Metafora delle debolezze umane, Assassinio sull’Orient Express è il classico dei classici della letteratura di genere, il giallo moderno per eccellenza. Portato sul grande schermo per la prima volta nel 1974 da Sidney Lumet, con Hercule Poirot magistralmente interpretato da Albert Finney, il celeberrimo romanzo di Agatha Christie è stato nuovamente adattato per il cinema, in maniera molto personale, da Kenneth Branagh, qui nel duplice ruolo di regista e protagonista.
Branagh, che come cineasta eccelle nelle trasposizioni della drammaturgia shakespeariana (Enrico V, Hamlet, As You Like It) pur non disdegnando generi come il fantastico e l’horror (Thor e Frankestein ne sono un esempio), questa volta si cimenta con un film tecnicamente meno complesso che però gioca tutto sulla psicologia dei personaggi, in particolare quella del protagonista della storia (il detective Hercule Poirot). Girato prevalentemente in interni, la trama si snoda intorno alla risoluzione di un misterioso delitto che avviene sull’Orient Express, il treno che collegava l’oriente con l’occidente.
BRANAGH INCARNA UN NUOVO POIROT
Il film parte da Gerusalemme, dove Hercule Poirot, conosciuto in tutto il mondo per l’acuta intelligenza e la finezza d’istinto nella risoluzione dei casi, si trova a risolvere un conflitto di stampo religioso per il furto di una reliquia (qui troviamo le prime differenze con il libro della Christie, che ambienta il suo romanzo nella parte iniziale ad Aleppo, in Siria). Alto, di bell’aspetto e con dei curatissimi ed esagerati baffi grigi, il Poirot di Branagh dimostra già dai primi fotogrammi una notevole prestanza fisica, nonostante si accompagni sempre con il bastone, e una propensione all’ordine di tipo maniacale. La bellezza nel mondo secondo l’investigatore si baserebbe su una serie di sottili equilibri, di cui è alla costante ricerca anche nelle sue indagini.
UN BRUTALE OMICIDIO INQUIETA I PASSEGGERI DELL’ORIENT EXPRESS
Diretto ad Istanbul, incontra i primi due passeggeri che ritroverà poi sull’Orient Express: Mary Debenham (Daisy Ridley), una governante che lavora a Baghdad, e il Dr. Arbuthnot (Leslie Odom Jr), un giovane medico di colore.
Arrivato in città Poirot, dopo una breve sosta, sale a bordo del treno assieme all’amico e direttore della compagnia Bouc (Tom Bateman) e qui trova un variegato panorama di personaggi di estrazioni, classi sociali e ruoli differenti. Uno spaccato della società degli anni Trenta che Agatha Christie descrisse minuziosamente nel suo lavoro e che Branagh riprende aggiungendo una connotazione politica.
Mentre il treno attraversa la Jugoslavia il commerciante d’arte Samuel Edward Ratchett (Johnny Depp) viene brutalmente ucciso nella sua carrozza. Bloccati da una slavina i passeggeri dovranno rispondere dei propri movimenti direttamente a Poirot, che indagherà sul caso abilmente nascosto tra gli ospiti dell’Orient Express: la missionaria Pilar Estravados (Penélope Cruz), il professore tedesco Gerhard Hardman (Willem Dafoe), la principessa russa Natalia Dragomiroff (Judi Dench) e la sua cameriera Hildegarde Schmidt (Olivia Colman), l’assistente personale della vittima Hector MacQueen (Josh Gad) e il valletto Edward Henry Masterman (Derek Jacobi), la ricca vedova Caroline Hubbard (Michelle Pfeiffer), i due aristocratici coniugi ungheresi Andrenyi (Sergei Polunin e Lucy Boynton), il controllore Pierre Michel (Marwan Kenzari) e il venditore di automobili Biniamino Marquez (Manuel Garcia-Rulfo).
