Si prova una strana sensazione al termine della visione di ISVN – Io sono Valentina Nappi, appena uscito in DVD CG Entertainment in abbinata al cortometraggio Queen Kong: si è consapevoli infatti di aver appena visto uno spaccato della vita della protagonista, eppure si è anche assistito a un porno vero e proprio, in cui l’atto sessuale viene filmato in favore di camera. ISVN è chiaramente un’opera fuori dai canoni, e gli ingredienti che provocano questo spiazzamento emotivo sono diversi e, in qualche modo, unici nel loro genere. Da una parte c’è la regia di Monica Stambrini, autrice già coinvolta nel progetto Le Ragazze Del Porno, che costruisce una struttura che decentra le scene di sesso a favore del contesto in cui la rappresentazione dello stesso assume un carattere metacinematografico. Dall’altra c’è Valentina Nappi che interpreta semplicemente se stessa senza alcun filtro, soprattutto nei gesti, nelle parole e negli istinti. Il risultato è un sorprendente prodotto sperimentale di cinquanta minuti che potremmo definire quasi come una docu-fiction a luci rosse, una sorta di pellicola pornografica ‘neorealista’.
LA PORNOSTAR DEMITIZZATA
Dopotutto l’intenzione della Stambrini era proprio questa, convinta dalla stessa Nappi a girare un film dal basso profilo e senza troppa pianificazione. I confini tra cinema del reale e finzione qui sono sfuggenti, ma nonostante tutti gli artifici di un certo cinema siano abbandonati, ISVN – Io Sono Valentina Nappi è un lavoro tutt’altro che amatoriale. Quella che ci piomba addosso è invece, fin dall’inizio, una rappresentazione senza censure della vita della pornostar campana, introdotta dal sottofondo musicale trash di Bello FiGo (che sulla Nappi, come aveva già fatto con Berlusconi e Renzi, ha ‘composto’ e diffuso una canzone su YouTube). Da quando l’attrice arriva a Roma, intenta a scrivere un tweet con il suo smartphone, fino al momento in cui viene ospitata nello studio dell’artista Corrado Sassi, la Stambrini pedina la Nappi con uno sguardo che tende a demitizzarla, a raccontarla nella quotidianità più banale. Così, mentre aspetta annoiata l’arrivo dell’attore e amico Lorenzo Branca, Valentina si comporta come una normalissima ragazza: si lava in bagno, esplora le installazioni dello studio e ascolta un pò di musica (mettendo sul giradischi un vinile de Le luci della centrale elettrica).
IL CAPOVOLGIMENTO DI GENERI E RUOLI
Proprio la dilatazione dell’attesa è l’elemento nuovo che permette a questo mediometraggio di porsi su un piano altro rispetto a quello delle convenzionali pellicole a luci rosse: in una lunga sequenza vediamo Branca appena arrivato sul set mangiarsi con calma un panino, ristabilendo le distanze fra il desiderio solleticato nello spettatore e il contesto vitale da cui il sesso prende forma. Da quel momento, sotto le lenti della Stambrini la gerarchia sessuale subisce dunque una mutazione profonda, restituendo alla Nappi un ruolo di donna prima ancora che pornostar, confondendone i confini e rimettendo in discussione i luoghi comuni a cui siamo abituati.
Ecco infine che, come le ragazze di Avere Vent’anni di Fernando Di Leo, anche Valentina Nappi con ISVN – Io Sono Valentina Nappi sembra inseguire una sovversione dei ruoli che, in fin dei conti, è politica: se allora la liberazione sessuale girava attorno all’appropriazione del proprio corpo e dei propri desideri, in questo caso l’emancipazione è impossessarsi del porno, dei suoi modelli e dei suoi paradigmi. Pochi mesi fa la Nappi, intervistata dal Corsera, ha dichiarato che gli scandali sessuali del mondo del Cinema sono frutto di “un femminismo prude, misandrico e anti-sesso”, di un malinteso “verginismo” che si combatte con una nuova liberazione sessuale. Una teoria a dir poco forte, che però in qualche modo trova anche nell’abbattimento di barriere di ISVN un’emanazione coerente.