La cosa più interessante che ci hanno insegnato Borg McEnroe e Rush, è che a “godere” di più di questi film sono gli spettatori che, per uno scorso interesse verso lo sport o per una semplice questione “generazionale”, non conoscono le vicende raccontate.
Entrambe le pellicole sono caratterizzate da climax che culmina in un evento analogo: la grande finale; Hunt contro Lauda per il film di Howard e Borg contro McEnroe per quello di Metz. Due rivalità di portata mondiale, due eventi centrali nella storia dello sport del ‘900 e due scontri fra superuomini.
Certo, Borg McEnroe non è tanto adrenalinico quanto Rush (anche perché il tennis non lo permette), eppure, quando il film arriva, verso la fine, alla grande finale di Wimbledon 1980, lo sport si presenta nella sua forma migliore: l’epica. Da una parte l’algido e composto Bjorn Borg (Sverrir Gudnason), dall’altra l’irascibile e sanguigno John McEnroe (Shia LaBeouf). Il primo desideroso di confermarsi re incontrastato del tennis, il secondo determinato a spodestarlo.
Quell’approfondimento che non c’è
Prima di arrivare allo storico scontro sul centrale di Wimbledon, Borg McEnroe racconta l’infanzia e l’adolescenza dello svedese, partendo da quando prese per la prima volta in mano la racchetta. Bjorn era conosciuto per essere un atleta algido, impermeabile alle emozioni. Tuttavia, il film lo mostra come un adolescente iracondo e suscettibile, perennemente in “lotta” con il mondo del tennis (gli arbitri, gli avversari e il suo allenatore). Tanto il Borg in campo era in grado di nascondere le sue paure, quanto quello fuori dal campo le esprimeva senza censura (vomitava praticamente prima di ogni incontro).
Il Borg giovane, dunque, si comportava in modo analogo a John McEnroe, tennista divenuto famoso soprattutto per il suo temperamento e la sua maleducazione verso arbitri e tifosi (su Youtube è possibile ammirare molte delle sue “gesta”).
Ma quale fu l’educazione di McEnroe? Perché non riuscì, come invece fece Borg, a placare gli istinti ribelli?
Ebbene, Borg McEnroe non risponde a questa domanda. Della vita del tennista americano non si parla, perlomeno non ad un livello approfondito. Lo si vede andare da uno psicologo, poi soltanto in campo. È proprio questo ciò che frena il film da essere un piccolo capolavoro; vengono raccontati due personaggi che, nella cultura popolare, si trovano agli antipodi, mentre in realtà si scoprono ben più simili di quanto si pensasse. Come detto, la mancanza di una digressione – seppur minima – sul passato di McEnroe, rovina il resto del grande lavoro fatto da Janus Metz. L’unica spiegazione plausibile, risiede nel fatto che la pellicola annovera solo svedesi tra i produttori.
Uno scontro tra giganti
Nel momento in cui si vede l’erba verde del centrale di Wimbledon ed i due “eroi” scendono in campo, Borg McEnroe sale di livello e, come nella gara fra Lauda e Hunt di Rush, rappresenta magistralmente ciò che c’è di più bello dello sport: la tensione, l’onnipotenza di due atleti, la fatica fisica e mentale. D’altronde, partite come questa, diventano presto leggende, scontri che hanno ancora oggi un’eco sulla cultura popolare.
Questa è la ragione per cui chi non conosce l’esito della partita, si ritroverà incollato allo schermo, esattamente come in un thriller ad alta tensione. In sottofondo si odono i sussulti e le grida dei commentatori, le ovazioni del pubblico per Borg e i fischi per McEnroe. Tramite un magistrale lavoro di montaggio, Metz porta lo spettatore su quelle gradinate, in quella finale del 1980 che può benissimo essere considerato il match del secolo.
Al netto della sua poca imparzialità, Borg McEnroe è il perfetto esempio di come lo sport debba essere raccontato e rappresentato al cinema. Specialmente il personaggio di Bjorn, nel modo in cui soffre la tensione pre-partita, la pressione mediatica o semplicemente per come viene raccontata la sua tormentata ascesa verso l’olimpo del tennis, rende alla perfezione l’idea di che cosa sia un campione e quanto costi diventarlo.
Infine, in un periodo nel quale si parla spesso di “serializzazione” e “franchise”, non sarebbe un peccato cominciare a produrre più pellicole come Borg McEnroe o Rush. La storia del novecento è piena di grandi rivalità sportive che possono essere tradotte in pellicole, dalle imprese olimpiche alle grandi sfide come Cassius Clay contro Frazier o Magic Johnson contro Larry Bird. Racconti che attendono di diventare cinema.