Quello di Sion Sono è uno dei nomi di punta del panorama cinematografico giapponese, un autore familiare anche ai meno esperti di cinema orientale grazie all’enorme risonanza di alcuni film da lui diretti, come ad esempio la pellicola del 2001 Suicide Club. Sion Sono è sempre stato un regista coerente con il proprio metodo di lavoro (almeno nella sua fase post-Suicide Club): tanti lungometraggi ma sempre perfettamente incastrati nel suo universo tematico ed estetico.
L’IMPREVISTA SVOLTA DI SION SONO
Poi è arrivato il biennio 2014-15, il periodo della svolta professionale per il cineasta: si è ribellato contro se stesso, dando il via ad una vera e propria rivoluzione del proprio cinema andando ad aggiungere ben sei titoli alla propria filmografia. Ciò che caratterizza tutte queste opere è un approccio diverso nella loro realizzazione; anzi – a dirla tutta – sono la gestazione stessa e l’idea di base delle pellicole ad essere profondamente differenti, giacché queste per la prima volta sono slegate tra di loro a livello tematico.
In quel biennio hanno visto la luce B-movies come Tokyo Tribe, Love and Peace e The Virgin Psychics, lungometraggi caotici, divertenti e con uno stile che ricorda molto Takashi Miike; caratterizzati da un’inedita e frenetica fase produttiva. Questa sterzata artistica ha gettato lo scompiglio nella fanbase dello stesso regista, abituata all’eclettismo e all’atteggiamento anarchico di Sion Sono (molto raro nell’ambiente cinematografico) che non aveva mai avuto una predisposizione così “commerciale”.
The Whispering Star, disponibile in streaming gratuito sul canale YouTube di CG Entertainment (trovate il video qui sotto), si colloca nella produzione di Sono proprio come punto d’arrivo di quel biennio folle in cui il regista di Aichi ha prodotto un musical hip-hop iperviolento (Tokyo Tribe), un film che parla, tra le altre cose, del rapporto tra un ex punk con una tartaruga magica (Love and Peace) e un’opera per la televisione che parla di medium erotomani (in quel periodo Sono ha anche abbandonato la realizzazione di un film sulla scena Black Metal norvegese degli anni ’90 intitolato Lords of Chaos).
LA TRAGEDIA DI FUKUSHIMA VISTA DALLO SPAZIO PROFONDO
The Whispering Star racconta la storia di Yoko, un’androide che vive in un futuro in cui la razza umana sta lentamente scomparendo dall’universo. Yoko è un corriere postale che effettua un viaggio per consegnare alcuni strani pacchi che gli umani si spediscono a vicenda; la protagonista compie il viaggio con la sola compagnia del computer di bordo, una sorta di Hal 9000 incastonato in una radio anni ’30.
Siamo di fronte a quello che nella filmografia di Sion Sono è in assoluto il titolo più “alieno”, diretta dimostrazione dell’eclettismo del cineasta; un film dalla stratificazione profonda e marcatissima che in realtà parla dello spazio profondo per analizzare nuovamente (da una prospettiva differente) la tragedia di Fukushima. The Whispering Star è un lungometraggio fatto di solitudine, che racconta l’isolamento di Yoko e dei pochissimi umani con cui interagisce durante il suo viaggio – persone che rappresentano la comunità che non ha voluto abbandonare la zona di Fukushima e, per questo motivo, è reclusa in una prigione senza sbarre.
IL TEMPO COME VARIABILE ININFLUENTE
Sion Sono riporta in auge alcune riflessioni già imbastite in passato con Keiko Desu Kedo, andando a frazionare il film in micro-capitoli che riportano una concezione del tutto straniante del tempo. I cartelli che scandiscono in modo ripetuto il passare dei giorni della settimana non hanno un riscontro reale con quello che succede a bordo della navicella di Yoko e il risultato è quello di snaturare del tutto il concetto temporale rendendolo insignificante e facendo pesare sulle spalle dello spettatore il macigno dell’eternità. Yoko è un’androide, non conosce la morte o perlomeno non la intende come la intendiamo noi umani: per lei dieci anni passati nello spazio profondo non hanno lo stesso peso come per noi uomini che abbiamo fretta di fare qualsiasi cosa in quanto consapevoli di non essere eterni.
Ecco che qui la lentezza del film assume un doppio valore. Ha valore per lo spettatore, che indubbiamente la accusa in quanto si tratta di una precisa volontà del regista (assolutamente non intenzionato a limarla o alleggerirla). Per Yoko tutto ciò ha un peso insignificante.
IL SILENZIO E L’ESPERIENZA UMANA
The Whispering Star è, almeno in superficie, l’opposto del cinema di Sion Sono anche se, scavando a fondo, si ritrovano le componenti cardine della poetica dell’autore e non ci stiamo riferendo solo alle analogie con The Land of Hope o Himizu ma ad un’osservazione attenta sull’uomo e sulla sua solitudine estrema. Per Sono siamo così piccoli e bisognosi di compagnia che per combattere la solitudine arriviamo a farci tenere compagnia dal suono di una lattina incastrata sotto ad uno stivale, perché il silenzio e la mancanza di interazione ci fanno paura (la mente corre ai condotti di areazione in Solaris di Tarkovskij).
Anche il silenzio in The Whispering Star è centrale. Il cineasta mette in scena una rielaborazione del tutto personale di 2001: Odissea nello Spazio a partire proprio dall’estremo silenzio che accompagna Yoko nel suo viaggio tra i più disparati pianeti. Intorno a lei tutto è silente al di fuori del computer di bordo e del lavandino che gocciola e, per sottolineare l’assenza di rumori, Sion Sono decide di utilizzare il suo opposto: la musica. Oltre ad essere girato in un bianco e nero più piatto possibile, The Whispering Star non presenta nessun tipo di colonna sonora per la quasi totalità della sua durata. Ci sono solo due scene in cui la musica è presente e, nell’economia del film, questa scelta ha un peso fondamentale. L’autore nipponico sembra aver trovato in qualche modo la quadratura del cerchio: dopo essersi immerso nel caos più totale, in quest’opera lo imbriglia, sembra poterlo controllare perché in effetti siamo di fronte ad un lavoro che vuole mostrarci gli strascichi di un disastro che si abbatte su una nazione, su un popolo e, di riflesso, sull’intera razza umana. Questo caos è controllato da una regia splendidamente precisa, organizzata e, soprattutto, estremamente elegante, contrapposta al cinema viscerale, fisico e violento tipico di Sono.
Non sappiamo come si evolverà in futuro la carriera di Sion Sono ma siamo, almeno in apparenza, di fronte alla chiusura di un ciclo durato due anni densissimo di avvenimenti. Non stiamo parlando del suo capolavoro (a parere di chi scrive le vette toccate con Strange Circus e, soprattutto, con Love Exposure sono ancora insormontabili): quello che però è lampante è che The Whispering Star fa parte del filone di un certo tipo di fantascienza, quella più filosofica, intima e riflessiva che ha avuto come massimi esponenti Stanley Kubrick e Andreij Tarkovskij.