È una celebrazione della vita che il regista catalano Jo Sol dirige in Living and Other Fictions, disponibile fino al 17 dicembre in streaming gratuito per Artekino Festival. Due uomini intrappolati in corpi e menti che sembrano vivere di vita propria, due storie che si intrecciano nel dolore e nella soluzione ad esso.
Cosa c’è di più importante se non affermare la propria identità?
Pepe (Pepe Rovira) un uomo che ha trascorso tre anni in un carcere psichiatrico è l’assistente di Antonio (Antonio Centeno), uno scrittore paraplegico e fervente militante per i diritti dei disabili. Diversi per cultura, ideologia e carattere entrambi sono legati dalla disabilità l’uno mentale e l’altro fisica, che li limita nel loro agire quotidiano.
Dotati di una grande forza d’animo Pepe e Antonio lottano l’uno contro se stesso e l’altro contro un sistema che non concede ai disabili diritti che potrebbero aiutarli a condurre una vita migliore. Pepe incanala le sue paure nell’arte del Flamenco, che gli servirà a mettere a nudo i propri sentimenti e ad esteriorizzare un passato tormentato, mentre Antonio innesca una battaglia culturale e politica per ottenere l’assistenza sessuale, un diritto che in molti stati europei rimane un vero e proprio tabu.
Jo Sol espone il tabu dell’assistenza sessuale per i disabili
Testardi, controversi ma decisi a vivere la vita che gli è stata concessa Pepe ed Antonio si lanceranno nelle loro avventure, confrontandosi (ma anche scontrandosi) sul terreno dell’assistenza sessuale vista come desiderio, da parte di chi non può soddisfare se stesso autonomamente, di vivere il proprio corpo in libertà, seppur costretto su una sedia a rotelle.
“Non lasciamo nulla dietro, se non questa nostra vita incapace di seguirci” con questa significativa citazione del filosofo Santiago Lopez Petit, Jo Sol chiude il suo quarto lungometraggio presentato in anteprima al Festival di San Sebastian e premiato al Cinespaña Festival.
I protagonisti ci insegnano come la solidarietà e l’ascolto aiutino a superare gli ostacoli della la vita.
Dal forte taglio documentaristico la regia si basa prevalentemente sui dialoghi, alternati dal canto del Flamenco di Niño de Elche, che ne firma la colonna sonora. Al centro dell’attenzione le storie dei due protagonisti, le loro abitazioni, le loro abitudini, filmate dall’esterno, un modo per mettere lo spettatore di fronte alle difficoltà che ogni giorno i protagonisti devono affrontare, ma anche per sottolineare la normalità di Pepe e Antonio, decisi a lottare per avere una vita soddisfacente, anche se il corpo sembra abbandonarli.
Jo Sol senza moralismi vuole mettere in luce diversi aspetti della società moderna, dove le più avanzate tecnologie non possono compensare il calore umano, di cui ogni persona sente la necessità. Un film coraggioso e controcorrente, come molti lavori che arrivano dalla Spagna, capace si aprire una riflessione sul concetto di corpo e anima, dai dialoghi sussurrati ma incisivi e dalle musiche penetranti. Una storia raccontata senza fronzoli, in tutta la sua sincerità.