TUTTI I PASSEGGERI POSSONO ESSERE I POTENZIALI COLPEVOLI
Kenneth Branagh dirige un film corale dal cast eccellente coadiuvato dalla sceneggiatura di Michael Green (Logan, Blade Runner 2049, American Gods), che riprende il giallo di Agatha Christie cambiando numerosi dettagli. L’interpretazione del protagonista è più moderna rispetto alle descrizioni della scrittrice e al Poirot del celebre film di Lumet, entrato prepotentemente nell’immaginario collettivo. L’investigatore belga di Branagh aggiunge alla raffinatezza dell’abbigliamento e della capigliatura tipica di Poirot (baffi compresi), un portamento snello e un’ironia più simile a quella del “collega” Sherlock Holmes, compiendo un’operazione che per molti è accostabile ad un sacrilegio.
IL REGISTA RAPPRESENTA PERSONAGGI CLASSICI CON UNO STILE CONTEMPORANEO
Branagh ha costruito la sua interpretazione di Poirot focalizzandosi sullo spirito del detective che la Christie ha descritto dettagliatamente nei suoi racconti; un abito blu o un paio di baffi possono essere rappresentati cinematograficamente nei modi più disparati e lo stesso discorso vale per tutta la letteratura che viene trasposta in forma di immagini. La cornice interpretativa che Branagh offre, sia di Poirot che di tutti i personaggi di Assassinio sull’Orient Express, è coerente con il romanzo ma allo stesso tempo è originale e moderna. Un cast di grandi attori contribuisce alla buona riuscita della pellicola, che si colloca tra il film d’autore e il kolossal di stampo americano andando così incontro ad un pubblico eterogeneo.
L’opera di Branagh non è esente da difetti: grandi interpreti come Judi Dench, Willem Dafoe, Michelle Pfeiffer, Derek Jacobi vengono sacrificati a favore di un minutaggio che compatta il film in meno di due ore e non offre lo spazio necessario all’introspezione dei personaggi, il vero punto forte del romanzo (da questo punto di vista, Assassinio sull’Orient Express è un’occasione persa). Allo stesso tempo però il regista riesce a convogliare la tensione psicologica ed emotiva su un filo sottile di ansia e paura, enfatizzato dall’occhio della camera che agisce come un osservatore partecipante spiando dall’esterno delle carrozze i movimenti e gli sguardi contriti dei protagonisti.
Branagh non lascia alle spalle la passione per il teatro (in particolare per Shakespeare) offrendo uno scranno ad ogni passeggero interrogato e incalzato con veemenza (le scene in questione sono chiuse e claustrofobiche), come se ad ogni personaggio fosse offerto un piccolo palco per raccontare la propria storia.
Assassinio sull’Orient Express, lungometraggio girato dal regista in pellicola nel formato 70mm, va visto liberandosi delle altre celebri e nostalgiche interpretazioni di Poirot; il film ha la caratteristica di far affiorare i dettagli e gli indizi che Branagh propone agli spettatori nel corso del tempo, offrendo una fotografia della società dell’epoca ma anche una critica alla politica e all’economia attuali. Un Poirot diverso ma ugualmente credibile, alla ricerca di un equilibrio nel mondo che per natura non esiste. Un’opera a tratti geniale, che coniuga classicismo e modernità e lascia allo spettatore l’interpretazione del concetto di giustizia e morale.
CONFERMATO IL SEQUEL DI ASSASSINIO SULL’ORIENT EXPRESS
Il film, dal 30 novembre nelle sale italiane, avrà un sequel: la Twentieth Century Fox, che produce e distribuisce la pellicola, ha già annunciato che l’ispettore Poirot ritornerà con un altro celebre caso, Assassinio sul Nilo; ancora non è stata ufficializzata la presenza di Branagh (ma è molto probabile il suo ritorno) mentre è già stato confermato Michael Green per lo script. Il treno è quindi ufficialmente ripartito, sperando di poter ritrovare sullo schermo gli enormi baffi grigi che contraddistinguono il nuovo Poirot.