Che lo si ami o lo si odi, è innegabile che quello di Saw sia uno dei franchise horror più famosi ed influenti degli ultimi anni. Con ben 7 film all’appello e più di 800 milioni di dollari incassati al botteghino, la serie sul serial killer Jigsaw (alias John Kramer) e le sue originali torture inflitte secondo il principio del contrappasso, è oggi considerata come una vera e propria pietra miliare del genere e un appuntamento irrinunciabile per gli amanti del gore e dell’ horror, che dal 2004 al 2010 è puntualmente arrivato in tempo per Halloween.
Nonostante la loro creatività tecnica, una sorprendente cura per la continuità della saga e l’inquietante capacità di affascinare con un violentissimo surrogato della giustizia divina, i vari Saw hanno cominciato a diventare la parodia di se stessi, donandoci delle ultime pellicole blande, ripetitive e prive del fascino Kierkegaardiano sul valore del dolore.
Nonostante tutto, a sette anni dall’ultimo capitolo (Saw 3D), Jigsaw ritorna al cinema e, come la locandina stessa ci ricorda, si riprende Halloween con l’uscita dell’ottavo capitolo della serie: Saw: Legacy.
A dieci anni dalla morte di John Kramer e dalla cattura dei suoi ultimi eredi, le forze dell’ordine rinvengono le tracce di nuovi omicidi che portano il marchio di Jigsaw, ma quello che inizialmente sembra il lavoro di un suo seguace, ben presto si rivela come qualcosa di molto più complesso e vicino all’opera di Kramer, tanto da far sospettare l’intero paese che “l’enigmista” sia tornato in vita – o meglio, che non sia mai morto davvero. Pressati dalla scia di sangue lasciata da un nuovo gioco, il detective Halloran ed il medico legale Nelson dovranno collaborare per scoprire la verità su Jigsaw e liberare le sue nuove vittime.
Se la sinossi può ingannare lo spettatore con la promessa di una trama macchinosa ed accuratamente elaborata, i primi minuti del film riescono a fare l’esatto opposto, donandoci un inizio sfocato e confuso che non vede l’ora di introdurci frettolosamente alle prime torture, la peggiore delle quali è un editing ed un susseguirsi delle scene poco brillante e privo di estro. Il dipanarsi delle vicende principali risulta incapace di comunicarci le intenzioni della trama e di guidarci attraverso i suoi sviluppi, che sfortunatamente avvengono in un’ambientazione fin troppo scarna e monotona. Lo stesso si può dire dei personaggi, privi di qualunque carisma ed empatia, fatta eccezione per Anna (Laura Vandervoort), una delle vittime di Jigsaw, e per il medico Logan Nelson (Matt Passmore): uniche figure nitide in un cast che assomiglia ad un quadro di Fattori. D’altronde lo script porta la firma di Stolberg e Goldfinger, coppia ‘creativa’ dietro Piranha 3D.
Tuttavia, dopo quasi un ora di altalenante sofferenza, il film gioca la sua carta redentrice e marchio di fabbrica dei film Saw: il plot twist. Se quest’ultimo non risulta particolarmente imprevedibile o plausibile, riesce sorprendentemente a legarsi con alcuni elementi del film, non solo regalandoci un buon finale, ma facendoci riconsiderare da capo gli elementi iniziali della pellicola, portandoci ad una sua rivalutazione. In tal senso pare fondamentale la presenza dietro la macchina da presa dei fratelli Spierig (altro tandem di autori), che con il loro Predestination avevano già dimostrato di saper giocare come degli illusionisti con le attese dello spettatore, disvelando la loro macchinazione solo in finale di pellicola (forse anche qui sarebbe valsa la pena di assegnare loro il lavoro di sceneggiatura, proprio come nel film con Ethan Hawke).
Nonostante la miracolosa opera di salvataggio che gli ultimi minuti di Saw: Legacy sembrano operare, non tutti gli errori del film arrivano alla redenzione (in particolare la scrittura di alcuni personaggi ed il lato tecnico dell’editing visivo e sonoro).
Altra grande pecca della pellicola è la poca credibilità degli omicidi che, pur adoperando degli effetti pratici anatomicamente straordinari, risultano inverosimili nella loro esecuzione.
In definitiva, Saw: Legacy, con i suoi problemi tecnico/stilistici, si dimostra un film non proprio all’altezza dei suoi primi predecessori ed anni luce dai fantastici horror che hanno caratterizzato questo 2017, ma rimane comunque un must-watch per gli appassionati del genere e per gli amanti dei finali a sorpresa – in particolare, di quelli in grado di ribaltare l’intera qualità del film.