a un bizzarro indirizzo email creato per il concorso a premi sul film Addio Fottuti Musi Verdi, una saga fantascientifica di cui l’amico Fabio è fan.
Giunto a destinazione il curriculum viene esaminato da una popolazione aliena, che con grande sorpresa sta cercando proprio un grafico pubblicitario per un’operazione di rebranding. Accolto dal rappresentante della comunità Brandon (Roberto Zibetti), Ciro si troverà ad affrontare una nuova sfida personale e lavorativa, in un sogno lucido che ipotizza solo in un nuovo mondo la possibilità di ottenere (finalmente) un contratto a tempo indeterminato.
Quando il passaggio dal web al cinema non è immediato
Le intenzioni del primo lungometraggio dei The Jackal sono sicuramente positive, ma il linguaggio utilizzato, proprio del mezzo più veloce e intuitivo del web, non premia la pellicola, che appare ridondante.
L’allegoria aliena, seppur mera operazione di fantasia, non riesce ad essere sufficientemente credibile, risultando forzata. I tanti momenti divertenti sono dati dalla comicità irriverente, tipica di The Jackal, capace di cogliere in pochissimi minuti il senso della battuta nel giusto contesto.
Purtroppo la storia sembra un groviglio di stili, messi insieme forzatamente e tirati avanti soltanto dai tempi comici dei protagonisti Ciro Priello e Fabio Balsamo, che rimangono sempre in ruolo, anche quando la sceneggiatura mostra le sue debolezze più evidenti.
Addio Fottuti Musi Verdi è la dimostrazione che il passaggio dal web alla sala non è poi così immediato, così come Italiano Medio di Maccio Capatonda e Sempre Meglio che Lavorare dei The Pills, dimostra che per essere credibili sul grande schermo si debbano creare delle sceneggiature solide. L’ironia e la padronanza tecnica dei The Jackal non bastano per stupire e seppur il film da un punto di vista registico sia un buon prodotto, la sceneggiatura sembra essere appositamente stravagante solo per stupire e in qualche modo differenziarsi.
Il ricorso ai toni gigioneschi che li hanno resi famosi, perfetti per video brevi per il web, sembra del tutto inadatto a un prodotto cinematografico, mentre l’insistito utilizzo di effetti sonori per enfatizzare momenti ‘comici’ rivela una scarsa comprensione delle potenzialità della settima arte, con cui evidentemente i The Jackal non hanno la stessa dimestichezza che hanno con le gag su internet. Se poi consideriamo che la ricerca della risata finisce anche per passare da stereotipi razziali ormai improponibili anche in un cinepanettone, i fattori che contribuiscono a deludere le alte aspettative cominciano ad esser decisamente troppi.
Probabilmente il film avrà un grande seguito di pubblico, soprattutto tra gli under 25, attratti dall’apparente semplicità del linguaggio; anche se, in realtà, il significato che il gruppo di filmaker vuole comunicare è una vera e propria denuncia sociale.
La prima prova cinematografica dei The Jackal è un fanta-comedy dal dubbio gusto, a tratti divertente ma non in grado di stupire. Capaci di sorprendere con la loro comicità intelligente e di riuscire a tenere incollati milioni di utenti su YouTube, ci si aspetta di più dal gruppo di artisti partenopei, sicuramente capaci di portare sul grande schermo un prodotto di livello più alto.