Se ora che è arrivata su Netflix la seconda stagione di The Crown vi sentiti orfani della maiuscola interpretazione di Sir Winston Churchill offerta da un monumentale John Lithgow, sappiate che potrete presto consolarvi con la straordinaria prova con cui un irriconoscibile Gary Oldman, vestendo i panni del celeberrimo statista inglese, punterà prepotentemente a fare piazza pulita durante la prossima stagione dei premi.
L’Ora Più Buia (titolo originale Darkest Hour), bio-pic firmato dal Joe Wright di Pan, Anna Karenina, Hanna, si concentrerà infatti proprio sulla figura del Premier britannico durante il periodo degli inizi della Seconda Guerra Mondiale. La pellicola arriverà nelle nostre sale il 18 gennaio con Universal, ma il pubblico italiano ha già avuto modo di vederlo in anteprima al 35. Torino Film Festival, dove è stato presentato nella sezione Festa Mobile.
CHURCHILL E L’AVANZATA DI HITLER
Siamo nel maggio del 1940 e il leader del partito conservatore (Gary Oldman) viene eletto primo ministro nonostante il dissenso generale, in particolare di Neville Chamberlain (Ronald Pickup) e del visconte Halifax (Stephen Dillane). Gli viene conferita la leadership nel pieno della difficile situazione – all’apparenza irrisolvibile – in cui versa il Regno Unito dopo un anno dall’inizio del secondo conflitto mondiale. L’avanzata dell’esercito nazista in Europa, l’assedio di Dunkerque e la prospettiva dell’invasione delle truppe tedesche in Gran Bretagna sono sfide che solo un grande uomo potrà fronteggiare con successo, ma se il contesto bellico rappresenterà il fronte principale su cui concentrarsi, non sarà comunque l’unico: l’avversione di Giorgio VI e le trame ordite dai compagni di partito rappresenteranno infatti un ulteriore terreno di sfida su cui rivendicare la propria supremazia.
I 125 minuti di L’Ora Più Buia raccontano proprio l’avanzata apparentemente inarrestabile di Adolf Hitler e la sfida di un compromesso cui sembra impossibile sottrarsi, ripercorrendo quelle settimane febbrili in cui Winston Churchill fu chiamato a prendere decisioni storiche per il destino del Regno Unito, affrontando al contempo i tumultuosi sentimenti scatenati dalle sfide personali. Il focus, più che sul conflitto e sul confronto con la Germania nazista, è incentrato sul ruolo che è chiamato a ricoprire il protagonista in quello scacchiere, e su quanto possa rivelarsi pericolosa una perdita della fiducia in se stessi in un tale frangente. L’appassionante parabola di un uomo – prima che di un leader – che riuscirà a far prevalere un’intuizione vincente sulla crisi interiore.
A CONFEZIONARE IL FILM ANCHE GRANDI TALENTI ITALIANI
Gary Oldman offre un’interpretazione semplicemente magistrale, mettendo un’ipoteca sulla candidatura all’Oscar per il Miglior Attore Protagonista (sarebbe il suo primo). L’attore fa suo il carattere burrascoso di Winston Churchill e, grazie all’incredibile trucco prostetico di Kazuhiro Tsuji (quasi 200 ore di lavoro nel corso di tutta la lavorazione), riesce a mettere in scena un personaggio quasi più vero dell’originale.
Joe Wright cambia rotta rispetto al suo deludente ultimo lavoro e, cimentandosi con il genere per lui nuovo del dramma storico, decide di scandire la dimensione temporale come si farebbe in un thriller: la decisione che cambierà la storia della Gran Bretagna – negoziare un trattato di pace con la Germania o proclamare la guerra – diventerà infatti il vero motore narrativo di una storia dall’incedere inarrestabile, fino all’emozionante sequenza nella quale, nella Metropolitana di Londra, arriverà la risposta definitiva del leader conservatore. Il taglio dato allo script dallo sceneggiatore Anthony McCarten e il montaggio sempre vivo e ben misurato di Valerio Bonelli (Florence, Black Mirror – Nosedive) risulteranno fondamentali in tal senso.
Vedendo L’Ora Più Buia verrebbe inizialmente la tentazione di un confronto con il recente Dunkirk di Christopher Nolan, ma in realtà i punti di contatto tra i due film sono meno di quanti non sarebbe lecito aspettarsi: le prospettive delle pellicole sono infatti profondamente diverse, così come la messa in scena: se a Nolan interessavano l’adrenalina e l’azione, a Wright interessano le emozioni, e nel metterle in scena al meglio svolge un ruolo importantissimo la colonna sonora di Dario Marianelli (compositore in V per Vendetta e soprattutto Premio Oscar per Espiazione), che alza la posta emotiva della narrazione almeno quanto la fotografia sempre tesa alla ricerca estetica di Bruno Delbonnel (Il Favoloso Mondo di Amélie, Faust).
In conclusione il regista inglese confeziona un ottimo lavoro, in cui solo a tratti si avverte una leggera deriva retorica che si accompagna ai momenti nei quali il film prende più convenzionalmente la strada del bio-pic. Al netto di un campanilismo autocelebrativo piuttosto prevedibile, della tendenza a indugiare troppo su certe leve emotive e di qualche cliché dello script, L’Ora Più Buia rimane comunque un film imperdibile, fosse anche solo per la performance maiuscola di Oldman.